mercoledì 8 maggio 2024

Meloni come Mosè. Convegno propaganda per il Premierato, spiegato dalla Premier nella Sala di rappresentanza alla Camera, sotto gli arazzi che vedono Mosè spiegare le tavole della legge ricevute da Dio al popolo (da Leggo)

 Elly Schlein esorta i suoi senatori a «fare muro» al premierato «con i corpi e le voci», e lancia una manifestazione di piazza il 2 giugno. Così «dialogare è dura...», la liquida Giorgia Meloni, che intanto difende la sua riforma costituzionale di fronte a una platea di imprenditori, accademici, sportivi e artisti, spiegando che per lei questa strada rappresenta «un rischio» e «una occasione da cogliere per stare in pace con la coscienza». Perché, ne è sicura la premier, darà «stabilità", «eviterà al presidente della Repubblica il ruolo di supplente della politica» e «metterà fine alle sovrapposizioni». Un traguardo che vuole raggiungere anche a costo di andare al referendum: «L'ultima parola ce l'avranno gli italiani. Perché la Costituzione non è mia ma del popolo». E nel frattempo, spiega, servirà «una legge elettorale con le preferenze, che ricostruisca il rapporto eletto-elettore».

Il seminario

Il produttore cinematografico Tarek Ben Ammar e Pietro Salini, amministratore delegato di WeBuild, sono in prima fila. Arriva Pupo, a cui «piace un premier molto forte su cui puoi fare affidamento», mentre «i ribaltoni sono antipatici». Poi Amedeo Minghi, «stupito» dall'invito ma curioso, come Iva Zanicchi: «Anche io mi chiedo perché mi abbiano invitato, ma sono qui per capire. E c'è la Meloni, se c'è la Meloni tutti corriamo». Nella Sala della Regina si accomodano Michele Placido e Claudia Gerini («Avevo un'idea ma me ne sono fatta un'altra», dirà l'attrice alla fine). L'ex campione di nuoto azzurro Filippo Magnini ammette che per lui sarebbe «azzardato» giudicare la riforma, poi si accomoda accanto alla campionessa di scherma Elisa Di Francisca. L'evento, organizzato dalle Fondazioni Craxi e De Gasperi, prevede una serie di analisi, anche contrastanti tra loro, da parte di costituzionalisti che hanno studiato a fondo la riforma. Il presidente della Camera Lorenzo Fontana auspica «il più ampio consenso» ma avverte che il dibattito «non deve paralizzare» il Parlamento. La ministra Maria Elisabetta Casellati, che segue in prima persona il ddl approdato oggi in Aula al Senato (con 3mila emendamenti di opposizione), assicura che «non c'è nessun pericolo di deriva autoritaria». In una prima fila affollata di ministri, Meloni prende appunti sui fogli del suo discorso.

Premierato, Meloni: Questa battaglia per me è un rischio, ma sono convinta della bontà della riforma

Anche quando Luciano Violante, decisamente contro questo premierato, suggerisce di riunire il Parlamento in seduta comune per la legge di bilancio, la fiducia o i decreti. «Pensiamo - aggiunge l'ex presidente della Camera - cosa farebbero gli avversari se avessero una forma di questo genere fra le mani». «Io mi sono interrogata molte volte su come gli avversari utilizzerebbero questa riforma. Non mi spaventa», sottolinea la premier, parlando nella Sala di rappresentanza della Camera, davanti agli arazzi di Mosè che spiega le tavole della legge al popolo dopo averle ricevute da Dio. La presidente del Consiglio passa in rassegna gli aspetti principali di una riforma, fatta 'in punta di piedi', che considera spartiacque. Non per il suo esecutivo che, assicura, "è solido e stabile». Ma per evitare altri casi come i governi Conte o quello Draghi.

«Questa riforma non riguarda la sottoscritta o il presidente Mattarella», puntualizza Meloni, liquidando come «dibattito ideologico» le proteste delle opposizioni: la Costituzione "è di tutti, la sua interpretazione non può privilegiare una sola cultura politica o un solo punto di vista». Lancia invece un'apertura sul tema dell'eccessivo ricorso ai decreti: «Se i partiti vogliono porre la questione per rafforzare il ruolo dell'iniziativa legislativa del Parlamento, parliamone». In attesa di capire se ci sarà un confronto televisivo con Schlein prima delle Europee, il duello fra le due leader si infiamma proprio sul premierato. «Che pena le mistificazioni costanti di Meloni - il contrattacco della segretaria dem -. È inutile che mi attacchi, non ci spaventa, faremo opposizione con tutte le nostre forze, in Parlamento con le voci e nelle piazze portando i nostri corpi».

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