giovedì 14 maggio 2020

CORONAVIRUS. Si moltiplicano appelli, giornate dedicate e commozioni e lacrime in tv. Basta, voltiamo pagina

La situazione è certamente drammatica. Tanto per esemplificare, a tre giorni dalla riapertura degli esercizi commerciali ed altro, il 18 maggio, dalla Lombardia giungono notizie su contagi e morti che non lasciano tranquilli. Eppure si apre, fidandosi del senso di responsabilità dei cittadini - già in parte rilevato - e  della buona sorte che, se non aiutata (distanziamento,mascherine ecc...) impossibile posa far ben sperare.

Il periodo di crisi mette in evidenza  anche aspetti positivi, e il più rilevante di questa, è l'abnegazione e dedizione totale di medici, infermieri e personale paramedico nella lotta al contagio e nell'assistenza ai malati che sono stati come  scaraventati all'inferno dalla infezione.

 Tutti li lodano, molti li candidano al Nobel per la Pace, e il monod li ringrazia. L'altro ieri, un'altra iniziativa in loro favore. Il presidente della Siae, Mogol, si è recato nel salotto della presidente del Senato,  Casellati, ed ha lanciato l'idea di una  'giornata' dedicata a questi eroi dei nostri giorni.  Va bene, perché no, anche se il calendario delle giornate dedicate non contiene più buchi: ogni giorno nel mondo ve n'è una se non due o tre, e dunque sovrapposte, che non si sa mai a quale delle celebrazioni si sta dando la propria adesione.

Ma la vera maniera per ringraziare  il personale sanitario non è la giornata in loro onore, bensì, una volta terminata l'emergenza, la considerazione 'pratica' del loro preziosissimo lavoro. Come?  rivedendo gli organici, ridotti all'osso, gratificandoli anche economicamente. Altrimenti che se ne fanno  del  nostro grazie, una volta l'anno?

 Alle giornate dedicate  sempre più numerose, vanno aggiunti, altrettanto numerosi, gli appelli che ogni giorno, soprattutto la rete  chiede di firmare. L'emergenza ha messo a nudo le infinite criticità di un paese bello, che ha il numero maggiore di siti protetti dall' Unesco,  graziato da Dio per clima e bellezze naturali, patria del buon cibo e bel vivere, ma che nel tempo  ha aumentato le disuguaglianze sociali, e non ha mai risolto alcuni problemi che un paese civile  deve risolvere appena si presentano. L'elenco? E' infinito, a cominciare dalla sanità alla scuola, alla ricerca, alla distruzione del verde e del suolo pubblico, all'inquinamento ecc...

Noi gli appelli li firmiamo, sperando che un giorno l'anno, almeno un giorno, non vi siano più ragioni per firmarne di nuovi. 

 E poi c'è la tv. Dagli schermi molti vip ci raccontano cosa fanno a casa. Qualche volta, sinceramente, i loro racconti sono così beceri che volentieri ce li risparmieremmo. Poi ci sono i programmi 'deputati' in esclusiva a sparare idiozie, pensando che queste ci possano fra dimenticare in che mondo viviamo, con un esercito di opinionisti che opinione su nulla hanno, come dimostrano, ma che la tv paga per dirci quanto siamo scemi a  restare ad  ascoltarli.

Infine un genere di trasmissioni tv, condotte solitamente da  povere sciacquette senza arte nè parte, ma bellocce - l'unica arma a loro favore da esibire - dove  lacrime e commozione, le une e l'altra FINTE, si vendono a peso: chilate ogni volta.  La possiamo finire una buona volta? O pensate che siamo tutti così fessi da non capire  il trucco che c'è?

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