martedì 3 ottobre 2023

Raffa in the Sky: chi l'ha vista?

 C'è chi fa carta straccia anche dei numeri. Oggi Elvira Serra sul Corriere, nel corso di una intervista a  Chiara Dello Iacovo, giovane protagonista della 'fantaopera' bergamasca dedicata alla grande soubrette tv, Raffaella Carrà, andata in scena qualche giorno fa e trasmessa in diretta dalla tv ( Rai 5), afferma che lo spettacolo andato in scena al Teatro Donizetti e messo su con i soldi di Bergamo e Brescia 'Capitali italiane' della cultura nel 2023, è stato un successo: 'soldout' in teatro e in tv: 52.527 telespettatori, con uno share dello 0,35%.

 E siccome di successo non si può parlare, perchè i numeri parlano chiaro - Rai 5 contava sulla popolarità della protagonista della fantaopera, Raffaella Carrà, ed invece ogni speranza è andata delusa - la giornalista prende in considerazione il dato secondo il quale 773.000 telespettatori hanno guardato per una decina di minuti l'opera in tv, delle due ore e passa che è durata. Una semplice curiosità o l'effetto dello zapping che chiunque di noi fa, quando abbandona il teleschermo per necessità, o nei lunghi passaggi pubblicitari. Dunque una vera e propria manipolazione dei dati per dire comunque che è stato un (in)successo.

 Sulla stessa linea anche un sito  internet dedicato al melodramma, in prevalenza, 'Connessi all'opera' che, recensendo l'opera la descrive come l'ultima 'minerva' che ha partorito la mente vulcanica di Francesco Micheli - chi si contenta gode! - nel tentativo di modernizzare, attualizzare l'opera che rischia, senza Raffa in the Sky, di trasformarsi in un museo. 

Non è la prima volta che lo dice,  ripetendo ciò che il suo sodale in questa operazione, il giornalista e librettista per l'occasione Alberto Mattioli, ha già sostenuto in occasione di un'altra impresa, quella volta dedicata alle 'eroine'  donizettiane, La Bastarda il titolo, assemblate da un giovane direttore,  Francesco Lanzillotta per il teatro di Bruxelles: 'l'unica  vera novità nel campo del melodramma al tempo presente'.

 L'opera lirica va lasciata in pace, non ha bisogno di cambiamenti ( come hanno fatto alcuni capovolgendo finali e personaggi); va data come è stata scritta; se si vuole - come si dice - iniettare nuova linfa nel tronco del melodramma, allora si scrivano opere nuove- lo va sostenendo da tempo anche un regista che 'scapigliato' non è nella sostanza, come Michieletto - ma che non possono essere come Raffa in the Sky, una banalità in palcoscenico.

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