domenica 3 gennaio 2021

PIano vaccini in Italia: pronti,partenza,ritardi ( Il Sole 24 Ore, di Riccardo Ferrazza)

 Pronti, partenza e ritardo. Dopo il vax day del 27 dicembre, la “fase 1” del piano vaccinale contro il coronavirus - 469.950 dosi consegnate tra il 30 dicembre e il 1° gennaio e destinate a 1,9 milioni di persone tra operatori sanitari e socio-sanitari, personale e ospiti dei presidi residenziali per anziani - è partita a rilento: secondo il contatore del ministero della Salute 79.146 vaccinazioni dal 31 dicembre, il 16,8% sul totale delle dosi assegnate del vaccino Comirnaty di Pfizer-BioNtech. Un numero di somministrazioni che vede comunque l’Italia al settimo posto in termini assoluti nella graduatoria mondiale (la prima è la Cina con 4,5 milioni). Ferie arretrate, carenza di personale sanitario, siringhe inadeguate sono alcune delle spiegazioni fornite dalle Regioni finite sotto accusa, in particolare la Lombardia, ferma al 3%. Per il commissario straordinario per l’emergenza epidemiologica Domenico Arcuri bisogna tenere un ritmo di 65mila vaccinazioni al giorno. Secondo il piano strategico di vaccinazione l’obiettivo è la copertura del 50% della popolazione entro il terzo trimestre dell’anno (30 settembre 2021).

 La Lombardia, epicentro della pandemia, ha a disposizione 80.595 dosi (la cifra più alta tra le Regioni) ma, secondo quanto risulta dal report vaccini, aggiornato al 3 gennaio alle ore 11,20, ne sono state somministrate solo 2.416, pari al 3%. Solo Molise (1,7%) e Sardegna (2,3%) hanno fatto peggio. La versione fornita dall’assessore regionale al Welfare della Lombardia Giulio Gallera è che la campagna di somministrazione del vaccino nella regione non è ancora iniziata. «Partirà da lunedì 4 gennaio - ha spiegato -, secondo la programmazione originaria della Direzione generale welfare». Si comincia con seimila somministrazioni giornaliere che potranno arrivare a 10mila dosi al giorno fino a un massimo di 15mila distribuite su 65 posti di stoccaggio. La scadenza fissata per tutte le regioni (entro febbraio) verrà rispettata, ha assicurato l’assessore lombardo.

Ma perché aspettare il 4 gennaio vista la disponibilità dei vaccini già nei giorni precedenti? Una scelta «ponderata e attenta», ha spiegato Gallera, motivata anche dal fatto che nei giorni delle festività parte del personale ha goduto di «un sacrosanto riposo, visto che dal mese di febbraio (2020, ndr), come in nessun altra regione italiana, è sotto pressione per la violenza con cui il virus ha colpito il nostro territorio».

 A parte il caso Lombardia il ritmo complessivo della prima fase di vaccinazioni (che riguarda il 5% della popolazione) va per ora a ritmo lento. Con risultati diversi: mentre la provincia autonoma di Trento marcia in modo sostenuto (45% delle dosi consegnate), il Lazio è la prima regione per vaccini somministrati in assoluto, oltre 17mila (quasi il 40% delle disponibilità). Con numeri ben inferiori, anche l'Umbria sfiora il 20%, mentre sei Regioni regioni non arrivano al 10% delle fiale a loro disposizione: oltre alla Lombardia, Abruzzo, Calabria, Valle d'Aosta, Sardegna e ultimo il Molise, fermo all’1,7%.

Le ragioni della falsa partenza sono diverse ma alcune in comune tra i territori. Ci sono problemi nel reclutamento di dottori e infermieri: in diversi punti vaccinali il personale, anche alle prese con l'attività legata ai tamponi, è pronto a fare i doppi turni mentre in altri è stato necessario richiamare medici in pensione o ricorrere a volontari. Le difficoltà principali si verificano dove già prima scarseggiava il personale dedicato alle vaccinazioni tradizionali. In diverse strutture di Lombardia e Marche, inoltre, non sarebbero ancora arrivate le siringhe di precisione e si è ricorso in alcuni casi alle scorte degli stessi ospedali. C’è - come detto per il caso Lombardia - il fattore ferie del personale, motivo per cui in alcune strutture della Sardegna le vaccinazioni della fase 1, partiranno il 7 gennaio.

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