sabato 2 marzo 2019

Pereira è fuori di testa e la Scala rischia di finire vittima di uno squallido commercio

Lo squallido commercio nel quale la Scala rischia di finire ha due concause: la fame di soldi del teatro e la voglia matta di Pereira di restare a Milano per un secondo mandato, terminando il primo l'anno prossimo. Questo è ciò che oggi, nel dare quella che per noi è una notizia 'ferale', ha scritto  La Repubblica.

 La  brutta storia nella quale rischia di finire la Scala, il suo nome e la sua grande storia, ha avuto già un antecedente, nella trattativa in corso per esportare diversi nostri Conservatori nell'estremo Oriente, arrestando il flusso che da molti anni e tuttora ha portato molti studenti di musica  coreani, giapponesi e cinesi soprattutto, a venire a perfezionarsi in Italia.

 Le istituzioni culturali dell'estremo Oriente, intendono investire in cultura e, così facendo, rendere meno disagiata la formazione dei giovani musicisti dei loro paesi, evitando loro di venire in Italia, dove risiedervi alcuni anni per perfezionarsi ecc... con tutte le spese che ciò comporta.

 Alcuni Conservatori, ma non in numero irrilevante e in ordine sparso, stanno  'aprendo' loro succursali nei paesi dell'estremo Oriente, autorizzati a rilasciare titoli di studio con documenti che recano la stessa intestazione dei rispettivi Conservatori italiani,  ma distaccati in quei paesi.  La formazione verrebbe assicurata da docenti  dei conservatori italiani ospiti, pagati da quei governi. La qual cosa sembra far contenti i professori interessati a tali trasferimenti.

 Alla stessa maniera, La Scala allettata, da una donazione  del governo saudita di 10 milioni di Euro che gli darebbe  il diritto di avere un posto nel CdA,  aprirebbe una accademia di musica e danza a Riad, filiazione diretta di quella milanese, con il medesimo  nome italiano: Accademia della Scala di Riad; dove  la formazione  sarebbe sotto la diretta responsabilità degli scaligeri. Sulla scia di quanto denunciato per i Conservatori, anche in questo caso  la Scala si impegnerebbe ad inviare i suoi  professori  a Riad, pagati da quel governo,  per curare la formazione degli  studenti di quel paese nelle discipline artistiche legate alla musica.

 Ora se possiamo anche condividere le mire di Pereira a restare a Milano per un secondo mandato, ed  ammettere la sua bravura a trovar soldi, non possiamo concedergli che egli '
SVENDA'  la Scala.

 Chi vuole  apprendere la grande tradizione scaligera, deve venire a Milano; e ciò vale anche  per gli studenti dell'estremo Oriente che vogliono perfezionarsi nella musica italiana.
 Si aiutino quei paesi a creare Accademie o Conservatori.
 Ma l'Accademia della Scala deve restare sempre e solo quella di Milano, come , per continuare nell'esempio, il Conservatorio di Santa Cecilia, quello di Roma. E basta.

Poi la Scala vada pure a rappresentare opere a Riad, quando saranno pronti i teatri promessi, tre addirittura, faccia concerti e magari anche masterclass ai giovani studenti di musica sauditi, nessuno può impedirglielo. Ma Pereira prima di assumere una tale decisione ci pensi mille volte; perchè non è detto che il suo successore, nei prossimi anni, la pensi come lui. E allora che si fa?

P.S. A chi obiettasse che esiste già, ad esempio, un 'Louvre di Abu Dhabi', potremmo rispondere  che una cosa è 'prestare' cose, documenti od oggetti, anche di valore artistico, ad una istituzione straniera, togliendoli dai depositi  strapieni ( se ne parla da tempo anche in Italia) in cambio di soldi, altra, se si vuole acquisire un'marchio' come La Scala, per produrre  con quel marchio, lontano dalla Scala.
 Perfino nella produzione di cose - si veda il caso della Pernigotti,  salvata un tempo dai  soldi turchi - ora che i salvatori vogliono trasferire la produzione nel loro paese, tutti capiscono quale pericolo corra quel marchio e soprattutto quel prodotto che ne sarebbero sicuramente snaturati.

 E, infine, a chi ci dicesse che anche nel caso della Scala, Pereira vuole mettere in atto il principio salvininano 'aiutamoli a casa loro', vorremmo far notare che i sauditi non hanno bisogno del nostro aiuto per farli restare a casa ; loro pensano di poter comprare qualunque cosa con il loro petrolio, pretendendo di farselo produrre in casa. E se c'è qualcuno, come Pereira e La Scala tutta, che non si rende conto che Riad con i suoi soldi  gli sta tendendo un tranello mortale, qualcuno deve pure aprigli gli occhi e costringerlo a riflettere.


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