lunedì 22 maggio 2023

Luciano Berio e l'organo . E quel 'Wasserklavier' che...

 Per una curiosa coincidenza, che chiameremmo vendicativa da parte del destino, La Lettura ( Corriere della Sera) di ieri, una pagina dopo l'altra, torna a palare di Luciano Berio, nel ventennale della morte (27 maggio 2003), e del successo che una giovane musicista inglese Anna Lopwood, 27 anni, sta avendo come organista; la quale  rivendica il ruolo 'concertistico' del suo strumento, contro chi lo vorrebbe legato esclusivamente alle funzioni religiose, ed isolato nelle cantorie delle chiese. Come disse di pensare Luciano Berio.

 La vendetta sta, appunto, nel fatto che Berio, negli ultimi anni di vita, da sovrintendente dell'Accademia di Santa Cecilia, quando ebbe in sorte la gestione dell'inaugurazione  del nuovo auditorium, costruito da Renzo Piano, e si oppose duramente all' allocazione dell'organo nella  più grande sala da concerto delle tre. Ci fu una polemica, nella quale egli intervenne con la solita durezza che ha chi pensa di essere ( o fa finta) nel giusto e non ammette contraddittorio.

 Renzo Piano, suo amico ( è bene non dimenticarlo) si era adoperato a ridisegnare lo spazio nel quale posizionare lo strumento (in alto, in fondo, alle spalle del coro), che  nelle grandi sale da concerto di tutto il mondo, anche in quelle di recente costruzione, svetta lucente, per effetto delle canne metalliche del 'prospetto'; la comunità musicale tentò di  difenderne la costruzione, sulla base del successo che i concerti d'organo avevano  ed anche in considerazione  della grandissima e vasta letteratura per lo strumento. Berio fu irremovibile. Quello strumento, al quale era legata anche la vita professionale di alcuni suoi antenati, era uno strumento 'da chiesa' e lì doveva restare.

Non volle sentir ragione, anche perchè - chi lo conosceva bene lo sapeva e doveva prevederlo - Berio non ammetteva che qualcuno la pensasse diversamente da lui. Dove 'comandava' lui si faceva come lui voleva, e basta.

 Ci siamo chiesti se Berio sia stato veramente convinto di ciò che sosteneva in pubblico riguardo all'organo. E ci siamo quasi sempre detti che  Berio in quel caso fingeva, perchè non poteva darsi che un musicista come lui potesse restringere il repertorio organistico alle funzioni liturgiche.  Allora perchè? A questa seconda domanda non siamo stati mai in grado di dare una risposta né vent'anni fa, né lo siamo ora.

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Nel suddetto articolo che ricorda il ventennale della morte di Berio, Nicola Campogrande accenna al fatto che la musica di Berio, a differenza di quella di tanti altri ottimi musicisti suoi contemporanei, relegata in festival e rassegne di genere, è entrata nel repertorio corrente accanto ai classici. 

Solo che, tradendosi, quando accenna alla sua musica entrata stabilmente nel repertorio, non si accorge che, gli tocca smentirsi, perchè si tratta di  pochissimi pezzi - lui ne cita tre -  marginali nel catalogo del musicista, e che marginali sarebbero nel catalogo di qualunque musicista: Folk songs, Rendering (farina di buona spiga ma rubata dal sacco di Schubert) e Wasserklavier , un brano per pianoforte di una serie di pezzi brevi, uno dei quali, successivo, Luftklavier,  noi avemmo il privilegio di pubblicare per primi su Piano Time (prima di qualunque editore del musicista) in occasione dell'uscita di un lungo servizio che gli dedicammo,  una specie di regalo per noi, come 'riconoscenza e ringraziamento' per l'attenzione. Neanche il 'completamento' della Turandot  di Puccini, è entrato ancora nel repertorio - vorremmo far notare a Campogrande. 

 Poi, sappiamo bene, i nostri rapporti con Berio ed anche con la sua famiglia, si deteriorarono al punto da beccarci anche una querela.( P.A.)  

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