lunedì 4 marzo 2019

SAUDITI ALLA SCALA. LA NOTIZIA, MILANESE, E' ARRIVATA ANCHE AL CORRIERE DELLA SERA

 Anche il Corriere affronta, ma solo oggi, il caso 'Scala-Arabia Saudita' con un pezzo di Cappelli, il cui senso sembra essere : perchè scandalizzarsi? Averceli simili 'sponsor'! Non si possono rifiutare dei soldi, solo perchè il Governo di un paese, direttamente interessato a mettere un piede nella Scala - nel suo Consiglio di Amministrazione - non rispetta i diritti umani. E la Libia quando s'è comprata mezza FIAT quei diritti li rispettava? Certo che no. E allora non 'famo storie' -  come si direbbe a Roma.

 Pare che il Consiglio di amministrazione sia d'accordo nell'accettare quei 15 milioni di Euro, seppure in cinque anni,  tre per anno, che comunque non sono 'bruscolini'- come si direbbe ancora a Roma, e non sappiamo a Milano.

Pereira puntualizza che quei soldi in entrata lui non li considera come un salvagente per restare ancor alla Scala dopo la fine del suo primo mandato, fra un anno. Che è ciò che i maligni hanno accusato. Meschino chi lo accusa di questo, fa capire Pereira. Il quale spiega di averne parlato sia con il sindaco Sala che con il ministro Bonisoli, trovandoli sostanzialmente d'accordo; come pure d'accordo, a suo dire, salvo un solo rapresentante, sembra essere anche il CdA.

Allora il caso è risolto? Affatto. Anche perchè dopo aver trovato l'escamotage per far sì che non figuri direttamente un membro della casa regnante nel CdA - con il  rappresentante di una grande azienda del paese  che forse risolverebbe il problema o attutirebbe l'impatto mediatico - resta in piedi l'altro problema, quello della creazione di una Accademia della Scala a Riad. La Scala, semmai, dia una mano al governo saudita a creare una scuola di musica e danza nel paese, ma non può essere una succursale della Scala, recante la medesima denominazione della istituzione milanese. La differenza non è da poco, e noi speriamo che a Milano se ne rendano conto.


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