lunedì 9 gennaio 2023

Don Michele Basso, il discusso prete collezionista è morto, portandosi nella tomba i tanti segreti e sospetti sul suo operato ( da Huffpost)

 Una straordinaria collezione di opere d’arte che potrebbero addirittura riaprire un braccio di ferro diplomatico con gli Stati Uniti. È l’eredita lasciata da monsignor Michele Basso, anziano canonico di San Pietro, deceduto all'improvviso, presumibilmente per un attacco cardiaco. Insieme a Basso, riporta Il Messaggero, si spegne anche la voce che avrebbe potuto chiarire l’origine del favoloso patrimonio artistico che lui stesso aveva messo insieme, suscitando non pochi imbarazzi in Vaticano. La collezione, infatti, consterebbe di decine e decine di pezzi pregiati, spesso d’antica provenienza, in altri casi falsi. Già anni fa, per mettere a tacere le polemiche, le autorità della Santa Sede avevano deciso che tutti i pezzi fossero accuratamente riposti in trenta casse ignifughe, chiuse e riposte sotto la cupola di San Pietro. Tra le opere, c’è una copia risalente agli inizi del Novecento del famosissimo Cratere di Eufronio, il cui originale etrusco è conservato nel Museo di Villa Giulia. Si tratta di un reperto al centro di una lotta diplomatica tra Italia e Usa che adesso rischia di riaprirsi.

 

L'opera d'arte, infatti, dopo esser stata trafugata dai tombaroli nel 1971, fu esportata illegalmente negli Stati Uniti e acquistata dal Metropolitan di New York. La copia che fa parte della collezione di Basso rischia di rimettere tutto in discussione perché confuterebbe la data del rinvenimento dell’originale che il museo americano ha dovuto restituire. Non è chiaro come un reperto venuto alla luce nel 1971 in uno scavo clandestino possa avere una copia in Vaticano risalente alla fine del Novecento, visto che fu subito trasportato in America. Un nodo che dovrà essere sciolto, prima o poi, dalla Segreteria di Stato del Vaticano. 

 

Ma non si tratta dell’unica opera d’arte della collezione Basso destinata a far discutere. Ci sarebbero anche bozzetti originali di Pietro da Cortona e tele della scuola di Mattia Preti. E anche sculture lignee del Seicento, ed una in marmo bianco direttamente ispirata ai Prigioni di Michelangelo. Sulla collezione messa insieme Basso era sempre stato evasivo: “È come ritrovarsi con tante scarpe nell’armadio. Alcune sono state comprate, altre regalato”, disse una volta al Messaggero. 

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