sabato 2 marzo 2024

Sul 'Caso Magalli'. Da Meloni a Mellone...di male in peggio

 Giancarlo Magalli che, come pochi altri, ha segnato la tv degli ultimi decenni ha avuto un grave problema di salute, ripresosi dal quale, sperava di tornare a lavorare in Rai, la sua casa televisiva.

 Ma non sapendo a che santo votarsi, fra quelli venerati oggi - in Rai senza santi, inutile sperare in miracoli - pensa alla sua vecchia amica, Giorgia, con la quale è stato ritratto in pose che hanno il profumo di  una lunga amicizia, anteriore al suo premierato, che sembrerebbe  aver  fatto sbiadire se non cancellare quei ricordi.

 Meloni ha altro cui pensare ora - i tempi sono diversi dalle scampagnate fuori porta, magari a Formello; e poi prima  degli amici, sulla cui fedeltà non  può far conto ciecamente, c'ha  i parenti che deve sistemare e che le danno continuamente grattacapi.

 Comunque Lei  fa finta di non girarsi dall'altra parte e fornisce a Giancarlo il telefono di Rossi, pensando che il Magalli di oggi non sia capace di procurarselo senza aiutino. Non  il telefono, a Magalli interessa e serve altro. Che evidentemente Rossi non sa dargli e gira a sua volta Magalli a Mellone. 

Non è del tutto chiaro se la doppia consonante sia intervenuta nella variante Meloni, dopo che si è constatato che passando dal plurale al singolare - dai due, sottolineati da Giorgio Armani, all'uno -  qualcosa occorreva, per compensazione, raddoppiare: da Melone a Mellone. 

Il dizionario Treccani,  speravamo ci aprisse  gli occhi, ma non ci ha del tutto convinti:

MELLÓNE

mellone mellóne s. m. – Variante ant. di melone, oggi viva soprattutto nell’Italia meridionale. Anticam., il termine indicava un frutto diverso dal popone comune, e cioè il melone lungo o serpentino [...] (v. melone), frutto dal gusto insipido. Di qui l’uso fig., ant., per indicare un uomo sciocco, balordo, grossolano d’ingegno (v. anche mellonaggine).

Non ci  ha convinti  perchè il Mellone in questione non è nè  sciocco,  nè balordo, e neppure rossolano d'ingegno, perchè anzi, in Rai, rappresenta il più fine interprete del pensiero meloninano (plurale).

 E Magalli, nel frattempo?

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