venerdì 2 giugno 2023

Beatrice Venezi. Liberateci dalla direttrice d'orchestra, che piace tanto a Meloni e Sangiuliano, ma che non sa dirigere e che osa addirittura ipotizzare un suo sbarco al Teatro San Carlo. Sarebbe una disfatta per il teatro

 Beatrice Venezi: «Lissner aveva il dovere di mantenere gli impegni con i lavoratori del San Carlo»


La direttrice d’orchestra: «Io al Massimo? Ne sarei onorata»


Classe 1990, Beatrice Venezi, direttore d’orchestra e pianista, è consigliere per la musica del ministro della cultura Gennaro Sangiuliano. 

Dalla Sicilia, dove guida la Fondazione Taormina Arte, segue le vicissitudini del San Carlo? 

«Le seguo da sempre e mi preme correggere il tiro sulla comunicazione fatta in merito alla “questione Lissner”. Il decreto governativo, stabilendo un limite di età per i sovrintendenti stranieri, colma un vuoto normativo. È stata fatta passare come una norma ad personam, ma non è così: vuole eliminare una differenza di trattamento che penalizzava gli italiani al vertice delle fondazioni liriche». 

È stata posta una questione di costituzionalità della norma, in particolare sulla sua retroattività. 

«Non sono un giurista, non posso esprimermi al riguardo. È certo, però, che c’era una disparità di trattamento, differenza che la nostra Costituzione non ammette». 

In una lettera al cdi del San Carlo, Lissner, attraverso i suoi avvocati, rivendica il doppio incarico di sovrintendente e direttore artistico. E decadendo per decreto da uno, rimarrebbe per l’altro. Cosa ne pensa? 

«In Italia è necessario ripristinare la distinzione dei due ruoli. Il sovrintendente è un manager culturale e deve essere in grado di reperire sponsor, gestire le relazioni sindacali, guidare la vita amministrativa e burocratica di una Fondazione. Il direttore artistico deve avere precise competenze musicali. Ne dico una tra le più banali: quando per esempio si lavora a un cast di una produzione lirica, deve saper individuare la capacità di certe voci di affrontare determinati ruoli. La divisione delle mansioni è importante anche nell’ottica della trasparenza delle scelte, per evitare polemiche sulla presenza “sempre dei soliti artisti” provenienti dalle solite agenzie. Insomma, servono due figure di ambiti distinti anche per far fronte alla mole di lavoro da gestire. Detto ciò, in genere quando decade il sovrintendente decade anche il direttore artistico scelto da lui. Non conosco lo statuto del San Carlo, ma non credo che la distinzione possa reggere». 

Alla matassa da sbrogliare si aggiunge il groviglio di una vertenza sindacale di tutti i lavoratori che hanno visto sfumare accordi salariali e completamento della pianta organica. Chi dovrà risolverla? 

«Lissner è in carica dal 2020, avrebbe ben potuto sottoscrivere e mantenere gli impegni. Naturalmente io sono sempre a favore di chi realmente fa il teatro: i musicisti, le masse, le maestranze. Non conosco i dettagli della vertenza, ma la tutela dei lavoratori va al primo posto anche in vista della qualità artistica. Un’orchestra, per trovare il suo suono-identità, ha necessità di provare con regolarità con gli stessi membri. La precarietà porta a un turnover che può inficiare il risultato artistico. Per questo il mio impegno mira al riconoscimento dello status del lavoratore dello spettacolo sotto il profilo previdenziale ed economico e al rinnovo urgente del contratto nazionale che manca da più di 20 anni. Se gli artisti si sono assunti la responsabilità di uno stato di agitazione che ha prodotto tre scioperi e la cancellazione di uno spettacolo in uno dei teatri più importanti al mondo è un chiaro segno indicativo che qualcosa in più poteva essere fatta». 

Oggi i sindacati incontrano il sindaco di Napoli nella qualità di presidente della Fondazione San Carlo. Crede che il suo ruolo possa essere determinante? 

«Lo è e non solo come presidente, anche come primo cittadino. Conosco Manfredi: è un’ottima persona, di buona volontà e grande competenza, sono certa che farà la sua parte. A me piange il cuore…». 

Perché? 


«Sono molto affezionata a Napoli, dal 2014 collaboro con la Nuova Orchestra Scarlatti e questo ha fatto della città la mia seconda casa. Mi ha portato fortuna e farò del mio meglio per essere vicina ai lavoratori del San Carlo».

Sul Lirico, però, c’è chi vede allungarsi lo spettro del commissariamento. Lei lo vede? 

«Sinceramente no, la situazione mi sembra distante da quella del Maggio musicale fiorentino. Mi auguro che tutto si risolva presto e che nel futuro il San Carlo possa sprimere al massimo il suo potenziale, soprattutto nel posizionamento internazionale. Napoli ha una vocazione naturale a essere capitale». 

Il futuro, appunto. Si è fatto anche il suo nome per la successione a Lissner.

«È stata una cosa inaspettata: fare il sovrintendente non è il mio ruolo. I tuttologi non mi piacciono. Non ne avrei le competenze. Sono un’artista, un direttore d’orchestra che ha avuto e ha anche ruoli di direzione artistica…».

E se le offrissero la possibilità di farlo al San Carlo? 

«Sarebbe un enorme onore. Non invidio chi dovrà assumersi l’onere di una scelta così fondamentale per il San Carlo. Se me la offrissero mi getterei con entusiasmo nell’impresa!».

                        ( da Corriere del Mezzogiorno, di Natascia Festa

                                           *****

Natascia Festa autrice di questa intervista dovrebbe dire chi, imprudentemente ed incoscientemente, può aver fatto il nome della direttrice Venezi per il San Carlo.  Noi non ne conosciamo di così incoscienti ed imprudenti, perchè se fosse, sarebbe come condannare il teatro a morte artistica sicura.  Nessuno  pensa a lei, al posto di Lissner, salvo Meloni e Sangiuliano, notoriamente analfabeti in fatto di musica e più interessati a premiare i fedelissimi  e ad occupare poltrone quante possibili, che a tenere alto il nome di un teatro.

Dio ci liberi da Beatrice Venezi. Continui pure a dirigere dove arriva la longa manus dei suoi protettori e questo le basti, perchè è già molto di più  di quello che si merita professionalmente.( P.A.)

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