lunedì 4 febbraio 2019

Impiccato 'in effigie'. la curiosa storia del compositore francese Henry Desmarest raccontata da Giovanni Iudica, di professione giurista, musicologo per pasione


Dopo Gesualdo e Stradella, Giovanni Iudica racconta un altro musicista maledetto; Henry Desmarest, ne 'Il musico fuggiasco': l'unico, nella storia, ad essere impiccato 'in effigie'.

Conosciamo Giovanni Iudica da tempo, e prima ancora di conoscerlo, la voglia di incontrarlo ci venne dalla lettura del suo primo libriccino, che tanto 'ino' non era, come poi risultò da una lettura accurata, edito da Sellerio, e dedicato alla storia travagliata di uno dei più grandi ed innovativi compositori italiani, la cui fortuna presso studiosi e soprattutto compositori ( ci basta citare Stravinsky, Sciarrino, Schnittke), nel tempo è andata sempre crescendo: Carlo Gesualdo Principe di Venosa..

In Iudica, da sempre appassionato di musica, come sta a dimostrare anche la sua più recente attività di organizzatore musicale per il repertorio 'barocco' o per tutto quello più genericamente definito 'antico', il primo impulso a studiare la vita di Gesualdo venne dalla sua tragica vicenda umana: aveva fatto uccidere sua moglie, che lo tradiva, e tale fatto di sangue si impresse come macchia indelebile nella sua esistenza, ma anche come come marchio  'estetico' nella sua attività di musicista. ( Giovanni Iudica. Il principe dei musici. Sellerio editore. 1997)

Naturalmente non si pensi che tale sua ricerca l'abbia condotto a fare lo Sherlok Holmes della musica, mettendo in secondo piano l'attività di musicista di Gesualdo, o trascurando la ricerca storico-musicologica, e lavorando piuttosto di fantasia basandosi sui pochi elementi certi, come farebbe un giallista con il dono di una scrittura accattivante e scorrevole. Tutt'altro. Iudica tracciò per Gesualdo un affresco storico-musicologico di grande rilievo e precisione, come ci convinse la successiva lettura dei testi che negli anni, dopo Iudica, sono usciti su Gesualdo.

Passarono un paio d'anni appena, e Iudica, tornò a farsi vivo con un nuovo studio. Ancora un musicista maledetto. E ci regalò, per la sua seconda uscita da scrittore e un pò anche musicologo, la storia di Alessandro Stradella, musicista sommo (di recente, Salvatore Sciarrino è rimasto così affascinato dalla musica di Stradella, da dedicargli un'opera, dal titolo: Ti vedo, ti sento mi perdo, andata in scena alla Scala, come aveva fatto molti anni prima con Gesualdo, al quale pure aveva dedicato una delle sue opere più celebrate e più rappresentate: Luci mie traditrici), forse trascurato dalla stessa musicologia, la cui vicenda umana finì in un buio vicolo genovese, assassinato da un sicario. Meravigliò la cura e ricchezza di particolari con cui venne ricostruito l'ambiente romano ai tempi di Stradella ed alla corte della regina Cristina di Svezia, intrighi compresi. A Iudica non è sfuggito neanche il funerale di particolare solennità riservatogli a Genova e il lascito testamentario, poche cose e di nessun valore - lui   ambitissimo frequentatore di corti e salotti, finito quasi in miseria - ai parenti più stretti: le due sorelle, Vittoria e Maria, e il nipote Marcantonio. Anche nel caso di Stradella, come già con Gesualdo, il corredo di note ai capitoli del libro è sorprendente ed impressionante anche per un musicologo, attestando - come del resto ci si rende conto già alla lettura del testo, la cura con cui Iudica ha cercato e consultato i rispettivi documenti reperiti (Giovanni Iudica. Orfeo barocco. Sellerrio Editore. 1999).


Non si pensi che negli anni che separano le sue due opere maggiori da 'Il musico fuggiasco', fresco di stampa, Iudica si sia concesso un lungo periodo 'sabbatico' dalla ricerca in ambito musicale, dedicandosi esclusivamente alla professione di avvocato e all'università, perché ad intervalli regolari altri suoi libri sono usciti nel frattempo, presso l'editrice 'La vita felice ',  e alcuni dedicati a Mahler, Chopin ed al suo sempre amatissimo Gesualdo.

Nell'ultimo caso, la fatica dell'investigatore Iudica è stata grande, perchè il soggetto è sfuggente come un'anguilla dalle mani del pescatore. Iudica rivendica a favore del francese Henry Desmarest ( che sarebbe nato nel febbraio 1661 e morto, a ottant'anni compiuti, nel 1741) il cui nome compare con diverse grafie, la qualità della musica sacra, soprattutto nel genere francesissimo dei 'Grands motets', nel quale brillano altri nomi, all'epoca di Lully, alla corte del Re Sole: Delalande, Charpentier; ma Desmarest scrisse anche musica profana.

Iudica, forse, è stato attratto, inizialmente, e prima di conoscerne la musica, da un fatto assai singolare occorso in Francia. Desmarest, vissuto fra il Sei e Settecento, e del quale vivono ancora in Francia alcuni eredi, si macchiò di un delitto che la legge puniva con la morte. Rapì per amore Marie-Margherite di Saint Gobert e fuggì con Lei, senza il consenso del genitore, rendendosi irreperibile in terra di Francia. La donna aveva 19 anni appena, era quindi una giovinetta. Riuscì a mettere nel sacco la polizia francese ( sembra di leggere una cronaca dei nostri tempi!) e la stessa giustizia, che istruì un regolare processo il 19 maggio 1700, al termine del quale lo condannò alla pena capitale, ed essendo irreperibile lo impiccò 'in effigie', una decina di giorni dopo.

 L'impiccagione ebbe dell'inverosimile. Si fece uscire dalla prigione, per condurla al patibolo, l'effigie del condannato in contumacia. Si era fatto fare un quadro con la sua faccia, che si legò con il cappio che sarebbe dovuto servire a tirar su la sua testa, davanti ad un pubblico che non riuscì a trattenere risate fragorose, nonostante il lugubre rito.
Si rifugiò prima in Belgio, poi in Spagna e, da ultimo, alla corte di Lorena, dove fondò una celebre scuola di musica che ancora oggi porta il suo nome, e potè tornare in Francia solo dopo la morte del Re Sole. L'esistenza della scuola e la conoscenza della stessa potrebbe essere stata la prima circostanza a mettere Iudica sulle tracce di Desmarest. 

Il caro professore  in Francia ha una seconda patria, lì ha stabilito il suo 'buen retiro' estivo nel quale dedicarsi alla grande sua passione per la musica.
E non è improbabile, visto l'interesse suscitato dalla nuova impresa di Iudica, che si torni ad eseguire con regolarità, dopo averle riscoperte, le composizioni di Desmarest.

          (Giovanni Iudica. Il musico fuggiasco. Editore Archinto. Pagg.127. Euro 16,00)

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