martedì 5 aprile 2022

Rai. A proposito di mansioni, stipendi e compensi

 Ci vogliono convincere che il valore di  una persona e di un professionista si misura da quanto guadagna.

 Chi a fine anno racimola pochi spiccioli, non può dire di valere, se, invece,  guadagna 'un pacco'- come si dice, riempendosi la bocca - di soldi, allora è 'figo', cioè vale.

Se corrispondesse  realmente a verità,  il mondo sarebbe fatto di gente che non vale niente; e  per conoscere chi davvero vale, non serve osservare i singoli, basta rivolgersi alla classifica stilata ogni anno da Forbes o da altri istituti di ricerca che misurano i redditi di quelli che contano e che, di solito, si aggiungono a patrimoni già consistenti e accumulati da generazioni. Perché il gene del valore si trasmette con il sangue e con i lasciti patrimoniali. 

 Mettiamoci dunque l'anima in pace e prendiamo la presupposizione per buona.  Ma c'è  un però.

 Come regolarsi in certi settori, pubblici soprattutto, dove dal compenso non si può dedurre, con assoluta certezza, il valore delle persone, perché nei vari gradi delle gerarchie amministrative, fino al più alto, il compenso che fa il reddito viene stabilito per legge?

In Italia, ad esempio, si è stabilito per legge che il compenso massimo, anche del manager con il più alto grado, non può superare i 240.000 Euro annui, prendendo a misura massima l'emolumento che percepisce per la sua altissima carica il Presidente della repubblica.

 E in Italia, nel settore pubblico, coloro i quali percepiscono tale misura massima di stipendio sono numerosi. Rappresentano  tutte o quasi le persone di valore del settore pubblico?

Qualche mosca bianca, che vale un pò meno  di quanto guadagna ci sarà pure.

Questo sistema stipendiale, che sembra non ammettere eccezioni - e qui sta già il primo problema - ha prodotto tante anomalie.

 Ad esempio, l'amministratore delegato della Rai,  che adesso è Carlo Fuortes, percepisce lo stesso stipendio che prendeva quando era Sovrintendente dell'Opera di Roma o Amministratore delegato di Musica per Roma - l'Auditorium per intenderci. Nei precedenti incarichi amministrava qualche centinaio di persone e bilanci imparagonabili con quelli Rai, dove amministra ben oltre 13.000 dipendenti e bilanci  che superano il miliardo.  E' pura follia.

E lo è ancora di più se si fa mente locale che nella stessa Rai sono in molti, fra dirigenti e direttori di TG e reti, attuali ed ex, che percepiscono uno stipendio uguale al suo. 

 Recentemente Fuortes che ha dichiarato di voler tagliare le spese e ha cominciato col ridurle, ha eliminato alcune edizioni di tg regionali notturni; d'altro canto ha deciso di aggiungere una nuova voce di spesa, con l'assunzione di  un esterno. Ma guai a mettere mani ad un riordino dei compensi anche del personale e nei cachet dei cosiddetti 'artisti' esterni, finti esterni, fuorusciti  solo al fine di guadagnare di più.

Nei giorni scorsi, infatti, si è parlato di quanto costerà alla tv pubblica, l'arrivo di Marco Damilano per una nuova striscia informativa, su Rai Tre, non avendo trovato, e neppure cercato, nei giornalisti dipendenti Rai, ben oltre il migliaio, persona adatta a svolgere quel compito. Certamente non costerà poco l'ex direttore de L'Espresso.

 Sempre negli stessi giorni un sito ha reso noto un'altra anomalia Rai, relativa all'attuale direttrice del Tg 1, già  di Rai News, di Rai Com ed anche presidente Rai,  ma prima ancora 'embedded' nelle guerre del Medio Oriente: Monica Maggioni.  Secondo il sito, che riprendiamo, l'attuale direttrice del TG 1- che noi abbiamo sempre considerato una professionista miracolata, con una carriera  troppo rapida per essere tutta meritata - percepirebbe un compenso annuo di 330.000 Euro. Insomma sarebbe miracolata anche nello stipendio. Se fosse vero - perché non dovrebbe esserlo? - che aspetta Fuortes  a regolarizzare la posizione stipendiale della giornalista, già miracolata, non si sa da quale santo,  per la carriera?

 Ci sarebbe poi anche un'altra categoria, in vita solo nel settore pubblico, di cosiddetti 'demansionati'. Di dirigenti e funzionari soprattutto, che nei vari campi hanno compiuto una rapida ascesa nella carriera e nello stipendio, causa 'embedded', e che poi si ritrovano, al cambio di colore del potere politico, a non fare praticamente più nulla, continuando però a percepire il medesimo stipendio di quando una mansione l'avevano. Fra questi ve ne sono molti che protestano pure, nonostante ricevano, senza esserselo guadagnato, un lauto compenso, alcuni da anni.  Dimenticando, come dice il proverbio,  che chi troppo in alto sale - per grazia ricevuta - cade sovente, e non considerando la consolazione di essere ben pagati per non far niente.

Perchè non profittare dell'attuale  drammatica situazione economico-sociale, per mettere un pò d'ordine in tutte queste faccende ed in molte altre di cui il nostro paese è pieno?




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