giovedì 4 luglio 2024

Le foto di Kendall Jenner al Louvre, di notte, scalza, fanno discutere. Con i soldi e la fama puoi ottenere tutto?

 


Perché le foto di Kendall Jenner scalza al Louvre fanno discutere, cosa possono fare i famosi, è giusto avere privilegi per essere famosi?

Interno Louvre, è mezzanotte. Una delle modelle più famose del mondo si aggira tra le stanze del museo parigino ammirando, nella solitudine e nel silenzio, alcune tra le opere più note e amate del mondo come la Monna Lisa di Leonardo Da Vinci. Si fa scattare delle foto di spalle, circondata dalla bellezza di un luogo unico e le pubblica sul suo popolatissimo profilo Instagram. Avvolta in un abito nero ballet-core, la protagonista di questi scatti da oltre 3 milioni di like è completamente scalza. E insomma Kendall Jenner- perché ovviamente sì, stiamo parlando di lei - anche questa volta si è fatta notare.

Le foto sono bellissime, ma il passaggio di Jenner al Louvre a tarda notte grazie a una visita privata e a un'apertura straordinaria organizzata solo per lei (e Bad Bunny? Le voci li volevamo a un appuntamento romantico) sta facendo discutere sia in Italia che all'estero. Nel suo Paese la modella è stata criticata perché avrebbe violato una regola non scritta ma portante per le buone maniere: è accettabile che una persona cammini scalza in un luogo così importante, contravvenendo non solo a ogni regola di igiene ma pure a quelle del buon gusto, si chiedono gli esperti americani? In Italia invece il dibattito riguarda più i privilegi delle persone ricche (e dei benefit che riescono ad ottenere in virtù della loro posizione economica) e il valore dei luoghi culturali e poli museali, da sempre in bilico tra il dovere di preservare le proprie opere e l'ovvia necessità di promuoverne il contenuto con attività non istituzionali. Kendall ha sfruttato le sue risorse per accedere a una visita in notturna evidentemente prevista dalla struttura, come ha fatto notare la travel expert Nicole Campoy Jackson su People, perché pagando una fee è possibile vivere un'esperienza personalizzata a misura del visitatore. In poche parole: Kendall ha i soldi per farlo, la visita era un'opportunità offerta dal Louvre. Dunque perché non cogliere l'occasione?

Nel nostro Paese invece si discute di privilegi

Il dibattito nel nostro Paese, più che su questioni di bon ton, è legato all'etica: è giusto mettere a disposizione di chi può permetterselo luoghi di cultura per visite o eventi privati che potrebbero deturparne l'aspetto o le opere, oppure no?

In Italia ha fatto recentemente discutere il caso dell'Estetista Cinica aka Cristina Fogazzi, che ha preso in affitto la Biblioteca Braidense di Milano per un evento privato della sua azienda. L'uso degli spazi della biblioteca di Brera è prevista dalla stessa struttura, che già in passato li ha affittati a privati per eventi e cene seguendo uno scrupoloso protocollo, ma dopo il passaggio di Fogazzi si è parlato molto della tutela delle opere contenute nella biblioteca, che secondo alcuni andrebbero preservate oltre ogni necessità di monetizzare i luoghi di cultura. Dal canto suo l'Estetista Cinica, che ha svolto diverse campagne e attività di promozione delle Belle Arti e dei luoghi di cultura italiani nel corso della sua carriera, non ha fatto altro che organizzare un evento in un luogo in cui è previsto da diversi anni l'affitto degli spazi, pagando una cifra che, stando al Direttore della Pinacoteca di Brera, viene poi utilizzata per opere di restauro o mantenimento delle stesse opere contenute nella struttura.

La questione Emily in Paris e Parigi

Il tema è più intricato di quello che sembra, dilemma da cui non è facile ricavare una risposta secca. Perché il passaggio di persone famose in questo tipo di strutture per attività di tipo culturale può effettivamente avere un impatto sugli introiti ma anche sulla visibilità di quel dato luogo, vedi Chiara Ferragni agli Uffizi di Firenze qualche anno fa. Rinunciare a questo potenziale ha senso, è snob, oppure è un atto di rispetto verso l'arte? E la domanda non vale solo luoghi chiusi e circoscritti, ma anche per le città che sono musei a cielo aperto. Prendiamo il caso della serie Emily in Paris, produzione Netflix di successo che ormai da diversi anni usa Parigi come set a cielo aperto. A febbraio 2024, durante le riprese della quarta stagione, diverse associazioni e privati si erano uniti contro la produzione protestando contro lo sfruttamento di alcuni luoghi culto della città e l'invasione di turisti e series-addicted che arrivano con il solo scopo di visitare i luoghi della serie, in particolare il Quartiere Latino. Non che Parigi abbia bisogno di Lily Collins per richiamare a sé i visitatori, ma va detto che la serie Netflix ha contribuito a movimentare gli accessi alla città, generando un flusso molto importante e alimentando un settore, quello cineturistico, in costante crescita. Il tema, insomma, è di stretta attualità. E lo resterà a lungo, forse in eterno, perché non esiste una risposta giusta e una sbagliata, ma solo di buon senso.

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