giovedì 5 agosto 2021

Carlo Fuortes, il piede in due scarpe lo ha avuto già altre volte in passato

A chi è di memoria corta o non ha seguito le vicende professionali di Carlo Fuortes, ed ora ritiene di doverlo fare, a  seguito della sua nomina a AD della Rai, e si scandalizza del fatto che certamente qualche perplessità suscita  il suo attuale doppio incarico: l'arrivo in Rai e la sua, di fatto, permanenza all'Opera di Roma chissà fino a quando, vogliamo ricordare che dopo che dall'amministrare 'Musica per Roma' fu mandato prima come commissario dal Ministero, all'Opera di Roma dove poi divenne sovrintendente, per un periodo non brevissimo, amministrò contemporaneamente le due istituzioni, fra molti mal di pancia.  Ci fu perfino qualche ipocrita che ne lodò la scarsa sete di soldi perché all'Opera in quei mesi di condirezione con Musica per Roma, Fuortes, percepì uno stipendio inferiore a quello che poi si darà, e cioè 240.000 Euro. Grazie, il resto, per raggiungere la cifra che già aveva a Musica per Roma, cioè 240.000  Euro, continuava a percepirla dalla istituzione dalla quale dopo qualche mese sarebbe venuto definitivamente via.

Ma il problema del conflitto di interessi si ripeté per Fuortes, anche in seguito, con la benedizione del suggeritore dei vari ministri della cultura in carica. Di quel Salvo Nastasi che, avendo provocato un autentico terremoto istituzionale l'ultima volta da commissario in una fondazione lirica, quella del Maggio Fiorentino, seguita a quella altrettanto disastrosa al San Carlo di Napoli (il cui miglior risultato lo ottenne sua moglie Giulia Minoli, che venne da lui messa a dirigere il neo Museo del teatro), preferì nei casi di necessità mandare avanti Fuortes, il quale evidentemente non oppose mai l'obiezione di incompatibilità per essere contemporaneamente sovrintendente del Teatro della Capitale e commissario di un'altra fondazione lirica, come quelle di Bari e poi di Verona. Nelle quali due non sappiamo come ha lasciato le cose quando è andato via. Da quello che riuscimmo a capire all'epoca dei fatti,  Fuortes non lasciò le cose risolte in ambedue,  tutt'al più non fece altri danni come purtroppo assai spesso altri hanno fatto.

 Dunque nulla di nuovo sotto il sole. Ora però desideriamo toccare un altro argomento, questa volta tutto in suo favore. E riguarda il suo compenso in Rai. E'  ridicolo che egli debba percepire lo stesso stipendio che ha percepito fino ad oggi al Teatro dell'Opera. L'argomento del 'tetto' fissato a 240.000 mila per i top manager di enti pubblici ed assimilati, non ha senso se uno passa da un teatro dove dirige qualche centinaio di persone alla Rai dove ha un esercito di 13.000 circa fra soldati e graduati, questi ultimi troppi.

 Sia Fuortes che la Soldi ( nomen omen) di soldi ne devono avere di più,  caso mai trovandoli fra i troppi ufficiali che percepiscono stipendi per funzioni che non hanno da tempo. Assuma Draghi, d'accordo con il ministro Franco, una simile decisione. E' stato già fatto in molti giornali, perdurando la grave crisi dell'informazione in Italia. Se le cose devono cambiare radicalmente in molti campi,  questa è l'ora, e Draghi è  la persona giusta per farlo.

 Intanto le prime mosse di Fuortes in Rai non ci dispiacciono: riportare il bilancio di previsione per l'anno in corso al pareggio, mentre prevedeva già un buco (semmai c'è da vedere come e dove ha fatto i tagli per riportalo, almeno nella previsione, al pareggio); e poi il divieto, per intanto fino alle elezioni di ottobre, ma da estendere, ai dipendenti Rai di partecipare a trasmissioni di altre televisioni, come hanno fatto troppo spesso taluni che ' vogliono mettersi in vista' - ha commentato qualche autorevole osservatore. E solo perchè, essendo scomparsi per le vacanze dal video, non sanno stare lontani dal piccolo schermo neanche un attimo, per riposarsi loro e far riposare i telespettatori.


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