giovedì 6 gennaio 2022

Kazakistan in rivolta chiede aiuto. La Russia risponde, volentieri, all'appello (Euronews)

 Reparti di peacekeeper dalla Russia potrebbero essere inviati in Kazakistan dopo la richiesta di aiuto fatta da questo paese per contenere le proteste degenerate in gravi violenze. La polizia avrebbe aperto il fuoco ad Almaty, capitale della repubblica kazaka. Fattore scatenante delle dimostrazioni è il vertiginoso aumento dei prezzi dei carburanti che ha innescato vasti risentimenti in molti settori sociali.

La richiesta di aiuto

Il presidente del Kazakistan Kassym-Jomart Tokayev ha chiesto aiuto ai paesi vicini membri dell'Organizzazione del trattato di sicurezza collettiva per sedare le proteste (la CSTO è un’alleanza militare difensiva stipulata nel 1992 tra alcuni paesi membri della Comunità degli stati indipendenti - Cis - organizzazione regionale alla quale aderiscono molti dei paesi nati dalla frammentazione e successiva dissoluzione dell’Unione Sovietica). "Queste bande terroristiche sono state addestrate molto bene all'estero e il loro attacco al Kazakistan dovrebbe essere visto come un atto di aggressione": ha dichiarato il presidente kazako Kassym-Jomart Tokayev.

La spirale delle violenze

La prima risposta ai disordini è stata l'adozione di misure molto severe che hanno avuto l'effetto controproducente di scatenare ulteriori violenze tanto che i manifestanti hanno preso d'assalto la residenza presidenziale e l'ufficio del sindaco dando fuoco a entrambi. Stati Uniti e le Nazioni Unite hanno lanciato appelli alla calma.

 Il Kazakistan è considerato importante per la sua posizione strategica. Dalla fine dell'URSS e quindi dal momento della sua indipendenza il 1991 il governo è stato gestito sempre dallo stesso partito . Torkayev è il successore di Nursultan Nazarbaev, che ha governato il paese per quasi trentanni e ancora oggi mantiene una grande influenza.

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