martedì 23 luglio 2024

L'Europa boicotta l'Ungheria di Orban: a Budapest non si va ( da Il Giornale, di Francesco De palo). Chi sbaglia paga e i cocci sono suoi. La lezione vale anche per Meloni, oltre che per Orban ( P.A.)

 


L'Europa boicotta Orbán: "A Budapest non si va"

Schiaffo di Borrell a Orban: il consiglio informale Esteri e Difesa si terrà a Bruxelles a fine agosto e non a Budapest. La decisione annunciata dall'Alto Rappresentante in occasione del consiglio di ieri è la plastica risposta europea alla cosiddetta missione di pace intrapresa dal primo ministro ungherese e presidente di turno, Viktor Orban. Inizialmente era circolata anche l'ipotesi di organizzarlo a Kiev, ma subito c'era stato il no del ministro degli Esteri polacco, Radoslaw Sikorski.

Dal consiglio europeo dei ministri degli esteri, dunque, emergono due elementi. Il primo: venticinque Stati membri sono stati critici verso il comportamento di Orban, tranne uno, ha sottolineato Borrell, con riferimento ai viaggi a Mosca e Pechino intrapresi dal primo ministro ungherese senza un coordinamento con i vertici istituzionali continentali. Inoltre gli Stati membri hanno concordato di togliere il blocco contro il sostegno militare, mentre a impantanare le misure di assistenza è l'Ungheria, grazie ad un veto circa l'invio di armi a Kiev definito «insostenibile».

In secondo luogo è emersa molto chiaramente la tesi che il comportamento di Orban non resterà impunito dal momento che, come spiegato apertamente da Borrell, «essere contro l'Ue e squalificare la politica estera dell'Ue deve avere delle conseguenze, formali e simboliche».

Per questa specifica ragione il ministro degli esteri europeo ha scelto parole precise per rispondere nel merito ai quesiti sul comportamento di Budapest. Lo ha fatto quando ha ammesso di aver «perso la speranza» sulla European Peace Facility, strumento fuori bilancio che fino ad oggi è stato impiegato per rimborsare gli Stati che aiutano militarmente l'Ucraina, e che è stato bloccato proprio dall'Ungheria di Orban. Lo ha fatto quando ha definito la situazione «semplicemente vergognosa». E lo ha fatto quando ha caratterizzato la postura ungherese come una chiara «mancanza di leale cooperazione» con gli Stati dell'Unione.

In precedenza il ministro degli Esteri ungherese, Peter Szijjarto, si era lamentato di aver subito un «attacco isterico e coordinato contro la politica di pace ungherese che ignora completamente i fatti», alludendo alla presenza al consiglio europeo di ieri di «pesanti bugie poiché nessuno potrebbe citare una sola frase del primo ministro che affermi di rappresentare o parlare a nome dell'Ue», per poi sminuire il cambio di sede per il vertice di fine agosto.

«Hanno pensato a una vendetta fantastica, un'idea infantile». Ma l'Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza resta fermo sul fatto che Bruxelles non sta spingendo per la guerra, non è dalla parte della guerra, «difende l'Ucraina di fronte a un'aggressione», quindi fare riunioni informali a Bruxelles non è boicottaggio Bruxelles, parola che rifiuta. «L'Ungheria sarà presente, che sia a Budapest o che sia a Bruxelles. Tra l'altro, alcune proposte di tenere un incontro altrove sono state respinte. Semplicemente, l'incontro si svolgerà da un'altra parte, ma funzionerà come sempre, con la piena partecipazione di tutti gli Stati membri, compreso quello che detiene la presidenza di turno».

Antonio Tajani aveva chiesto di non mischiare l'aspetto politico con quello istituzionale, perché «anche noi non condividiamo alcune decisioni che l'Ungheria ha preso, come le missioni di pace di Orban, ma questo aspetto non può inficiare l'alternanza alla guida delle istituzioni comunitarie».

La coda della giornata tocca anche un altro aspetto strategico come l'energia: Ungheria e Slovacchia hanno chiesto all'Ue di aprire una valutazione contro l'Ucraina per aver stoppato le forniture di petrolio tramite Lukoil, che trasporta la gran parte delle importazioni di petrolio ungherese e slovacco. Secondo il ministro Szijjarto l'interruzione rappresenta una «minaccia» all'approvvigionamento energetico.

Nonostante le soluzioni temporanee, la stabilità a lungo termine non può essere garantita senza risolvere questo inciampo, ha aggiunto e ha definito la decisione «inaccettabile e incomprensibile da parte di un paese che aspira ad entrare nell'Ue», oltre che violare l'accordo dell'associazione Ue -Ucraina.

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