venerdì 6 ottobre 2023

Mario Sechi nel salotto di Lilli Gruber. Un moto di rabbia

 Mario Sechi avrei potuto conoscerlo di persona, quando ho iniziato la mia collaborazione 'decennale' al Giornale, agli inizi degli anni Duemila, perchè lui era il capo della redazione romana; ma non l'ho conosciuto, perchè in redazione non ho messo mai piede. E poi i miei contatti più diretti erano con il capo della redazione 'spettacoli' di Milano, Maurizio Caverzan o la sua vice, Laura Rio. Prima ancora conoscevo il solo suo cognome - semplice omonimia con quello di uno dei miei più cari amici, Salvatore Sechi, consigliere giuridico della Presidenza della Repubblica, da Cossiga a Napolitano.  Insomma nessun contatto.

 Però l'ho visto ed ascoltato tante volte in tv,  specie nelle cosiddette 'Maratone Mentana' non senza ammirazione, per la competenza e la solida articolazione dei suoi discorsi.

 Nel frattempo lui aveva diretto Il Tempo, quotidiano di Roma, di chiarissima tendenza comunista, e poi  aveva diretto l'AGI; e contemporaneamente s'era messo in società con Maite Bulgari, che ci aveva messo i soldi, per LIST, un 'giornale' di opinione  on line ecc. ecc...

 Dopo la vittoria di Meloni alle ultime politiche,  abbiamo appreso, personalmente con un certo disappunto, che la premier lo aveva chiamato a Palazzo Chigi, per investirlo del ruolo di portavoce.

 Il Fatto quotidiano ha scritto 'pagatissimo'. Ma questi sono affari che a me non interessano. Se uno riesce a farsi pagare il  più possibile meglio per lui. Anche se nel suo caso, visto che i soldi gli venivano dalle casse pubbliche, forse un pò di 'contegno' non avrebbe guastato.

 Pochi mesi dopo si è avuta notizia della sua uscita da Palazzo Chigi, la segretaria personale, e perchè no la sorella ed il cognato e pure i fedelissimi di Meloni sembra gli facessero troppa ombra e lui non si sentiva più libero. 

 Nel salotto della Gruber ha detto, mentendo, che la sua uscita da Palazzo Chigi l'aveva concordata con la premier,  che con lei non c'è stato nessun dissenso, e che la ragione principale era stata l'offerta degli Angelucci ( editori ed industriali della salute 'rossi') di dirigere  Libero - il quotidiano s'intende, non in assoluta libertà. Che l'altra sera ha dimostrato di non aver affatto conquistata, via da Palazzo Chigi, da dove  è sembrato non essere mai uscito, perchè si è lanciato in una difesa strenua della premier, della sua condotta politica, della sua intelligenza, della sua comunicazione, nonostante tutta la stampa contro. Forse Sechi non  ci vede e non ci sente.

 Questo lungo preambolo per dire che un giornalista,  alle sue idee  non può e non deve rinunciare,  ma deve  cercare sempre, nell'esercizio della sua professione, di non sbilanciarsi mai troppo ed apertamente in favore di questo o quello (le idee c'entrano poco o niente).

Per questo  sono convinto che un giornalista anche bravo, come lo è Sechi, ma non è il solo ( qualche volta ho scritto analogamente di Giorgio Mulè), se dopo una 'sfacciata', 'spericolata' attività politica torna a fare il giornalista, NON E' CREDIBILE. Dunque, tirate voi le con conclusioni.

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