lunedì 5 agosto 2024

Il Futurismo fu l'unica grande rivoluzione nell'arte durante il Novecento. Tomaso Montanari lo liquida con un giudizio sommario

Tomaso Montanari, critico e storico dell'arte, rettore dell'Università per stranieri di Siena, nella sua rubrica settimanale sul Venerdì di Repubblica, parla di Tato,  nome d'arte del 'risorto' - a seguito del suo stesso funerale organizzato dal diretto interessato - esponente futurista Guglielmo Sansoni.  E, nel seguito del discorso, esprime un giudizio sommario sul Futurismo, nelle cui file egli militò,  nel filone dell'aeropittura'. 

 Scrive Montanari che Tato fu fra i "fondatori dell'aeropittura, ultima edizione dell'avanguardia italiana, un'esperienza che lasciò qualche bel quadro e moltissima retorica". E prosegue: " Moralmente in bilico tra ciarlataneria spicciola, smisurate ambizioni personali  intuizioni geniali, il futurismo italiano finì subito entusiasticamente tra le braccia del fascismo, e Tato non fece eccezione".

 Non siamo in grado di contestare il giudizio di Montanari su Tato che conosciamo molto poco, ma contestiamo, invece, il suo giudizio sommario sul Futurismo che, secondo molti studiosi, invece, fu l'unica vera rivoluzione nell'arte del Novecento. 

  A partire dai famosi 'manifesti' che non possono essere definiti 'ciarlataneria'; e, mentre nella musica i risultati concreti e di qualche spessore furono non molti - da Russolo e i suoi 'intonarumori' a  Balilla Pratella di cui più volte è stato ripreso l'Aviatore Dro, ma i cui interventi in fatto di formazione musicale furono tutt'altro che insignificanti- certamente non si può dire altrettanto degli esponenti pittori del Futurismo, da Balla a Boccioni a Depero ed altri.

Vent'anni fa organizzai a Città di Castello,   nell'anno in cui mi fu affidata la direzione artistica del Festival delle nazioni, una bella mostra monografica dedicata a Enrico Prampolini, più precisamente ai suoi bozzetti per scene e costumi di opere rappresentate al Teatro dell'Opera di Roma ( gentilmente concessimi dall'allora sovrintendente) Ne affidai la cura a Maurizio Calvesi, che scelse i bozzetti da esporre, oltre una sessantina - mai neppure all'Opera di Roma c'è stata una esposizione così vasta dei bozzetti di Prampolini - e che scrisse  la presentazione nel catalogo. Anche in quel caso, a differenza di quello che scrive Montanari, il noto studioso dà un giudizio  del tutto positivo sul Futurismo.

Ci viene il sospetto che Montanari liquidi il Futurismo per ragioni soprattutto ideologiche, per il fatto cioè che 'finì subito entusiasticamente  nelle braccia del fascismo'. Ai cui rapporti con l'arte - nessun rapporto ci può essere fra Arte e Fascismo - uno studioso come Sgarbi dedica una grande esposizione al Mart di Rovereto.

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