mercoledì 14 ottobre 2020

Cecilia Marogna. soprannominata la 'dama del card. Becciu' arrestata a Milnao, dovrà essere estradata in Vaticano. E' la PRIMA VOLTA DI UNA ESTRADIZIONE VERSO IL VATICANO

 Tempi lunghi, come da procedura, quelli per l'eventuale estradizione di Cecilia Marogna, la manager che compare nell'indagine vaticana sull'ex numero 2 della Segreteria di Stato, il cardinale Angelo Becciu, e arrestata ieri a Milano. Come è stato riferito, entro 48 ore dall'arrivo degli atti sull'arresto (carte che arriveranno nelle prossime ore) la quinta sezione penale della Corte d'Appello milanese dovrà decidere per prima cosa su convalida dell'arresto e eventuale misura cautelare. Poi scatterà il procedimento sull'estradizione, con decisione sempre della Corte d'appello, ma con tempi di settimane, dato che la difesa potrà semmai ricorrere in Cassazione. E' la prima volta che i giudici milanesi devono decidere su un'estradizione verso il Vaticano.

 

 Ci sono, infatti, tutta una serie di passaggi procedurali da rispettare per le decisioni sulle estradizioni di questo genere (i tempi nel caso di mandati di arresto europei, invece, sono più brevi). Entro due giorni dall'arrivo in Corte d'Appello degli atti sull'arresto (non ancora arrivati) i giudici devono decidere sulla convalida dell'arresto e sulla misura cautelare, decisione che viene presa senza udienza. Successivamente, entro cinque giorni Marogna dovrà essere interrogata dai magistrati della quinta sezione penale d'appello (presidente Antonio Nova). Un termine che in questo periodo di emergenza Covid potrà allungarsi per la necessità di eseguire e avere gli esiti del tampone. Nel frattempo, attraverso il ministero della Giustizia, dovranno arrivare dal Vaticano gli atti dell'indagine anche a carico della manager. E poi i giudici, sulla base delle carte, dovranno decidere se accogliere o meno la richiesta di estradizione e sul provvedimento di estradizione la difesa avrà la possibilità di fare ricorso in Cassazione. L'estradizion everrà eseguita soltanto con una sentenza definitiva (nel caso bisognerà attendere la Cassazione) e, dunque, per tutta l aprocedura potrebbero passare settimane, se non alcuni mesi. L'accusa nei confronti di Marogna è peculato per distrazione di beni. Nel mirino degli inquirenti vaticani sarebbero finiti bonifici per un totale di 500 mila euro che la donna avrebbe ricevuto dalla Santa Sede per operazioni segrete umanitarie in Asia e Africa, e che, quasi per la metà, sarebbero stati utilizzati per l'acquisto di borsette, cosmetici e altri beni di lusso.

 Nell'intricata vicenda sul caso Becciu, sulle finanze vaticane e sulle rivalita' cardinalizie, Marogna avrebbe avuto un ruolo di primo piano per la sua vicinanza all'ex Prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi. La 39enne cagliaritana, esperta di relazioni diplomatiche, avrebbe ricevuto bonifici per mezzo milione di euro per le sue consulenze alla Segreteria di Stato, quando il cardinale Angelo Becciu era Sostituto. La donna ha finora smentito sia di essere legata all'alto prelato sia di essere destinataria di bonifici a una societa' situata in Slovenia che fa missioni umanitarie. Lo stanziamento a suo favore, ha sostenuto, era di "500 mila su 4 anni e incluso il mio compenso, i viaggi, le consulenze uscite da quel conto, situazioni da gestire in varie aree". E quei soldi, "sono giunti a tranche sulla mia societa' in Slovenia", ha dichiarato ai giornali. Marogna aveva raccontato qualche giorno in un'intervista al 'Corriere della sera', di avere conosciuto Becciu nel 2015 dopo avergli scritto una mail "per capire se le mie analisi fossero corrette, e quali fossero problemi di sicurezza delle Nunziature e delle Missioni". Becciu la ricevette e, secondo il suo racconto, in Vaticano "mancava una diplomazia parallela" nei Paesi nordafricani e mediorientali. La consulente aveva in proposito affermato: "Io sapevo cosa fare e come muovermi anche per ridurre i pericoli derivanti alle Nunziature dalle cellule terroristiche presenti in quei Paesi". 

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