lunedì 8 giugno 2020

L'Orfeo a Spoleto in PIazza Duomo, inaugura il festival il 20 agosto. Edizione 63. Ultima di Giorgio Ferrara

"L’Orfeo di Claudio Monteverdi è considerata la prima espressione compiuta del melodramma, nel tentativo di far convergere e fondere forme diverse di rappresentazione. Dopo più di quattro secoli quest’opera è rimasta sempre un punto di riferimento per chi come noi continua a credere nel valore culturale e spirituale di questo genere musicale. In tale convinzione, mi è parso di capire, che nell’invito del Direttore Giorgio Ferrara, sta la ragione di questa scelta, per l’apertura del Festival, oltre alla sua indiscutibile attualità. Il luogo destinato alla rappresentazione sarà lo spazio antistante il Duomo di Spoleto, il che implica un uso degli stereotipi culturali e sociali propri della piazza, come luogo di incontro e di spettacolo, tra il Teatro e la Chiesa. La narrazione parte proprio dal Teatro e si svolge sul dispositivo scenico in stretto rapporto con gli strumenti barocchi dell’Accademia Bizantina, diretti da Ottavio Dantone, nel rispetto del tessuto musicale Monteverdiano e in perfetta unione con la drammaturgia. Il mito sta alla base della nostra cultura e i suoi segni sono facilmente accessibili a tutti. Per questo ho scelto di raccontarlo con la massima semplicità e in perfetta sintonia con questo momento particolarmente sconsolato, nella più assoluta austerità. La favola di Orfeo, come l’ha pensata Poliziano, tocca temi universali, ai quali Monteverdi fa dono di una unità musicale interiore. Si passa attraverso la morte, in un tempo così rapido e breve, che neppure si riesce a realizzare, dalla felicità assoluta al dolore straziante del distacco e della solitudine. La morale insegna che da ogni dura prova si esce rafforzati. È ciò che abbiamo appena vissuto, e che ha duramente colpito e segnato tanta parte dell’umanità. Riviviamo attraverso il teatro questa esperienza drammatica, cercando di capirne il mistero e di raccoglierne un insegnamento, che ci renda migliori.                                                                                                      
                                                                   Pier Luigi Pizzi

                                          *****

Questo ha scritto il regista, sul punto di  festeggiare il suo 90° compleanno, ancora felicemente attivo, e curioso - come ha dichiarato a Natalia Aspesi che è andata a trovarlo nella sua magnifica dimora veneziana, per  aver sostegno e conforto sul diritto dei vecchi a vivere e ad essere lasciati liberi, finchè è possibile,  a lavorare e divertirsi. Non c'è soltanto l'Orfeo spoletino nei suoi progetti dell'immediato futuro; Pizzi sta preparando due mostre una per la Scala ed una seconda in Francia.

 Pizzi ha anticipato alla Aspesi alcuni elementi del 'suo' Orfeo monteverdiano.  Che sarà allestito su un grande palcoscenico - lui non lo ha detto, ma noi immaginiamo  tale sarà,  davanti al Duomo - occupando quindi la piazza - e con gli spettatori - 450  quelli consentiti - sulla grande scalinata ben distanziati.
 C'è da augurarsi che il positivo andamento delle curva epidemiologica del Coronavirus, a fine agosto consenta al festival di avere un numero maggiore di spettatori.

Ora se il problema del distanziamento fisico degli spettatori, dato il loro ridottissimo numero, è assicurato, di più difficile comprensione resta  come fare con  l'orchestra ( Accademia Bizantina),  il coro,  i solisti ed immaginiamo anche il direttore (Ottavio Dantone)  sul palcoscenico.  L'edizione dell'Orfeo del giugno 2017 alla Fenice con Gardiner, aveva lo stesso impianto generale e scenico. ma allora non si poneva il problema del distanziamento e dunque il coro e l'orchestra, numeroso l'uno, consistente l'altra, erano pigiati sul palcoscenico di media grandezza del teatro veneziano.  Ora, invece, ora non potranno esserlo.

Dantone  non potrà adottare una orchestra striminzita ( si legga a proposito il saggio che scrisse per noi Di Profio  e che pubblicammo su Music@ - qui ripreso - in occasione, se ben ricordiamo, delle recite dell'Orfeo alla Scala con  Alessandrini. Ed anche il coro dovrà avere una sua presenza, anche per la ragione che la rappresentazione avverrà in piazza,  in un ambiente  acusticamente affatto protetto.

 Dal che pensiamo che la scelta di Ferrara di inserire nel programma del suo ultimo festival spoletino  l'Orfeo monteverdiano sia insensata e controproducente. Dantone o non Dantone, Pizzi o non Pizzi, l'ORFEO di Monteverdi non si addice alla piazza. ( P.A.)

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