mercoledì 14 ottobre 2020

Musica in teatri e sale da concerto, al tempo della pandemia, seconda ondata. Gli organizzatori (Santa Cecilia, Amici della Musica di Firenze, IUC Roma) misurino SEMPRE le parole, perchè oggi le parole fuori luogo FERISCONO più di prima

 Quel che tutti temevano, ma nessuno si augurava, è purtroppo accaduto. Cioè che, alla fine dell'estate, quando in molti si erano dati alla pazza gioia, pensando erroneamente che il virus fosse stato debellato, il virus è tronato a farsi sentire. Eccome. Anche in Italia, seppure in misura ridotta, per ora, rispetto alle nazioni europee a noi vicine; mentre in molti temono che nel giro di un paio di mesi al massimo  potremmo anche noi essere in quelle critiche condizioni, se non stiamo attenti fin d'ora a rispettare le fondamentali regole per rallentare il contagio.

 Ma ora,  che è tempo di ripresa delle attività anche musicale, che accade? Il premier Conte, con il nuovo DPCM che entra in vigore proprio oggi, ha messo la parola fine alla discussione sui posti disponibili, perdurando la pandemia, in teatri e sale da concerto. Quale che sia loro capienza effettiva, i posti disponibili per ogni spettacolo o concerto non dovranno superare i 200.

 Apriti cielo. Come si fa in un teatro che ha una capienza di ben oltre 1000 o in una sala da concerto che addirittura arriva a tre volte tanto?

 200 posti ogni volta. Nessuna deroga.

Ciò stabilito è evidente che, economicamente, per teatri e istituzioni concertistiche è il fallimento. Ma forse non sarebbe male, prevedendo ammortizzatori sociali per dipendenti e musicisti, che per qualche mese teatri e concreti sospendano l'attività, onde prevenire- come già accaduto al Petruzzelli di Bari, chiusure qua e là a causa di positivi al virus.  Lo ha fatto per tutta la stagione  il Metropolitan di new York.

Potrà accadere, anzi accadrà  quasi sicuramente, perchè non è possibile ipotizzare che  al virus non piaccia la musica e perciò resti fuori da teatri e sale da concerto.  Nonostante che in sale a concerto e teatri, anche per la loro età non più verde, i rispettivi abituali frequentatori  hanno dimostrato disciplina ed osservanza delle regole sanitarie, non risultando mai infettati  durante gli spettacoli, all'aperto o al chiuso nel corso dell'estate. 

E del resto è dimostrato che oggi gli 'appestatori' maggiori sono i giovani che, stanchi della lunga chiusura primaverile, non rinunciano rinunciare alla loro consuete abitudini, fatte di contatti, di  vita di gruppo, di riti sociali. 

Ora ciò che deve innanzitutto premere al governo è la salvaguardia di migliaia e migliaia di lavoratori di teatri e  concerti, non protetti da contratti di dipendenza e  che non hanno diritto ad ammortizzatori  già previsti.  Quelli che l'altro giorno hanno manifestato in Piazza Duomo a Milano. Questi, tutti, sono da proteggere, come qualunque altro cittadino rimasto al verde, causa pandemia. 

Degli altri musicisti che oggi lamentano la chiusura dell'attività e il grave danno che questo comporterà noi non ci preoccupiamo più di tanto.


 A tal proposito abbiamo letto nei giorni scorsi parecchie cose chi ci hanno sorpreso. negativamente. A cominciare da Pappano che ha  lamentato l'aggravio di lavoro per l'Accademia di Santa Cecilia che deve continuamente  correggere e modificare la stagione che in tempi normali viene confezionata ed annunciata con notevole tempo di anticipo. 

 Caro Maestro, ci sono cose molto più gravi. All'Accademia facciano e rifacciano la stagione ogni giorno adeguandola alla grave situazione della diffusione del virus; e, se necessario, visto che l'80%  delle entrate dell'Accademia viene dal finanziamento pubblico e da qualche sponsor, si facciano concerti per 200 persone, finchè non ambia la pandemia.


 Non sono un problema le vedettes della musica. Loro, anche rinunciando ai loro lauti cachets possono tranquillamente sopravvivere alla pandemia. Loro sì.

 E perciò è molto più che sgradevole, quanto dichiarato dagli Amici della Musica di Firenze che quest'anno si apprestano a celebrare il loro primo secolo di vita. Hanno dichiarato che se la capienza dei concerti al chiuso non potrà essere rivista, concerti come quello della Argerich non potranno tenersi. Perchè? Forse che al grande concertista non intende per nessuna ragione al mondo, neppure per la drammatica pandemia, rinunciare al suo cachet evidentemente stellare? Questa supposizione, che si basa sulla dichiarazione dell'Istituzione fiorentina, è una vergogna e oscura la statura di musicista della Argerich.

Nessun cachet di chicchessia può essere oggi uguale a quello ante pandemia. Il mondo musicale, che si fa vanto di grande sensibilità  e nobiltà d'animo,  si sputtanerebbe da solo in tempi difficili come questi, pretendendoli uguali. Non deve farlo  neanche Martha Argerich che di soldi, nella sua lunga gloriosa carriera, ne ha guadagnati una montagna. Perfino i calciatori, che certamente non sono 'anime belle' come i musicisti, hanno dovuto accettare ( subire) tagli consistenti ai loro premi di ingaggio  e compensi annui.

Dichiarazione di altro segno ma ugualmente censurabile, quella del direttore artistico della IUC di Roma, intellettuale professo, il quale 'lamenta' in qualche modo che quest'anno nel cartellone la presenza di artisti stranieri è ridotta. E spiega: guardate che gli italiani sono bravi quanto quelli stranieri che, causa pandemia, non potranno venire. Se ne accorto anche lui, sbattendo le corna.  Non è che passata la pandemia, speriamo prestissimo,  se ne dimenticherà e tronerà all'antico vizio, anche perchè le corna non gli faranno più male?   

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