sabato 17 aprile 2021

La critica musicale italiana, riunita al Bar 'Cappelletto', ha proclamato, comunque, i vincitori dei Premi Abbiati, numerosi come sempre, in una stagione che non c'è stata

 17 aprile 2021. Di fronte all’annata artistica tormentata dalle restrizioni, scandita dalle chiusure, condizionata dalla situazione di incertezza perenne che ha costernato le attività musicali dal vivo, la giuria della 40esima edizione del «Premio Abbiati» aveva due scelte. Cancellare l’edizione o trovare il modo di riconoscere e sottolineare la resistenza, l’impegno e la qualità comunque perseguite attraverso segnalazioni emblematiche di alcune iniziative portate a compimento.


Nell’emergenza, la musica in Italia è rimasta viva. Più che altrove. La maggior parte dei musicisti e delle istituzioni ha saputo reiventarsi. Ha lavorato (e fatto lavorare). Ha escogitato sistemi per rimanere accanto al pubblico e non venire meno al proprio ruolo sociale e di presidio culturale. Ha tenuto in vita l’operatività fisiologicamente necessaria di orchestre, cori, maestranze, festival e teatri. Ha comunicato in forme diverse con spettatori e appassionati, che insieme agli artisti e alla società civile fiduciosa nel valore dello spettacolo dal vivo, sono state le vittime più esposte e colpite dalla situazione generale.

Per tale ragione, riunita a distanza, la commissione del «Premio Abbiati» (Danilo Boaretto, Alessandro Cammarano, Sandro Cappelletto, Paola De Simone, Andrea Estero, Carlo Fiore, Angelo Foletto, Susanna Franchi, Gregorio Moppi, Giancarlo Landini, Gianluigi Mattietti, Carla Moreni, Alessandro Mormile, Paolo Petazzi) ha scelto di non attribuire valutazioni individuali, tranne per alcuni riconoscimenti che di per sé lo esigono. 

Ma ha deciso di raccontare e riassumere l’intero mondo musicale italiano con quattro «Premi speciali» motivati in ampiezza e sostanza critica. Segnalando il valore, l’originalità e l’intraprendenza di iniziative ‘collettive’ e progettuali, o di individualità, che hanno combinato orgoglio e innovazione, dignità artistica e sensibilità sociale, adattabilità e riorganizzazione di spazi e modi operativi.

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