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Teatro alla Scala: Barbara Berlusconi, Marcello Foa e Melania Rizzoli nel nuovo Cda
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Imembri del consiglio di amministrazione della Fondazione Teatro alla Scala di Milano saranno in carica per il quinquennio 2025-2028, presidente è il sindaco Giuseppe Sala
Marcello Foa e Melania Rizzoli sono stati nominati dal ministro della Cultura Alessandro Giuli e vanno ad aggiungersi agli altri membri, in tutto nove, del consiglio di amministrazione della Fondazione Teatro alla Scala di Milano per il quinquennio 2025-2028. "Ai due componenti i migliori auspici di buon lavoro" è stato il messaggio del ministro rivolto all'ex presidente Rai e all'ex vicepresidente della Lombardia.
I membri del Cda
Queste nomine arrivano dopo quella di Barbara Berlusconi. Equilibrio quindi rispettato all'interno del centrodestra, con un sapore di manuale Cencelli fra Lega, Forza Italia e FdI, nel cda che si insedierà lunedì prossimo. Presidente è il sindaco di Milano Giuseppe Sala. Per la Camera di Commercio entrerà Diana Bracco, ex presidente di Assolombarda e di Expo. Confermati invece per fondazione Cariplo il presidente emerito di Intesa Sanpaolo Giovanni Bazoli, per Eni l'ad Claudio De Scalzi e per Allianz l'ad e direttore generale Giacomo Campora.
Milanese, giornalista e scrittore, ora conduttore del programma Giù la maschera su Radio 1, docente di Comunicazione a Lugano e all'università Cattolica, Foa ha spiegato di essere stato "sempre vicino alla Scala". "Quando ero presidente Rai - ha ricordato - l'ho sostenuta nel periodo del lockdown e ha riaperto proprio con la cerimonia del Prix Italia", nel giugno 2021. "Inizierò lunedì e comincerò a conoscere la realtà da dentro" per capire "di cosa ha bisogno e come contribuire in maniera intelligente" e "molto rispettosa" ha assicurato.
"La Scala è il massimo teatro lirico al mondo e proietta non solo l'immagine, ma la sostanza della cultura italiana nel mondo. E' un bene - ha concluso - che va ulteriormente valorizzato". Ha sottolineato il prestigio e l'italianità della Scala anche Rizzoli, medico, scrittrice vedova di Angelo Rizzoli, amica di Silvio Berlusconi, parte integrante della Milano bene, legatissima a Vittorio Feltri, eletto al Pirellone con Fratelli d'Italia.
Esce di scena, per ora, il finanziere Francesco Micheli, figura storica del consiglio scaligero, questa volta non riconfermato. Il consiglio - che triplica la presenza femminile (era presente solo Maite Bulgari nel board uscente) - si vedrà ora alla prova dei fatti. Insieme al nuovo sovrintendente Fortunato Ortombina si dovrà infatti occupare non solo della tenuta dei bilanci, ma anche delle tante nomine che devono essere fatte in teatro: da quella del direttore del ballo (si ipotizza un anno di interim del direttore della scuola di danza Frédéric Olivieri in attesa dell'arrivo di Roberto Bolle) a quella del direttore musicale. È stato fatto il nome di Daniele Gatti e certo i recenti problemi di salute dell'attuale direttore Riccardo Chailly rendono meno probabile una sua ulteriore proroga, ma sono diversi i maestri che sperano nella nomina.
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Ci si lamenta dell'uscita dal Cda di Francesco Micheli che da sempre ha puntato alla sovrintendenza senza riuscirci ma che verso la Scala ha nutrito sempre grande affezione. E scompare anche Maite Bulgari, della cui presenza nessuno o pochissimi si sono accorti, nominata da Franceschini - in quota sinistra? ma quale sinistra? la signora è andata dalla destra di Alemanno, per il Teatro dell'Opera, alla sinistra di Franceschini, via Veltroni, alla Scala, pensando e sperando il teatro milanese ed il ministro, che il suo ricco marito facesse la stessa consistente elemosina che aveva fatto, con il fratello Nicola, all'Accademia di S. Cecilia, per la particolare amicizia che i fratelli, specie però Nicola, aveva stabilito con Pappano.
La signora Bulgari ormai impresaria/ industriale nel settore della produzione e distribuzione di cinema e tv, sperava di fare affari in teatro, specie dopo quella boiata sulla storia dell'opera, affidata nientemeno che ad Elio, il sopraccigliato, ex delle 'storie tese'
Il nuovo Cda sta a dimostrare di che pasta è fatta la destra. Ora siamo noi al potere - fatevene una ragione abbiamo vinto le elezioni e comandiamo noi, è il mantra meloniano - e occupiamo tutto quello che c'è da occupare, anche fregandocene bellamente di ciò che si dirà e penserà di noi. Senza vergogna e senza pudore.
Avesse la destra in questa come in altre nomine puntato su competenza e professionalità, quasi quasi l'occupazione sarebbe apparsa quasi indolore, ma la destra vuole comportarsi con sfacciataggine, imponendo solo fedelissimi; se poi si copre di ridicolo, questo non la sconvolge minimamente.
Si può dire che una situazione di vergogna ed indecenza simili non s'era ancora mai vista, neanche nell' Italia, dominata dai partiti che si sono sempre spartiti ogni cosa, accapigliandosi, perfino per le briciole che il potere 'forte' lasciava loro
Ci si chiede anche chi Ortombina nominerà direttore musicale dopo Chailly. Da prima che egli tornasse alla Scala nelle vesti del comandante in capo, la voce più diffusa era che il naturale e meritevole successore di Chailly fosse Daniele Gatti.
Anche noi la pensiamo allo stesso modo. Ma forse non la pensa così Ortombina che negli anni, tanti, di sua permanenza a Venezia non lo ha mai invitato e che adesso, costretto magari a mandar giù l'amaro boccone, continuerà a non stimarlo. A dirla tutta, a noi frega niente se Ortombina non lo stimi, dati i meriti innegabili di Gatti; non altrettanto numerosi i suoi di meriti , più fortuna, che lo hanno portato alla Scala come sovrintendente.
( PIETRO ACQUAFREDDA)
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