"Atrio del Palazzo Ducale di Martina Franca Nina o sia la pazza per amore di Paisiello, estate 1978. Regia di Nucci Ladogana. Direttore M° Rino Marrone. Protagonisti Lella Cuberli Edoardo Gimenez Ferruccio Furlanetto Petra Malakova Giorgio Tadeo".
Estate 1978. Ero in vacanza in Puglia, a casa dei miei, ai piedi del Gargano, Trinitapoli per la precisione. Da pochi mesi avevo cominciato a scrivere per Paese Serra,. Il mio primo lavoro da giornalista. Sapendo del Festival di Martina Franca, chiamai la redazione e chiesi di poter andare al festival e scrivere dell'opera inaugurale di Paisiello. Mi fu detto di sì. Felice, a mie spese, mi feci un lungo viaggio - voleva dire attraversare quasi tutta la Puglia, da nord a sud - con la mia utilitaria e tutta la famiglia.
Arrivammo a Martina Franca, un paesaggio da favola già allora, che io non conoscevo. Fummo ospitati e la sera andai ad assistere alla rappresentazione della Nina nell'atrio del Palazzo Ducale. Fu una grande emozione, quella mia prima corrispondenza da 'inviato'- diciamo così.
Nell'atrio dominava il bianco delle pareti, ma anche della scenografia minimale e dei costumi - se ricordo bene.
Della esecuzione musicale - orchestra e solisti - scrissi bene ma l'immagine che ora go ancora davanti agli occhi è quella del vento che faceva svolazzare tutto.
Ora che si è realizzato, da Muscato, il film sulla storia cinqua ntenaria del festival, il ricordo di quella trasferta si è subito focalizzato nella mia mente.
Il secondo lavoro da 'inviato' fu per il Premio 'Una vita nella musica' attribuito a Rubinstein nel Teatro La Fenice, l'estate successiva, altrettanto emozionante - sempre a mie spese.
Lo ribadisco per quanti oggi, ai primi passi nel mondo dei giornali, abbiano a supporre che un tempo il lavoro del giornalista fosse ben pagato. Allora come oggi, il lavoro duro lo fanno quasi sempre i collaboratori, non garantiti contrattualmente, e a proprie spese. Per far la breve, se io no avessi avuto un lavoro e mia moglie anche, quello da giornalista con avrei potuto cominciarlo. Perché Paese Sera, per ogni articolo pubblicato, poche righe o mezza pagina, corrispondenza o intervista, mia pagava 10.000 o forse 15.000 al massimo. Dunque quel lavoro per me nei primi due anni è stato un costo.
Comunque sono felice di averlo iniziato e svolto, senza ombra di dubbio onorevolmente per 40 anni, sempre senza contratto, ad eccezione degli anni della mia direzione di Piano Time (rivista che diressi per oltre sette e che inventai da zero) quando fui contrattualizzato, sebbene con una formula truffaldina che gli editori si inventano sempre per non pagare il dovuto. Che però prima o poi pagano, anche se occorre nella maggior parte dei casi rivolgersi ad un giudice, come anche io ho dovuto fare, ogni volta, nei casi di collaborazione più lunga : Paese Sera, Piano Time, Applausi, Il Giornale.
Molto giovani di oggi dovrebbero pensare ai sacrifici di chi lo ha preceduti.
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