mercoledì 6 gennaio 2021

Comitato ' Salviamo la previdenza dei giornalisti'. Coinvolta anche l'Agenzia delle Nazioni Unite, specializzata sui tempi del lavoro e della politica sociale

 Da oggi è coinvolta nella campagna del comitato “Salviamo la previdenza dei giornalisti” anche l’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo), l’Agenzia specializzata delle Nazioni Unite sui temi del lavoro e della politica sociale.

Una lettera sulla vicenda Inpgi è stata inviata al direttore per l’Italia Gianni Rosas per chiedere “un alto intervento presso le istituzioni interessate della Repubblica Italiana affinché sia confermata la garanzia dello Stato sul sistema pensionistico dei giornalisti, come già avvenuto in passato per altri enti previdenziali, e la protezione del loro lavoro”.

Ecco il testo.

Egregio Direttore Gianni Rosas,
le scrive un ampio comitato di giornalisti che ha a cuore la libertà di stampa e il diritto-dovere dei professionisti dell’informazione di rendere note ai cittadini questioni di interesse pubblico e generale. Tale prerogativa, allo stesso tempo un obbligo e una necessità inderogabili, non può naturalmente prescindere dalla qualità dell’informazione, dipendente in buona misura anche dal trattamento retributivo e previdenziale e dalla serenità professionale dei giornalisti. La loro natura di lavoratori trova tutela in numerose Convenzioni approvate dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro, che Lei autorevolmente rappresenta, e ratificate in seguito dal Parlamento della Repubblica Italiana.

La protezione pensionistica dei giornalisti, che in Italia risale al lontano 1877, ha successivamente trovato attuazione in un ente di diritto pubblico in grado di assicurarne in autonomia i trattamenti di quiescenza senza oneri per lo Stato, onde assicurarne la libertà.

L’Istituto Nazionale di Previdenza dei Giornalisti (INPGI), creato nel 1926 e successivamente rafforzato da meritori provvedimenti legislativi nel 1951, 1955, 1987 e 2000, potrebbe non essere in grado di pagare le pensioni presenti e future degli operatori dell’informazione del nostro Paese, mandando in fumo decenni di versamenti contributivi, compresi quelli di chi è ancora in servizio attivo, anche a causa della pletorica concessione di decisioni di pre-pensionamento, imposte dalla classe politica, e di un generale degrado del mercato del lavoro.

Il grave e strutturale squilibrio tra prestazioni e contributi ha provocato per il 2020 un passivo previdenziale di 197 milioni di euro e un disavanzo di 253 milioni, peraltro aggravato dall’aver sopportato per anni l’onere di prestazioni assistenziali come l’assicurazione infortuni, la disoccupazione, la cassa malattia, le indennità di maternità e paternità e altri trattamenti di welfare, per di più senza incidere sulle tasche degli altri contribuenti italiani.

L’attuale situazione rischia di ripercuotersi sul livello e sulla qualità della democrazia del nostro Paese: avere giornalisti che non si vedono garantite le prestazioni previdenziali di oggi e di domani equivale ad avere cronisti e opinionisti meno indipendenti e in generale un’informazione meno libera, contraddicendo nei fatti gli articolo 21, 36 e 38 della Costituzione della Repubblica Italiana.

Tutto ciò naturalmente inficia anche norme internazionali di diritto del lavoro, di rango primario, quali la Convenzione sui Metodi di Fissazione dei Salari Minimi del 16 giugno 1928, la Convenzione sull’Assicurazione Vecchiaia nell’Industria del 29 giugno 1933, la Convenzione sulla Protezione del Salario del 1 luglio 1949 e la Convenzione sulla Sicurezza Sociale (Norma Minima) del 28 giugno 1952 nonché la più recente Raccomandazione sui Sistemi Nazionali di Protezione Sociale di Base del 14 giugno 2012.

Per questi motivi, il nostro comitato ha raccolto sotto una lettera inviata al Presidente della Repubblica le firme di centinaia di giornalisti.

Ora il comitato fa appello all’Organizzazione Internazionale del Lavoro, agenzia benemerita delle Nazioni Unite, per chiedere un alto intervento presso le istituzioni interessate della Repubblica Italiana affinché sia confermata la garanzia dello Stato sul sistema pensionistico dei giornalisti, come già avvenuto in passato per altri enti previdenziali, e la protezione del loro lavoro.

In generale chiediamo che si valuti con la massima urgenza, in un quadro di responsabilità e trasparenza, ogni soluzione equa e non punitiva in grado di continuare ad assicurare la pensione e le prestazioni previdenziali e assistenziali a tutti i giornalisti italiani.

Il comitato “Salviamo la previdenza dei giornalisti”

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