sabato 6 maggio 2023

Lissner ed il Teatro San Carlo di Napoli. Possibili scenari dopo la legge 'contra personam' del Governo Meloni e le canzoncine più in voga, piacciano o no

 Che il decreto  del Governo Meloni, etichettato ' Lissner-Fuortes', sia una vera porcata, peggiore perfino della legge elettorale di Calderoli che un appellativo molto simile si è guadagnata: porcellum, non v'è alcun dubbio.

 Non c'è da farci tanti discorsi. Il Governo fa una legge, per decreto, per mandar via Lissner dal San Carlo - senza motivo, se non quello di liberare il posto e spedirvi Fuortes che è il vero destinatario della Meloni e della porcata e poi  marciare sulla Rai. 

 Lo hanno fatto tutti, lo fanno tutti; perchè non potrebbe farlo anche la destra meloniana al governo? 

 C'è una canzoncina che il Governo  e i suoi membri ripetono ad ogni alitar di vento, quando viene loro imputato qualunque cosa, e si intitola: 'ma che colpa abbiamo noi' e canta: siamo al governo - ripetono in coro ed all'unisono - da sette mesi soltanto, non potete pretendere da noi ciò che gli altri non  hanno fatto in vent'anni.

 Come dargli torto?

 C'è invece una seconda canzoncina che, per quanto gli sia stata cantata da tutti tante volte anche a squarciagola, Meloni e il suo Governo non  vogliono sentire. La canzoncina che ha come titolo 'dateve 'na calmata', dice: in soli sette mettersi volete fottervi tutto quello che gli altri ci hanno messo vent'anni per fotterselo? Questa canzoncina, anche con una pistola alla tempia, nè Meloni nè i suoi prodi ministri ascolteranno mai. Ci hanno alle orecchie tappi con lucchetti. 

Ogni giorno, settimana, Meloni si annette un altro pezzo delle istituzioni, l'altro ieri ha mandato a casa i vertici di Inps e Inail, su due piedi, mentre è da una sessantina di giorni che non riesce a nominare il Prefetto della Capitale, chissà perchè! Eppure sarebbe molto più urgente della riforma della governance di Inps e Inail.

 Ed ora parla anche di riforme istituzionali, che per Meloni non sono le licenze balneari o la riforma del catasto - troppo impopolari, benché richieste a brutto muso anche dall'Europa - semmai quella del presidenzialismo che fotte principalmente a loro, ma che serve a mettere la sordina a riforme che incidono sulla vita dei cittadini, che sono tante, ogni giorno se ne scopre una nuova, oltre quelle conosciute e denunciate da tempo.

 Veniamo al caso Lissner. Secondo la legge Meloni, il sovrintendente francese, entro il 10 giugno deve lasciare il San Carlo, perchè, dice la legge, ha compiuto già 70 anni. La legge  che in questo caso ha  valore retroattivo, gli concede un mese di tempo per sloggiare.

 Ma Lissner non ne vuol sapere, ed ha già allertato un team di avvocati. In  concreto cosà può accadere entro il 10 giugno?

1. Che Lissner, allo scadere della data fissata dal decreto, lasci il teatro e fccia al governo una causa che troppo cara costerà alla Meloni, cioè a noi, condannati a pagare la smodata 'prescia' della premier che vuol  prendersi tutto il prendibile il prima possibile. E prima di ogni altra cosa la Rai.

 Solo dopo che Lissner sarà uscito dal San Carlo, Fuortes, dopo essere  stato prima nominato dal Ministro Sangiuliano che in questa vicenda è 'la spalla' della premier,  si dimetterà dalla Rai, sulla quale, finalmente, la Meloni e tutto il suo esercito potrà marciare ed occupare. 

2. Ma se Lissner, come sembra di capire, di lasciar il San Carlo non ne vuol sapere, fino alla data della scadenza del suo contratto,  che potrebbe accadere?

 Che può barricarsi nella sovrintendenza difesa anche dai dipendenti del teatro che vedono male tale uscita senza ragione, anzitempo. E allora?

Meloni potrebbe mandare la forza pubblica per far portare fuori, con costrizione, Lissner? Può farlo? E a Lissner conviene mettersi in una situazione che per lui, con tutte le ragioni in  suo favore, sarebbe umiliante, quanto meno imbarazzante?

 Fossero battaglie combattute con carta e penna nessuno se ne sarebbe dato pena, ma qui si tratta di soprusi e di porcate; e dalla parte sbagliata c'è la Meloni, mentre Lissner, sena demerito ne è la vittima innocente. 

Infine, un quesito di carattere generale, al quale il nuovo decreto legge non  risponde. 

Lissner è stato nominato che non aveva 70 anni. Ora dopo la legge 'porcata', per l'incarico di Sovrintendente, che solitamente dura quattro (forse cinque?) anni, un candidato che ha, ad esempio, 67 anni non può esser nominato, perchè dopo tre anni e dunque nel bel mezzo del suo incarico, dovrebbe decadere dallo stesso E allora il termine ultimo, dal punto di vista anagrafico, per partecipare alle 'call' per simili incarichi dovrebbe essere 65 anni? Chi li ha già passati non può aspirarvi?

Meloni lo chiarisca.

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