venerdì 28 giugno 2024

Meloni: L'inchiesta di Fanpage potrebbe scoraggiare i giovani che vogliono iscriversi a FdI. Intanto Lei pensi a risanare e ripulire il suo Movimento giovanile. Fanpage ha la sola colpa (?) di aver fatto una inchiesta ( da Il Fatto Quotidiano,it)

 Condanna “chi ha sentimenti razzisti, antisemiti o nostalgici” (“penso che abbia sbagliato la propria casa“) e assicura di aver “già chiesto al partito di prendere provvedimenti“. Ma gran parte dell’intervento della presidente del Consiglio sull’inchiesta giornalistica Gioventù meloniana, è un attacco diretto proprio al lavoro di Fanpage: “Infiltrarsi nei partiti politici” è un metodo che usavano “i regimi“, incalza Giorgia Meloni ribaltando la questione. La premier dice la sua dopo essere stata in silenzio per tanti giorni: non aveva commentato la prima puntata dell’inchiesta dove la telecamera nascosta di una giornalista infiltrata tra i militanti del movimento giovanile riprendeva braccia tese, “Sieg Heil” e inni al Duce. Lo fa solo adesso, dopo che nella seconda puntata sono stati mostrati gli insulti antisemiti e l’ironia dei militanti di Gioventù nazionale su Ester Mieli, ex portavoce della Comunità ebraica di Roma, oggi parlamentare di Fratelli d’Italia. E Meloni lo fa ribadendo la posizione già espressa dagli altri esponenti di Fdi.

Meloni rompe il silenzio sull'inchiesta di Fanpage
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La premier chiama in causa Mattarella – Chiuso il discorso condanna (“Questi sentimenti sono incompatibili con Fdi, con la destra italiana e con la linea politica che abbiamo chiaramente definito in questi anni. Su questo non accetto che ci siano ambiguità”), però, la premier passa al contrattacco. “In 75 anni di storia repubblicana nessuno ha ritenuto di infiltrarsi in un partito politico e di riprenderne segretamente le riunioni“, chiosa Meloni. “È consentito? Lo chiedo a lei”, prosegue rivolgendosi a un cronista, “lo chiedo ai partiti politici, lo chiedo al presidente della Repubblica: è consentito da oggi? Perfetto, perché sappiamo che da oggi è consentito infiltrarsi nei partiti politici, riprenderne segretamente le riunioni. Lo sa perché glielo dico? Perché in altri tempi questi sono i metodi che usavano i regimi: infiltrarsi nei partiti politici”. All’obiezione che si tratta di un metodo da inchiesta giornalistica, Meloni replica: “Guardi, non è un metodo giornalistico, perché è un metodo per il quale sono stati utilizzati degli investigatori“.

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“Ripresi fatti personali di minorenni” – E respinge anche senza mezzi termini le richieste, arrivate dall’opposizione, di sciogliere Gioventù nazionale. “Da qui ad arrivare a quello che leggo per cui qualcuno chiede lo scioglimento di un’intera organizzazione giovanile sulla base di fatti che riguardano alcune persone, io penso che, se la stessa inchiesta – vogliamo chiamarla inchiesta giornalistica? – si facesse in tutte le organizzazioni giovanili dei partiti politici, noi non sappiamo cosa potrebbe uscire“, ribatte. “Non si è mai ritenuto – aggiunge – di infiltrarsi in una organizzazione politica e riprendere anche i fatti personali di minorenni, selezionare che cosa mandare”. Non c’è un minorenne in chiaro, le viene obiettato. “Ma c’erano minorenni ripresi – replica – mi pare che ci siano anche delle denunce dei loro genitori, no? Quindi c’erano dei minorenni. E selezionare cosa mandare e mandarlo non è mai accaduto”. Così Giorgia Meloni archivia l’intera inchiesta definendola “una nuova frontiera dello scontro politico“. Addirittura parla del rischio di disincentivo per altri giovani che intendono avvicinarsi al suo partito: “Che domani un ragazzo possa essere spaventato ad iscriversi a Fratelli d’Italia è o non è un condizionamento della democrazia? È una domanda filosofica che vi pongo perché non è mai accaduto”. “Dopodiché va bene tutto”, “cambiano le regole”: “L’importante è che le stesse regole valgano per tutti”, ha detto la presidente del Consiglio. “I partiti politici” sono “costituzionalmente tutelati perché l’appartenenza politica non può essere condizionata”. Non si “può essere spaventati rispetto all’idea di fare politica, c’è un dibattito costituzionale su questa materia”.

Il direttore di Fanpage: “Da regime sono le sue parole” – A replicare alle accuse di Giorgia Meloni, arriva il direttore di Fanpage: “Sono le sue parole che ci portano in uno scenario da regime, non certo le inchieste giornalistiche”, scrive Francesco Cancellato. “Meloni, così come Donzelli, Bocchino, Gasparri, Giubilei prima di lei, vuole spostare l’attenzione dal merito al metodo. Perché il merito della questione, la natura di Gioventù Nazionale come fabbrica di estremisti di destra, è evidentemente un problema talmente grande per la presidente di Fratelli d’Italia, che le conviene esca dalla discussione pubblica quanto prima”, aggiunge Cancellato. “Anche perché”, sottolinea, “a differenza di quanto dicono Meloni e Donzelli, non è una questione di poche mele marce e di quattro giovani militanti, ma un problema sistemico di formazione politica che coinvolge il primo bacino di formazione della classe dirigente presente e futura del primo partito d’Italia. E che pone seri dubbi sulla capacità di chi governa il partito di arginare queste derive, ammesso e non concesso che non le approvino”.

Le opposizioni: “È la stampa, bellezza” – Anche le opposizioni si scagliano contro le parole della premier. “È legittimo che una testata giornalistica si infiltri in un partito? Sì, presidente Meloni: vada alla sostanza dell’inchiesta di Fanpage. Quando prende provvedimenti?”, scrive su X il responsabile informazione Pd, l’europarlamentare Sandro Ruotolo. “Cara Meloni, Fanpage non è un partito, non è un pezzo di Stato. “È la stampa bellezza! E tu non puoi farci niente, niente”. Solidarietà a Francesco Cancellato e ai giornalisti liberi”, rilancia la presidente dei deputati dem Chiara Braga. Per Vittoria Baldino, vicecapogruppo 5 stelle alla Camera, è “vergognoso che, dopo gli indecenti fatti emersi dall’inchiesta sulla giovanile di FdI, Giorgia Meloni invece di chiedere scusa, pensi ad attaccare i giornalisti di Fanpage. Sono questi i metodi di regime”, attacca. “Do un consiglio non richiesto alla premier Meloni: non coinvolga il presidente Mattarella su Fanpage. Gioventù nazionale va sciolta perchè è una organizzazione intrisa di antisemitismo e fascismo, lo ribadiamo con forza”, dice il leader dei Verdi Angelo Bonelli. “Non può tappare la bocca a un giornale come Fanpage che ha fatto il suo lavoro, perché quello sì è un atto da regime”.

Salvini: Qualcuno insegni al ministro come bere da una bottiglia di plastica con il tappo attaccato, altrimenti, per ripicca, ci rifila un altro ponte, magari: Genova-Aiaccio

 


Tappo attaccato alle bottiglie, da luglio sarà obbligatoria la vendita. Salvini: «Eco-norme surreali volute da Bruxelles? No, grazie»

Scatta l'obbligo nell'Unione europea di vendere solo bottiglie di plastica con il tappo progettato per rimanere attaccato al contenitore per un lembo, il cosiddetto 'tappo solidale' che previene la dispersione nell'ambiente. Da mercoledì 3 luglio saranno in vigore le ultime disposizioni della direttiva sulla plastica monouso (Sup) del 2019, con cui Bruxelles ha vietato già dal 2021 l'immissione in commercio di prodotti in plastica monouso, dai piatti alle posate, passando da cannucce ai cotton fioc.

Se le restrizioni sono già entrate in vigore tre anni fa, la tabella di marcia scandita dalla direttiva prevede che dal 3 luglio di quest'annosi applichino anche i requisiti di progettazione dei prodotti per i tappi e i coperchi dei contenitori per bevande in plastica monouso. «I tappi e i coperchi di plastica utilizzati per i contenitori di bevande sono tra gli articoli di plastica monouso che si trovano più frequentemente sulle spiagge dell'Ue», si legge nella direttiva. I requisiti riguardano le bottiglie di plastica, ma anche gli «imballaggi compositi» come i cartoni del latte o del succo di frutta, ma non i contenitori in vetro.

Il precedente

«Eco-norme surreali volute da Bruxelles? No, grazie. Sì al buonsenso! Per PIÙ ITALIA e meno Europa, scegli la Lega». Questo è il messaggio lanciato sui social da Matteo Salvini che si scontra però con il fatto che fu proprio quando lui era al governo, nel 2019, che l’Italia diede il suo ok alla direttiva in questione. In modo simile, fu grazie anche ai voti della Lega che la norma venne recepita e quindi entrò in vigore nel 2021.