sabato 7 ottobre 2023

Laudate Deum, l'esortazione apostolica di Papa Francesco spiazza anche i progressisti ( da Huffpost, di Stefano Fassina)

 Il 4 ottobre scorso, nel giorno dedicato a San Francesco, Papa Bergoglio ha reso pubblica l’Esortazione apostolica “Laudate Deum”, rivolta a tutte le persone di buona volontà sulla crisi climatica. Una lettera che, ad 8 anni di distanza, riprende l’analisi e le invocazioni etiche dell’enciclica Laudato si’, ma con un corredo di dati scientifici e un’urgenza ancora maggiore.

Il documento, alla comunicazione del quale è stata sincronizzata l’apertura di un Sinodo “evolutivo”, è stato accolto con malcelato disappunto dalla “destra”, anche vaticana, e con soddisfazione dalla “sinistra” (utilizzo per semplicità termini impropri e largamente approssimativi). In particolare, ha prevalso nella discussione pubblica la caricatura del “Papa verde”, facile da usare per colpirlo (da “destra”) o per acclamarlo (da “sinistra”). “A Borgo Pio -ci informa Lorenzo Bertocchi da La Verità- c’è chi mormora che il Papa dogmatizza temi scientifici e relativizza quelli dottrinali.” Dal versante opposto, si sbracciano per far sapere che “siamo a fianco del Papa”, le cui parole “sono una luce nel buio”.

A una lettura meno strumentale e meno superficiale, si riconosce invece, ancora una volta, animata dalla dottrina sociale della Chiesa, la critica radicale alla modernità conformata dal “paradigma tecnocratico”. Una critica senza sconti verso chi ha smarrito la cultura del limite e pensa “come se la realtà, il bene e la verità sbocciassero spontanei dal potere stesso della tecnologia e dell’economia” (§ 20). L’offensiva di Papa Francesco punta quel conservatorismo che, nonostante la retorica, difende il primato assoluto dell’economico sul creato, dove l’umano occidentale è dominus esclusivo: “La logica del massimo profitto al minimo costo, mascherata da razionalità, progresso e promesse illusorie, rende impossibile qualsiasi sincera preoccupazione per la casa comune e qualsiasi attenzione per la promozione degli scartati della società” (§ 31). Punta con la medesima intensità etica a denunciare il progressismo: “… l’idea di un essere umano senza limiti, le cui capacità e possibilità si potrebbero estendere all’infinito grazie alla tecnologia”(§ 21). “Vi sono stati momenti della storia in cui l’ammirazione per il progresso non ci ha permesso di vedere l’orrore dei suoi effetti. Ma questo rischio è sempre presente, perché «l’immensa crescita tecnologica non è stata accompagnata da uno sviluppo dell’essere umano per quanto riguarda la responsabilità, i valori e la coscienza [...] gli mancano un’etica adeguatamente solida, una cultura e una spiritualità che realmente gli diano un limite e lo contengano entro un lucido dominio di sé» (§ 24).

Mi concentro su questa parte del campo etico-politico investita dalle parole di Papa Francesco, perché è la parte dove “gioco” con l’intento di contribuire a ri-“Dare un’anima alla Sinistra”, come scrive Vannino Chiti (Guerini e associati editore). La critica al progressismo è decisiva. Siamo in un’altra Storia. Tutto cambia. La configurazione liberista assunta dal capitalismo nell’ultimo trentennio, incentrata sull’unipolarismo USA e propagandata subito dopo l’89-91 come “fine della storia e l’ultimo uomo”, è diventata insostenibile sul piano sociale, ambientale, spirituale e di gerarchia internazionale: alimenta la rivolta delle classi medie spiaggiate, mette a rischio la sopravvivenza dell’umano, da forza geo-politica e militare, oltre che economica, ai Brics. Siamo nella stagione del disincanto, della delusione, della rabbia verso il progressismo nato come miglioramento naturale delle sorti dell’umanità, ma divenuto minimalismo sociale, screditamento esibizionista del sacro e resa in chiave libertario-consumistica all’innovazione tecnologica guidata dal mercato. Il progressismo è diventato insopportabile a chi avrebbe necessità di riscatto sociale e di speranza di futuro, a chi cerca disperatamente “il sogno di una cosa”. Lo denunciava, sulle orme di Pasolini, Franco Cassano già nel 1996 nel suo capolavoro, “Pensiero meridiano”. Lo ha ripetuto fino all’ultimo dei suoi giorni Mario Tronti. La chiave interpretativa della stagione in corso diventa la protezione sociale ed identitaria, la domanda di comunità per dare rifugio ad un io sedotto e abbandonato dal miraggio individualista. Riemerge prepotente, ben argomentata nell’Esortazione, la richiesta di primato dell’Etica e della Politica sull’Economia e sulla Tecnologica.

A sinistra, la sfida di fase, pertanto, non è l’aggiornamento politico-programmatico per fermare “il vento di destra”. Tantomeno l’ennesima, deprimente, improvvisazione elettorale per competere nel recinto dei nostri. È prioritaria un’offensiva centrata sulle condizioni materiali di vita delle persone. Ma deve essere ispirata da una adeguata visione antropologica-culturale.

In tale contesto, le parole di Papa Francesco, sbandierate per portare avanti l’agenda di conversione ecologica, sono ulteriore occasione per far riflettere la sinistra storica e chi si definisce progressista. La visione antropologica di un soggetto politico credibile non può essere a la carte. Chi loda l’Enciclica e l’Esortazione per la salvezza del creato può battersi per tramutare il pur nobile desiderio di un figlio in diritto attraverso la maternità surrogata, ossia la tecnica per estendere il potere del mercato fino alla riproduzione della vita? Può assecondare, consapevolmente o meno, le derive post-umaniste indotte dalla teoria gender e può tentare di imporre, attraverso una normativa di rilevo penale (DdL Zan), il superamento delle fondamenta sessuali binarie dell’umano? “Un essere umano che pretende di sostituirsi a Dio diventa il peggior pericolo per se stesso.” (§ 73) scrive Bergoglio a chiusura della Laudate Deum. Invece, è necessaria una teologia politica, secolarizzata, come argomenta Nello Preterossi nel suo ultimo libro (Laterza).

Non abbiamo ancora meritato il dono della speranza nella Provvidenza. Confidiamo però, con l’ottimismo della volontà, che vi siano nell’area progressista donne e uomini disponibili a dialogare e a cambiare rotta antropologica per riconquista l’autonomia della politica.

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