sabato 1 dicembre 2018

Chailly GUIDERA' - secondo Giuseppina Manin - l'Attila di Verdi alla Scala

guidare v. tr. [dal provenz. guidar, di origine franca]. – 1. a. Accompagnare, condurre qualcuno facendogli da guida: guna comitivaun amicogalla visita di una cittàdi un museogper luoghi sconosciutigi soldati all’assaltogun cieco. Per estens., di cose materiali che, per essere punto fermo di riferimento, servono di guida: le stelle guidavano gli antichi marinaismarritosi nella nottesi lasciava gda una luce lontana. Con senso più concr.: gla mano di qualcunogun arneseuno strumento, perché vada diritto. b. Essere a capo, dirigere: gi popoligun esercitogun’impresaun’aziendagle danzegl’orchestra, dirigerla, dando la battuta del tempo. c. In senso fig., indicare o ispirare la via da seguire, agendo sullo spirito, sulla mente: gi giovaniAvete il novo e ’l vecchio TestamentoE ’l pastor de la Chiesa che vi guida(Dante); riferito anche a cose astratte: norme precise che guidano nei casi dubbiosile idee che guidarono gli uomini del Risorgimento. In partic., dirigere a un fine, accompagnare fino al termine voluto: gla nazione verso la paceal benesserela virtù guida gli uomini a Diogi giovani al gusto dell’arteguna pratica negl’intricati meandri della burocraziad. ant. Amministrare: un giovinetto pisano chiamato Lorenzo che tutti i lor fatti guidava e faceva(Boccaccio). 2. rifl., non com. Regolarsi, condursi: rimasto solodovette guidarsi da sénon gli fu facile guidarsi in quell’ambiente pieno di invidie e di gelosie3. Regolare, vincolare il movimento di un oggetto, accompagnandolo o agendo altrimenti su di esso perché proceda nella direzione voluta: guna punta scrivente lungo una circonferenzagla mano di un cieco. In partic., condurre animali o veicoli, farli avanzare regolandone i movimenti o agendo sui comandi: gi cavalliguna parigliaun bel tiro a ottogla carrozzala motociclettal’automobilegin porto una nave (per le navi e gli aeromobili è più specifico il verbo pilotare). Usato assol., condurre un autoveicolo: saperenon sapere g.; sto imparando a g.; gbenemalecon sicurezzacome un incosciente. ◆ Part. pass. guidato, anche come agg.: esercizî guidati, eseguiti dall’alunno secondo particolari tecniche didattiche. In radiotecnica, onde guidate, quelle che si propagano in una guida d’onda.

Siamo ricorsi al dizionario per eccellenza, Treccani, per  per sondare la possibilità di dare ragione a Giuseppina Manin che oggi usa quel verbo  per dirci che Chailly dirigerà l'opera inaugurale della Scala, perchè lei scrive GUIDERA'. Avrebbe potuto scrivere anche 'concerterà' che è un verbo che, sostantivato, si legge ancora su qualche locandina di teatro che si rispetti: Maestro concertatore e Direttore. In effetti, il maestro concertatore - quello che cioè mette insieme l'opera - può essere diverso da chi poi in teatro la dirige; diciamo che solitamente le due attività coincidono e sono assunte dalla medesima persona.

L'uso di usare verbi e termini italiani - conduttore, guida, conduce ecc...- è una moda recente e proviene dalla conoscenza dalle quattro parole inglesi ( conductor, conducting e due altre ancora), non di più, che alcuni giornalisti conoscono e vogliono far sapere di conoscere. In questa divulgazione linguistica si sono distinti due del gruppo L'Epressso' ( Lenzi, Bentivoglio) ambedue formatisi nella facoltà della 'Nuova Italianistica' dell'Università di Roma. Ora segue le stesse orme anche una veneziana laureatasi a Ca' Foscari, Giuseppina Manin, ma attiva a Milano, dove  alle sue orecchie sono arrivati gli echi delle innovazioni romane, subito adottate.

 A proposito di Attila

In questi giorni abbiamo letto presentazioni su presentazioni dell'opera giovanile di Verdi che inaugura, la settimana prossima, la stagione scaligera. Abbiamo letto che la madonnina che rovina per terra in un bordello, dopo le proteste di un ignaro sindaco che voleva mettersi in mostra, è stata sostituita - anche perchè sinceramente gratuita, caro Livermore - da un soprammobile qualunque, ma Chailly ci ha anticipato anche che si ascolteranno alcune battute strumentali aggiunte da Rossini all'opera di Verdi. Forse avrebbe dovuto spiegarci quando, come e perchè: sarebbe stato più interessante. Anche perchè, oltre l'aggiunta di un brano scritto da Verdi appositamente per una certa occasione, l'Attila è quello che consociamo. Ma come  non è una novità assoluta? Certo che non lo è. Pochi anni fa, durante la sua permanenza a Roma, Riccardo Muti la diresse, con la regia di Pizzi (ci fu anche qualche disparità di vedute fra il direttore e regista,  finita sui giornali) e presentò l'opera al pianoforte, nell'Aula magna dell'Università 'La Sapienza', sotto lo storico affresco di Sironi. 
Fu quella l'occasione  anche per la consegna al direttore della laurea 'honoris causa' attribuitagli nella ricorrenza dei 700 anni della 'Sapienza' ma non consegnatagli materialmente in quella occasione, causa manifestazione studentesca di contestazione al Rettore. 
Aggiungiamo che quella consegna, in occasione della presentazione di Attila, rappresentò una delle più vergognose ed irrituali cerimonie. Anche per questo i giornali ne avrebbero dovuto conservare memoria. Perchè nessuno ha ricordato, dunque, che la si era vista ed ascoltata appena pochi anni fa, diretta da un grande direttore,  come Riccardo Muti? Si teme che faccia ombra a Chailly, che ogni tanto va dicendo che al suo più noto collega ha rivolto inviti su inviti, finora inascoltati, perché ritorni nel teatro milanese? Ci avrebbe dovuto pensare proprio Chailly a citare tale importante precedente. Un'altra occasione persa che a Muti certamente non sarà sfuggita.

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