venerdì 2 aprile 2021

Salotto di Radio Tre. SPIATO, PASSANDO SOTTO LE SUE FINESTRE, dopo averlo a lungo frequentato

  Gli ultimi tre direttori di Radio Tre, escluso l'ultimo, Andrea Montanari, che si è insediato proprio questi giorni, me li sono fatti tutti, nel senso che con tutti e tre ho avuto trascorsi, a distanza e mai tranquilli. Parlo di Roberta Carlotto ( direttrice dal 1999 al 2002) di Sergio Valzania ( dal 2002 al 2009) e di Marino Sinibaldi ( dal 2009 fino all'altro ieri).

 Mentre, invece, prima del loro arrivo con la rete culturale di Radio Rai non solo ho avuto rapporti ottimi, ma ci ho anche lavorato e a lungo. Ho fatto il mio esordio con un ciclo di trasmissioni su Telemann, all'inizio degli anni Ottanta; ho proseguito con una trasmissione settimanale che l'allora direttore Gonnelli, con il patrocinio di Paolo Donati, accolse nel palinsesto, dal titolo 'Piano Time' - esattamente come si chiamava la rivista di musica che dall'aprile dell'83 al marzo del 1990 ho diretto, dopo averla  progettata, fondata ed avviata dalla a alla z.

 Poi sotto Paolo Donati, allora responsabile della musica per la rete, accadde un incidente. In un trafiletto senza firma, ma farina del mio sacco, criticai duramente una trasmissione che  Gonnelli e Donati avevano affidato a persona secondo me non all'altezza, ma che proveniva direttamente da un assessorato del Comune di Roma, assessore Nicolini. Dunque 'amici della parrocchietta'.  Apriti cielo. Paolo Donati mi fece una ramanzina, imputandomi di aver  'messo  i panni sporchi in piazza'.

 E così la mia già lunga collaborazione a Radio Tre ebbe fine. Negli anni successivi lavorai molto in tv, a Rai Tre, con la quale la rivista da me diretta, Piano Time, ebbe una ricca e lunga  collaborazione, che adesso sarebbe troppo lungo illustrare.

In quegli anni i rapporti, personali, con Paolo Donati ripresero senza che io  potessi nuovamente tornare a collaborare a Radio Tre, anche perchè nel frattempo la responsabilità della musica , prima ancora che la direzione della rete, passò a Roberta Carlotto, la quale costruì il suo fortino e a difesa ci mise una ciurma - parlo naturalmente del settore musicale che conosco meglio - dalla quale io trassi qualche pirata per portarlo nella redazione di Piano Time. Il quale poi mi suggerì di far collaborare  qualche altro pirata che stava vai via assumendo il ruolo di capo ciurma, cosa che poi avvenne quando la Carlotto divenne direttrice.  Chi conosce l'ambiente musicale sa bene di chi parlo. 

Con la Carlotto ci fu anche, per intervento di un mio collaboratore a Piano Time che lavorava già allora, e continua tuttora, a Radio Tre, il tentativo di incontrarla, che non andò a buon fine.

Naturalmente, non appartenendo io alla 'parrocchietta' di stazza a Radio Tre, né a nessun altra parrocchia,  il ritorno a Radio Tre non poté essere patrocinato da nessuno (senza patrocinio o parrocchietta di supporto non si va da nessuna parte: sia chiaro a tutti!); ma non per questo, a mò di vendetta, continuai a scrivere quello che di Radio Tre pensavo. Naturalmente ciò rese ancor più difficili i rapporti che non  si poterono più riannodare. Neanche quando la responsabilità della musica fu affidata a persona che io conoscevo bene - gli avevo anche fatto scrivere qualcosa su Piano Time ( che allora avevo lasciato da un pezzo, ma scrivevo per il Venerdì, Suono; e poi diressi Applausi, ed avviai una collaborazione decennale con Il Giornale).

 Ovvio che  un collaboratore del Giornale, per giunta criticone, non poteva avere nulla più a che fare con Radio Tre.

Al punto che quella rete ecumenica (!) Radio Rai- come l'hanno sempre vantata i due altri direttori che si sono succeduti -  non ha mai fatto parola di molte cose, per lo più nuove e di successo, che in seguito ho fatto, come 'All'Opera!, per Rai Uno, o varie ricerche storiografiche e musicologiche, e la prima biografia di Tony Pappano, da poco insediatosi a Roma. Di questo mai una parola a Radio Tre. Io lo notavo ma certamente non me ne lamentavo pubblicamente.

In una di queste occasioni incontrai Sinibaldi, ma capii subito che la ciurma che lui aveva trovato al suo arrivo - ma che conosceva bene - non poteva essere né toccata né smobilitata. E, nel caso della musica, l'aveva lasciata  fare ciò che aveva sempre fatto. Consentendo addirittura lui ed il suo predecessore Valzania, che il responsabile della musica coltivasse il suo orticello fino ad arrivare alla sovrintendenza di Santa Cecilia, usando la radio pubblica come trampolino. Denunciai questo  dalle pagine di Music@ (uscita dal 2006 al 2013) che è stata l'ultima rivista che ho fondato e diretto, e mi beccai una querela; per fortuna dal tribunale io fui completamente scagionato e il querelante scornato.

Il fortino e la ciurma a sua difesa è ancora tutta lì. Che potrà fare Montanari, che si è  appena insediato, essendo Sinibaldi andato in pensione per raggiunti limiti di età?  

Penso  che potrebbe fare, non è detto che lasci correre. Ne ho speranza perché, in un caso analogo, ho dovuto cambiare idea. Quando fu nominato Franco Di Mare direttore di Rai Tre, pensai che andava a dirigere una rete nella quale nulla era possibile cambiare, nè introdurre alcunchè di nuovo, tanto  in quella rete  era forte l'identità. E invece, Rai Tre di Franco Di Mare, mi sembra sia diventata l'unica rete Rai nella quale qualcosa si muove,  e c'è perfino del nuovo. 

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