venerdì 6 ottobre 2023

Aldo Grasso boccia BELVE ma salva Francesca Fagnani. Chissà perchè (Dagospia, dal Corriere della Sera). Nostra noterella

L’esito più auspicabile è che Francesca Fagnani intervisti sé stessa, belva contro belva, graffio contro graffio, sgabello contro sgabello. Il motivo è molto semplice: di belve in giro non ce ne sono tante e quelle più feroci giustamente stanno rintanate.

[…]

«Belve» (Rai2) si fonda su una famosa convinzione di Elias Canetti che in «Massa e potere» sostiene che porre delle domande è una forma di tirannide: «La libertà della persona consiste per buona parte in una difesa dalle domande». E il gioco della trasmissione consiste proprio in questo: porre delle domande non compiacenti, come di solito si fa in tv (ma anche nei giornali), e vedere l’effetto che fa. Poi il santo montaggio sistema tutto, mette a punto il ritmo del programma.

ALDO GRASSOALDO GRASSO

 

Non starò qui a ripetere cosa hanno detto gli ospiti, penso sia più interessante affrontare alcuni piccoli inciampi di «Belve». Ci sono momenti in cui Francesca Fagnani legge troppo, reitera un difetto che caratterizzava anche i famosi «faccia a faccia» di Giovanni Minoli: fatta la domanda, bisognerebbe di più concentrarsi sulla risposta, non lasciarla mai cadere perché spesso il meglio viene interrotto dall’urgenza di fare una seconda domanda, già preparata.

 

patty pravo francesca fagnani a belve foto di stefania casellatoPATTY PRAVO FRANCESCA FAGNANI 


Se possibile, bisognerebbe anche diminuire il numero delle citazioni («Tizio ha scritto di lei che...»), anche perché, se insultato, il Tizio assente non può controbattere. Per costruire una prima serata sono stati aggiunti altri spazi («la cartomante» Vincenzo De Lucia, le incursioni delle Eterobasiche...) che a volte danno l’impressione di essere corpi estranei. Resta il fatto che Francesca Fagnani è stata brava a crearsi uno spazio a sua misura e questa è la ragione prima del successo".





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Leggendo Aldo Grasso su 'Belve' e su Francesca Fagnani' l'altro ieri, ci è venuto in mente quanto abbiamo letto più volte  per anni a proposito di un direttore d'orchestra, sodale di un noto critico musicale che scriveva sull'altro noto quotidiano nazionale,  e che per difendere il suo amico direttore si sarebbe anche fatto tagliare una mano.

 Capitava a quel critico, che da tempo si è ritirato dalla professione, per raggiunti limiti di età, ma che  dall'eternità fa il direttore artistico  di un noto concorso di voci nella verde Umbria, di dover recensire un concerto o un'opera diretti da quel direttore, suo amico. E capitava anche di dover stroncare il risultato di orchestra, solisti, registi. Mai però  il direttore che quel concerto o quell'opera - bocciati senza rimedi - aveva diretto.

 Quei suoi articoli terminavano immancabilmente così: il direttore... ha diretto da par suo. Che secondo la sua  logica doveva voler dire: comunque siano andate le cose, quel direttore resta il mejo sul mercato.

 Che è poi ciò che fa Aldo Grasso criticando duramente la trasmissione, ma salvando la sua autrice e conduttrice. Chissà perchè 

                                                                                      (Pietro Acquafredda)

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