domenica 22 ottobre 2023

La grande tradizione organaria italiana senza scuola rischia di morire (da Laprovinciacr.it, di Stefano Sagrestano)

 

La città è sempre più capitale dell’arte organaria. Per il 2024, l’obiettivo è dare il via ad un corso Ifts, ovvero un anno post diploma, che avrà come sede l’ex ateneo di via Bramante. Servirà per formare i lavoratori del settore, una categoria di cui c’è sempre più carenza, non solo nel cremasco, ma a livello nazionale: un progetto è stato annunciato ieri a margine dell’assemblea dell’Associazione italiana organari, ospitata nella sede della Libera artigiani. La proposta è ancora in fase embrionale. In prima linea la Fondazione Its per le Nuove tecnologie per il Made in Italy, guidata dal senatore Renato Ancorotti, che vanta tra i propri soci fondatori associazioni di categoria, scuole superiori, Comune, Camera di Commercio e università di Milano e a cui aderisce anche la Libera artigiani. «Stiamo lavorando in questa direzione – ha confermato ieri il presidente della Libera Marco Bressanelli – sarebbe un corso unico in Italia, con una specifica formazione dedicata a questa arte che richiede molteplici competenze. Il tutto con il sostegno della Regione».


Bressanelli, insieme al direttore Renato Marangoni, ha fatto gli onori di casa. Gli organari hanno poi seguito la giornata di lavoro aperta dalla presidente dell’associazione Michela Ruffatti, che guida un’azienda di tradizione familiare a Padova. «Siamo qui a Crema per la prima volta, anche per testimoniare l’importanza di questo territorio per la professione – ha evidenziato Ruffatti –: il nostro ruolo come associazione è quello di rappresentare gli interessi di categoria a livello nazionale e europeo. A questo proposito sono reduce da un convegno in Alsazia. Cerchiamo di aiutare i soci con aggiornamenti professionali e seminari di varie tipologie, sia tecnici, sia teorici. Poi ci rapportiamo con le istituzioni. Stiamo oggi cercando di intervenire presso L’unione europea, in merito alle giuste novità introdotte su temi come la Sanità pubblica e le leggi sulle sostanze pericolose. C’è una direttiva specifica che elimina il piombo nelle lavorazioni. Per noi, però, è un problema. Le canne d’organo sono per la stragrande maggioranza realizzate con una lega di stagno e piombo, materiale che dà molta malleabilità nella lavorazione: è difficile sostituirlo soprattutto nelle canne più piccole. Abbiamo messo in discussione questa direttiva, insieme altre associazioni organarie europee. Chiederemo un'eccezione, il piombo che si utilizza nel nostro lavoro è in percentuale molto bassa».


Senza, non si potrebbero restaurare gli strumenti, il che significa dire addio all’80% del lavoro. «Un patrimonio, quello italiano, tra i maggiori del mondo – ha concluso la presidente – che va preservato e valorizzato. Non per nulla la Cei aiuta con contributi sino al 50% della spesa le parrocchie che investono per restaurare gli organi a canne, il cui suono rende solenne ogni liturgia. Sono opere d’arte di grande valore storico e musicale. Non dimentichiamo infatti la grande tradizione artistica nazionale legata proprio a questo strumento».

BONIZZI: «SPERO CHE I NIPOTI PROSEGUANO»

«Spero nei nipoti, ma non sono molto convinto che possano prendere le redini dell’azienda: fortunatamente ho da anni fidati collaboratori che, quando deciderò di ritirarmi, potrebbero garantire un futuro a questa attività, le cui origini risalgono al 1867». Claudio Bonizzi, titolare con i fratelli della fabbrica organaria Inzoli cavalier Pacifico di Crema, è uno degli storici artigiani cremaschi. «Siamo in pista dagli anni Settanta, quando mio padre, che all’epoca lavorava per gli Inzoli, ritirò l’azienda. Siamo la seconda generazione e da sempre ci occupiamo di restauro di organi a canne, ma anche della costruzione di nuovi strumenti».


Claudio Bonizzi, titolare con i fratelli della fabbrica organaria Inzoli cavalier Pacifico di Crema

Un lavoro che interessa ovviamente le chiese, ma anche conservatori, auditorium e in qualche raro caso abitazioni private. «Uno degli ultimi incarichi che abbiamo portato a termine, nel territorio provinciale, è stato quello del restauro dell’organo della chiesa parrocchiale di Paderno Ponchielli — prosegue Bonizzi — sempre di recente, abbiamo costruito un piccolo organo per il conservatorio musicale di Campobasso. Abbiamo clienti un po’ ovunque in Italia. E il lavoro non manca. Quello che si fatica a trovare sono tecnici e operai che siano preparati per questa professione». Con una decina tra dipendenti e collaboratori, la fabbrica Inzoli non è un’azienda solo a conduzione familiare. «Ci vogliono anni per formare il personale — sottolinea Bonizzi —: nel nostro lavoro servono molteplici capacità, in diversi campi. Una base di falegnameria, ma ovviamente anche una formazione artistica e musicale. Occorrono, inoltre, nozioni relative alla lavorazione delle pelli e capacità di progettazione, utilizzando ad esempio i programmi informatici. Per questo, avere un corso che possa formare artigiani in questo campo sarebbe una risorsa importante».


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