domenica 9 gennaio 2022

Lettera aperta a Maurizio Baglini sulla 'maratona' pianistica beethoveniana prevista domenica prossima al Teatro Verdi di Pordenone

L'idea originale magari non è venuta a Maurizio Baglini e dunque tutta la colpa di ciò che noi reputiamo un misfatto, un sacrilegio non può essere imputata  solo a lui.

 L'idea e la realizzazione, via streaming, era venuta a Michele Campanella, pianista di lunghissimo corso che l'ha realizzata a Napoli, nel Festival 'Senzaspine', ed anche 'senza pubblico', ripresa dalla Rai che l'ha trasmessa (e noi abbiamo  potuto ascoltare, finalmente,  Claudio Curti Gialdino che non avevamo mai ascoltato nei tantissimi anni in cui abbiamo ambedue insegnato al Conservatorio 'Casella' dell'Aquila).

 Dunque ora per la prima volta quella idea viene realizzata, ma 'con pubblico' a Pordenone, per volontà di Maurizio Baglini, nel Teatro Verdi di cui è direttore artistico, domenica 16 gennaio 2022, da mattina a sera, in un sol giorno. 

 Noi non abbiamo mai amato simili avventure, meglio chiamarle 'disavventure' musicali. Mai quali che fossero le modalità. Da Maazel che diresse, molti anni fa,  le 9 sinfonie  a Londra; alle 32 sonate, sempre di Beethoven eseguite, non è molto, da diversi pianisti, in un sol giorno a Roma, all'Auditorium ( ci pare che anche allora  dominus dell'operazione fosse Campanella), fino alle   9 sinfonie che due anni fa furono eseguite al Teatro san Carlo con diversi direttori, sempre in un solo giorno, in occasione delle 'Universiadi'. Ecco appunto l'esecuzione di tutte le sinfonie o di tutte le sonate o delle trascrizioni di tutte le sinfone in un sol giorno ha a che fare più con una operazione sportiva - non per niente le chiamano 'maratone'  - che con una esperienza musicale, e diciamo anche spirituale.

 Specie se poi, come fa Maurizio Baglini, reclamizzando quello che lui considera un prodotto di qualità - che assolutamente non è - invita tutti a non 'perdersi' nessuna tappa della maratona.

Ora, pur considerando che la musica non può essere paragonata alla letteratura - l'una si rivolge prevalentemente alla sensibilità l'altra alla mente, alla comprensione oltre che alla bellezza di un testo - chi consiglierebbe a chicchessia di partecipare ad una maratona forzata nel corso della quale uno o più lettori leggessero l'intera Divina Commedia  o un romanzo come I promessi sposi  o addirittura l'intera Bibbia - purtroppo la lettura integrale del testo sacro se non ricordiamo male, venne fatta durante uno degli ultimi Giubilei, nella Basilica di santa Croce in Gerusalemme a Roma. Ugualmente una sciagura, anche trattandosi della 'sacra' Bibbia!

In altra occasione, parlando di questo stesso argomento ci venne il paragone con 'le perle date ai porci'- dove le perle erano naturalmente costituite dalle offerte: le opere di qualunque campo, e i porci, con rispetto parlando, i destinatari, cioè le persone alle quali venivano servite, offerte. Porci semplicemente perchè non avrebbero potuto godere della preziosa offerta che veniva loro fatta.

Perchè, spieghiamo, non è possibile che su una persona, in un lasso di tempo assai ridotto, si riversi una tale enorme quantità di bellezza tale che egli possa accoglierla come dovrebbe, e goderne. Semplicemente perchè non ne ha il tempo, oltre che la capacità.

Per la stessa ragione abbiamo più volte scritto che i programmi concertistici sono fatti spesso 'con i piedi'. Si ascolta una sinfonia, in un ascolto che è certo impegnativo; poi c'è l'intervallo ed alla ripresa una seconda sinfonia, dicendosi all'ascoltatore: ora rimettiti seduto, che noi ricominciamo.

 In anni purtroppo lontani, i programmi dei concerti erano del tutto più idonei a ciò che anche noi pensiamo. Si iniziava con un brano di breve durata e di impegno anche non eccessivo, si procedeva poi all'ascolto del brano centrale del concerto - una sinfonia o qualcos'altro  di pari impegno esecutivo e di ascolto - e si finiva nuovamente con un brano che non intendeva togliere peso ed importanza al precedente, ma fungesse semmai come una sorta di camera di 'decompressione' prima  di rituffarsi nuovamente nella quotidianità della vita. 

 Ma allora, qualcuno potrebbe dire, come la mette con un'opera di teatro, di Verdi ad esempio, ma anche con una 'passione', mettiamo di Bach, od un 'oratorio' di Haendel?

 E infatti si tratta di esperienze particolari alle quali si va predisposti; del resto non si può, per ossequio a certi ritmi di vita reale, fare a pezzi ciò che nasce unico e che si fonda su un racconto che non può essere lasciato a metà e poi ripreso. E poi quelle sono esperienze che vale la pena fare qualche volta nella vita. 

Alla stessa maniera val la pena,  ma nel corso di una esistenza intera o di una stagione delle medesima, ascoltare tutte le Sinfonie e tutte le Sonate di Beethoven. Che bisogno c'è e quale vantaggio si ha   ascoltandole - come stoltamente invita a fare Baglini ("Non perdere un solo tassello di questa scacchiera ineguagliabile") - tutte in una giornata?


3 commenti:

  1. Condivido al 101% la visione di un programma musicale non con un elenco o una scorpacciata Ma come un percorso emozionale E quindi che ha una curva di ascesa e una di discesa del resto qualità e quantità non sono mai andati troppo d'accordo.
    È giustissima la precisazione sui lavori che nascono come un "Unicum" :passioni di Bach eccetera, ma va rimarcato il fatto che Chopin non aveva mai pensato che i suoi 24 + 3 studi dovessero essere suonati tutti insieme (quantunque forse sia l'unico integrale che io riesca a sopportare) né tutti gli studi di Liszt, né tantomeno l'integrale dei due libri del clavicembalo ben temperato.
    Saluti cordiali

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    1. Sono felice di sapere che esiste almeno un' altra persona che la pensa come me. Ma forse siamo molti di più.
      acquafredda

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