martedì 9 luglio 2024

Meloni salvata dalla mossa di Macron per le elezioni francesi ( da Italia Oggi, di Domenico Cacopardo)

 


Giorgia Meloni è stata salvata dal voto francese

Casualmente, ho seguito una discussione televisiva sulla situazione della Francia post-elezioni e sullo stato politico di Giorgia Meloni, «asseritamente» stretta tra i «patrioti» di Orban-Le Pen-Salvini e le necessità della politica europea e atlantica. Se abbiamo accennato nei giorni scorsi, ma prima delle elezioni di domenica 7, di una nostra premier infilatasi in un cul de sac -appunto- politico, possiamo dire oggi che ne è uscita per merito dell’elettorato francese e per le ennesime, spesso irreparabili, decisioni estive di Matteo Salvini.

Mi spiego. Con la sconfitta del Rassemblement National, Giorgia Meloni torna a essere l’unica esponente di rilievo della destra alla testa di una delle principali nazioni dell’Unione europea e dell’Alleanza atlantica. Una leader che ha scelto sin dall’entrata nella stanza dei bottoni di essere partecipe non oppositrice della passata Commissione e di schierarsi con decisione nel campo occidentale che condanna l’aggressione di Vladimir Putin all’Ucraina e che sostiene Kiev con la fornitura di armi e di sistemi d’arma. Questi due punti di avvio del governo Meloni hanno portato significativi benefici all’Italia che dal canto suo s’è data da fare per attuare il Pnrr e per consolidare i punti di convergenza e di consenso costruiti intorno alla politica economica e finanziaria.

Oggi, dopo il 7 luglio, e la costituzione nel Parlamento europeo del gruppo dei Patrioti, cui hanno aderito i voxisti già tra i conservatori, Meloni s’è tolta un condizionante peso per la sua azione politica nella qualità di presidente dei Conservatori stessi. Oggi ha il diritto-dovere di mantenere in essere, di difendere e di promuovere la propria fisionomia di esponente della destra-destra non nostalgica, anzi operante nella contemporaneità nell’Unione e in Patria. Un’immagine non del tutto rispondente alla realtà, ma tuttavia abbastanza corrente e ‘passata’ nell’opinione di gran parte degli italiani. Nell’Unione, probabilmente le basterà un rapporto non pregiudizialmente ostile nei confronti di Ursula von der Leyen, che le consentirebbe di ottenere per il suo paese una posizione di rilievo nella Commissione. Se, come dovrebbe essere, von der Leyen ha interesse ad allargare l’area del proprio consenso parlamentare, ottenendo -per esempio- l’astensione dei Conservatori, si potrebbe stabilizzare un canone di sostanziale collaborazione che, non privando l’Italia del suo peso europei e dei suoi benefici, conferirebbe a Meloni un ruolo comunque di rilievo, rappresentabile alla pubblica opinione italiana e fortemente attrattivo per quei parlamentari di destra non antagonisti, anzi disposti a cooperare per salvaguardare alcuni valori. I popolari europei, in ogni caso, avrebbero un serio interesse a isolare in Parlamento gli estremisti Patrioti, privilegiando un rapporto corretto e propositivo con i conservatori.

Rimane sul tappeto solo una circostanza di fatto: Matteo Salvini non è più l’alleato bizzoso di un anno fa. È diventato un esplicito avversario della premier soprattutto perché, collocatosi all’estrema destra vorrà-dovrà battersi per una linea diversa e opposta a quella della premier. Non dubito, per esempio, che alla prossima votazione sulla riforma costituzionale del premierato, la Lega (che ha ottenuto gratis, purtroppo, l’autonomia rafforzata) proporrà diversi emendamenti al disegno di legge in itinere e, probabilmente, voterà contro. Insomma, la filosofia dello scontro, fondata sugli interessi di Vladimir Putin e sulla satellizzazione dei partiti dei Patrioti, costringerà Salvini verso lo show-down nella coalizione di governo.

Una «hora de la verdad» che potrebbe far comodo anche a Meloni visto che comporterebbe una crisi di governo ed elezioni anticipate che, allo stato dei fatti e dell’impotenza di Elly Schlein e dell’inesistenza del filorusso Giuseppe Conte, si trasformerebbe in una scelta tra la premier e Salvini sul cui esito non ci sarebbero dubbi.

Insomma, per Giorgia non tutto è perduto, anzi. Per gli italiani non so. Il futuro è tutto da esplorare.

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