Benigni, il monologo su "Pietro, un uomo nel vento" fa record di ascolti su Rai1: 4 milioni di telespettatori, ecco cosa ha detto
Roberto Benigni emoziona con “Pietro, un uomo nel vento”, il monologo - andato in onda ieri sera su Rai 1 - dedicato all'apostolo al quale Gesù ha affidato la Chiesa. Un monologo premiato dagli ascolti: ha sfiorato i 4milioni di telespettatori (3 milioni 968mila), pari al 24.4% di share. Con punte di ascolto di oltre 4 milioni e 900 mila spettatori e superiori al 27% di share.
Due ore ininterrotte sul palco allestito nei Giardini Vaticani sul quale Benigni ha detto di "sentire" Pietro visto che le sue reliquie (ritrovate nel 1953 dall'archeologa Margherita Guarducci) si trovano proprio nella necropoli Vaticana, sotto l'Altare della Confessione della Basilica, quello sormontato dalle colonne del Bernini. Benigni ha ripercorso la vita di Pietro dal momento del primo incontro con Gesù.
Il monologo, cosa ha detto
Benigni, in due ore ininterrotte - un racconto avvincente, con qualche garbato spazio all'ironia e un crescendo di commozione - ci ha raccontato una storia d'amore. Quella della vita di un uomo semplice, irruento, debole al punto da tradire per paura il Maestro nel momento in cui era più solo e nelle mani dei suoi aguzzini. Pietro è così, è come tutti di noi. Pietro è uno di noi. E la sua storia straordinaria ci insegna la forza della debolezza: non è stato un Superuomo, ma si è fidato dello sguardo e della chiamata di Gesù, ha riconosciuto il suo tradimento, ha pianto, ed è stato perdonato.
Diffondere il Vangelo attraverso il linguaggio degli artisti
Colui che è stato scelto come fondamento della Chiesa è un peccatore perdonato che ha scommesso tutta la sua esistenza su quell'Uomo che gli ha detto di essere "Via, Verità e Vita". È per questo che la Chiesa, duemila anni dopo, continua ad esistere, mentre gli imperi che al tempo di Gesù sembravano invincibili, sono stati spazzati via. Il monologo di Benigni ci dice che anche oggi - o forse soprattutto oggi - abbiamo bisogno del genio e del linguaggio degli artisti per diffondere il messaggio evangelico e raggiungere chi è lontano.
Le ossa di Pietro
Durante il suo monologo dedicato a San Pietro, Roberto Benigni ha spesso colto l’occasione per scherzare con i presenti. “Qui ci sono le ossa di Pietro: avrei voluto portarvele per farvele vedere, mi hanno detto ‘non esagerare’”.
Il regista premio Oscar, che ha tenuto importanti e acclamati monologhi su Dante, sulla Costituzione italiana, sull’Europa nata a Ventotene e su San Francesco, questa volta ha parlato del “pescatore amico di Gesù”: “Lo immaginiamo calvo con le rughe, e invece quando conosce Gesù ha più o meno la sua età, è una storia di ragazzi questa”.Gesù alle medie
L’attore ha poi scherzato su un possibile tema scritto da Gesù alle scuole medie: “Se Gesù fosse andato alle medie e la professoressa gli avesse dato un tema ‘descrivi il tuo migliore amico’ sarebbe stato Pietro”. Il suo vero nome, in realtà, è Simone, figlio di Giona: è stato proprio il Messia a cambiarli il nome in Pietro, colui che poi diventerà “pescatore di anime” e il fondatore della Chiesa.
Benigni ha raccontato anche la notte di Pietro prima della crocifissione di Gesù, piena di sbagli: “Non capisce il senso della lavanda dei piedi. È come se oggi vedessimo Macron o Merz lavare i piedi a coloro che sono in fila alla Caritas o Trump, in diretta dallo Studio Ovale, che lava i piedi ai suoi collaboratori”. Pietro, inoltre, si addormenta al posto di pregare come gli aveva chiesto Gesù, usa la spada anche se Cristo gli ha detto di amare i nemici e rinnega tre volte il suo amico. Per poi dichiarargli tutto il suo affetto.
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