Torna ’Orizzonti’ Le sfide del contemporaneo
Torna ’Orizzonti’ Le sfide del contemporaneo© Fornito da La Nazione

Musica, danza e filosofia per indagare i linguaggi del contemporaneo nel segno del corpo. Umano e sonoro. Ecco il filo conduttore della quarta edizione del Festival “Orizzonti“, ideato e curato dal compositore perugino Marco Momi  e promosso dalla Fondazione Perugia Musica Classica in collaborazione con il collettivo Opificio Sonoro: il cartellone di primavera è atteso giovedì 11 e venerdì 12 maggio all’Auditorium Santa Cecilia, per una delle proposte più originali e raffinate del panorama culturale cittadino (info e biglietti su perugiamusicaclassica.com e allo 075.5722271).

Momi, come si traduce in scena il tema del corpo?

"In modo poliedrico, crediamo nella musica portatrice di un pensiero, in questo caso filosofico. Nella prima giornata saranno protagoniste le idee di Jean-Luc Nancy, figura centrale della filosofia contemporanea con un’introduzione realizzata da Chiara Vecchiarelli, filosofa perugina che vive a Parigi. Poi spazio all’arte, per dare suono e corpo al pensiero".

Cosa si vedrà?

"Opere commissionate da Opificio Sonoro ed eseguite in prima assoluta e danza. Ecco “Asindeto“ con la danzatrice Lucia Guarino su musica elettronica di Nicola Cappelletti, “Internal“, brano del giovane compositore perugino Leonardo Matteucci, “Toccante“ e “Nudità“ di Paolo Perezzani"

E la seconda giornata?

"Ci sarà un confronto sulla solitudine e l’identità del corpo con brani per strumento solo eseguiti dai musicisti di Opificio Sonoro. Il programma “Nous.Corps“ si articola in tre momenti: il distacco, la vestizione e il guardarsi"...

Ma come è nato un festival così insolito come Orizzonti?

"Da una sfida, un’intuizione accolta dalla presidente Anna Calabro e da Enrico Bronzi. La musica respira se il fuoco è tenuto vivo e noi vogliamo ridare al pubblico perugino un rapporto diretto e netto con l’arte contemporanea. Ora ci siamo stabilizzati, il pubblico sta crescendo".

Già, chi è il vostro pubblico?

"E’ curioso, aperto, cerca esperienze significative, si riconosce poco nella concezione sociale del concerto di musica classica".

La soddisfazione più bella?

"La nascita di Opificio Sonoro, ensemble perugino che fa da colonna portante al progetto e che io dirigo: siamo circa 15 unità, iniziamo ad avere consensi e peso culturale nella programmazione contemporanea europea. Vorrei che Perugia capisca di più il valore internazionale del progetto".

Manca un riconoscimento?

"La Fondazione è un ottimo partner ma diciamo che Perugia ha paura del contemporaneo. Ecco noi vogliamo stimolare una politica culturale che non abbia timore della contemporaneità internazionale. La città può permetterselo".