«Adesso è un momento grandioso per comprare!». Sono le 9,37 di lunedì 9 aprile quando Donald Trump posta questo messaggio sul suo social Truth. Dall’annuncio dei dazi i listini mondiali sono in caduta libera, ma tre ore e mezza dopo aver pubblicato quel messaggio il presidente Usa comunicherà a sorpresa il rinvio di 90 giorni dei dazi «reciproci», facendo volare prima Wall Street e, poi, i listini asiatici ed europei. La notizia della sospensione delle tariffe spinge infatti gli investitori ad acquistare azioni, portando le Borse a rialzi record.
Insomma, la previsione di Donald era corretta. D’altra parte proveniva da una fonte d’eccezione. Chi ieri si è fidato del tycoon ha anticipato un rimbalzo record che ha portato l’S&P 500 a guadagnare 5400 miliardi in poche ore. Un sacco di soldi. Ma se lo stesso annuncio fosse arrivato dal ceo di una grande azienda? Quantomeno si sarebbe parlato di conflitto di interessi, o manipolazione del mercato. Ma a farlo è stato il presidente degli Stati Uniti. E quindi? Non è chiaro se Donald abbia violato qualche norma.
Lunedì la Casa Bianca aveva persino smentito la notizia di uno stop di 90 giorni dei dazi che, diffusa da un tal Walter Bloomberg, aveva provocato un breve rialzo di Wall Street. La notizia invece era vera. Ma poteva essere confermata solo dal presidente Usa, che nel messaggio su Truth ha concluso il consiglio per gli investitori con la sigla DJT. Cosa voleva dire?
Si tratta dell’acronimo delle azioni di Trump Media & Technology Group, l’azienda proprietaria della stessa piattaforma Truth e controllata al 53% proprio dalla trust di Donald, che – ricordiamolo – è anche il presidente degli Stati Uniti. Ieri, dopo il rinvio dei dazi reciproci, la società ha guadagnato il 21%, arrivando a 4,5 miliardi di capitalizzazione. Un bel tesoretto, portato a casa mentre gli investitori di tutto il mondo si leccavano ancora le ferite per le maxi perdite dell’ultima settimana.
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