lunedì 10 luglio 2023

Filippo Facci. Che cosa ha scritto sul caso della ragazza violentata - stando alle accuse - dall'Apache La Russa?

 

Ma cosa ha scritto Facci su Libero?

Il giornalista ha pubblicato sabato 8 luglio un commento sulla vicenda che coinvolge il figlio di Ignazio La Russa. Un articolo condiviso anche su Twitter e Facebook dove parla di una ragazza drogata:

Lei aveva in corpo Xanax (per l’ansia o per dormire), fluoxetina (è il vecchio Prozac, antidepressivo, ma anche anoressizzante o in uso nelle terapie per i disturbi dell’alimentazione) e poi una canna e poi cocaina: ma sotto inchiesta è lui – che lei ha baciato in pubblico – e che le avrebbe dato un ulteriore farmaco, di cui per ora tuttavia non si ha notizia o traccia. Messa così, è chiusa.

Poi la precisazione: 

Dopodiché iI presunto stupratore e la presunta stuprata potrebbero aver detto entrambi la verità o essere convinti di averla detta, ricordata o ricostruita: poi una potrà suonare più attendibile dell’altra, certo.

Infine l’affondo che ha scatenato le polemiche: 

Ma in generale è per questo che i giudici rifuggono le violenze sessuali vere o presunte: perché la sofisticate scienze forensi non impediscono che alla fine si scontri una parola contro l’altra, e che, nel caso, risulterà che una ragazza di 22 anni era indubbiamente fatta di cocaina prima di essere fatta anche da Leonardo Apache Larussa (una famiglia, una tribù) e che perciò ogni racconto di lei sarà reso equivoco dalla polvere presa prima di entrare in discoteca, prima di chiedere all’amica «sono stata drogata?» anche se lo era già di suo.

Il dietrofront dello stesso Facci: “Non riscriverei quella frase”

Raggiunto dall’agenzia Ansa, Facci corregge il giro: “Riscriverei quella frase? No, perché conta un solo fatto: che la frase non ha portato niente di buono e che ha fatto malintendere un intero articolo. La professionalità innanzitutto, l’orgoglio personale poi — ha detto Facci —. La sconfitta professionale consiste tipicamente nell’illudersi che abbiano cognizione di causa prima di attribuirti odiosi reati: che insomma non ti trasformeranno in carne da cannone”

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