giovedì 25 luglio 2024

Sangiuliano che si accinge a far varare dal Governo una nuoava riforma delle Fondazionii liriche, attraverso dl, faccia attenzione. Si tratterebbe del secondo decreto pasticcione sulle fondazioni liriche

 Ci ha messo un anno la Consulta prima di rispondere al quesito sulla legittimità del Dl  del Governo del 10 maggio 2023, sulla decadenza immediata dei sovrintendenti della Fondazioni liriche al compimento del 70° anno di età, con decorrenza immediata dal 1 giugno 2023.

 Ma alla fine la bocciatura del Governo sulla materia l'ha data. Ha dichiarato illegittimo il ricorso al Dl, perchè mancavano i presupposti costituzionali per tale ricorso, Non v'erano, ha detto in buona sostanza, le condizioni per ricorrervi.

 E' evidente che nella Consulta non siedono  giudici costituzionali sordi e ciechi, anche se il loro compito è diverso, che non potevano non sapere che quel decreto legge governativo ( strumento legislativo cui si ricorre in casi di urgenza) serviva solo a liberare la poltrona del Teatro San Carlo per favi poggiare il culo di Fuortes, al posto di quello di Lissner. 

 Il Governo dunque, dopo la sonora batosta presa dal Tribunale di Napoli che ha rimesso al suo posto Lissner, ora di batoste ne prende un'altra , dalla Consulta che  dichiara quel Dl, costituzionalmente improprio, e illegittima dunque la norma che licenzia immediatamente un sovrintendente al 70° anno di età.

 Il progetto che Sangiuliano ha già illustrato a porte chiuse all'Agis ha gli stessi intendimenti: mandati a casa per fine mandato 5 dei 14 sovrintendenti, il Governo vuole riformare le norma della loro scelta, che intende attribuirsi, mentre ora la procedura sta  in questi termini: il CdA dell'ente, il presidente che è il sindaco, segnala il nome al ministero il quale ne firma la nomina. 

 Con il nuovo progetto, il Ministero vuole avere la maggioranza nei Cda e dunque indicare al Ministero il nome del candidato, che verrebbe, perciò, indicato dal Ministero e dallo stesso nominato.

 Con tutti i problemi che tale  cambiamento comporta. Il Sovrintendente non sarà più espressione delle professioni, dalle quali il CdA attinge, ma del Governo che come già si è visto tiene più alla fedeltà politica dei nominandi che alla loro  acclarata competenza in materia. E, di conseguenza perde ogni autonomia e viene del tutto esautorato,  mosso dai componenti del CdA espressione del Governo, che saranno la maggioranza nell'organismo.

 La Corte, anche la Corte dà del pasticcione all'Ufficio legislativo del Governo. E, di conseguenza, se le cose stanno come è balenato dalle prime anticipazioni del nuovo progetto di riforma, ci sarà anche in    questo caso materia per porre   ancora una volta alla Consulta quesito di legitimità.

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