mercoledì 9 febbraio 2022

Sferisterio di Macerata. Come la pensa il nuovo direttore Paolo Pinamonti

 ... "Sono convinto che un grande patrimonio lo si difende non nella stanca ripetizione di dieci titoli. Se guardiamo le statistiche delle produzioni liriche in Italia negli ultimi vent’anni, c’è stata una progressiva riduzione dell’interesse per il repertorio, per cui sono ripetuti solo alcuni titoli di Puccini o di Verdi e come unica opera straniera la Carmen – ha spiegato –. E questo, rispetto a un patrimonio lirico molto più ampio, ricco e interessante. È evidente che lo Sferisterio, un’arena bellissima, deve essere riempito, quindi il grande titolo di repertorio non potrà mancare, ma vorrei anche recuperare una tradizione che c’era nei tempi passati di avvenimenti sinfonico-concertistici, con orchestre e grandi direttori che conoscono lo Sferisterio, ma che da parecchi anni non lo frequentano". Un progetto, secondo il direttore, che può "posizionare l’arena nella rete di festival europei che hanno le stesse caratteristiche".

 Apertura anche a un pubblico variegato con musiche diverse, perché non esiste "la musica, ma le musiche – ha aggiunto il direttore –, diversamente fruibili e con varie caratteristiche. Nel rispetto della qualità che deve caratterizzare la nostra programmazione, quindi, la mia idea è di aprire ad altri settori, penso alla grande musica cinematografica, alla popular music di alto livello, perché il mondo presenta un’articolata declinazione della musica". Un focus della programmazione triennale sarà quello di creare "avvenimenti importanti, le cosiddette prime esecuzioni assolute, recuperando testi che sono usciti dal repertorio e non perché non abbiano un grande valore, ma perché a volte c’è una pigrizia intellettuale di chi fa il nostro lavoro", ha spiegato ancora il direttore Pinamonti. Per questo primo anno, quindi, l’attenzione sarà principalmente focalizzata sullo Sferisterio, ma nei prossimi anni il direttore è pronto a dare un ruolo centrale anche al Lauro Rossi, "con delle produzioni di teatro barocco o contemporaneo per piccoli organici". Un progetto che si comporrà di tanti pezzi, strada facendo e non tralascerà giovani e scuole, ma cambiando un po’ l’ottica degli ultimi anni. "Non sono molto d’accordo sul preparare prima i giovani all’ascolto – ha detto il direttore –, preferisco pensare che sia l’ascolto stesso dell’opera a fare scattare curiosità e emozione".


                                                                         *****

Innanzitutto un  consiglio spassionato a Paolo Pinamonti. Facendo il direttore artistico, dimentichi un pò il suo, più antico, mestiere di musicologo. Si tratta di due lavori differenti. Lo tenga bene a mente.

 Paolo Pinamonti, musicologo, che viene da importanti ruoli di organizzatore sia in Italia( Fenice di Venezia) che all'estero ( Lisbona, Madrid), ha idee che potrebbero, alcune, infrangersi sul lungo muro dell'arena della 'pallacorda' che funge da fondale del singolare teatro all'aperto di Macerata.

La stessa fallimentare esperienza l'hanno voluta fare , prima di lui, Battistelli all'Arena di Verona, da dove voleva estirpare l'anima popolare della grande kermesse operistica, e Alessio Vlad che fece spendere soldi all'erario, portando a Caracalla nientemeno che Monteverdi (con la regia di Chiara Muti, al tempo della direzione di suo padre!).

Nei vari cicli della nostra fortunata trasmissione dedicata al melodramma, All'Opera!, a cavallo degli anni Duemila, riprendemmo due storici allestimenti maceratesi di grandi capolavori ( Traviata e Butterfly);  quello verdiano nel cosiddetto allestimento 'degli specchi' (Svoboda, Brokhaus, del 1992) ripreso tante volte.

 D'altra parte lo Sferisterio non è il cortile del Palazzo Ducale di Martina Franca, che ospita il Festival della Valle d'Itria, dove le prime esecuzione e le riprese moderne costituiscono l'ossatura della programmazione, ma non stimolano l'interesse del grande pubblico, che magari non conosce di molti titoli che ivi si rappresentano in versioni particolari, neppure la versione più nota. I  titoli popolari della grande tradizione  sono popolari perché autentici capolavori intramontabili, e sono anche tanti per cui c'è ampia scelta, anche se non tutti si prestano ad essere rappresentati allo Sferisterio 

Poi ...la solita canzone che non c'è la musica ma ci sono le musiche. Vuole invitare Albano, faccia pure, ma  il travaso del pubblico da un settore all'altro, da alcuni sostenuto e dato per scontato ( lo sostenne anche Fuortes per Caracalla, ma quale fu l'esito?) non è automatico e forse da qualcuno potrebbe essere visto non di buon occhio.

Faccia anche concerti, certo, si fanno in tutte le Arene. Ma attenzione - e questo vale sia per l'opera che per la musica sinfonica -  non tutto suona bene in  un'arena, ancor più in quella maceratese dalla forma molto singolare.

 Avrà avuto buoni motivi ed esperienze pregresse per dire che non serve, anzi  che è dannoso, preparare i giovani ad uno spettacolo: la musica parla da sé e con maggiore efficacia di qualunque discorso. Speriamo parli a ragion veduta e non a vanvera. Gliene vorranno i critici dei quotidiani invitati, dietro compenso, a Macerata, a presentare l'opera della quale poi scrivevano. Come? Benissimo, se ci tenevano ad essere nuovamente invitati. E quasi tutti, ovviamente, ci temevano..

Infine, il Teatro Lauro Rossi, un gioiello nel centro della città. Chè, lo ha scoperto Pinamonti? Noi, molti anni fa - diciamo negli anni Ottanta, quando dirigevamo Piano Time, siamo stati più volte a Macerata; in una di quelle visite assistemmo ad un meraviglioso Don Pasquale di Donizetti al Lauro Rossi. Solo che  un teatro piccolo, se neppure lo si riempie, non vale la pena.

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