mercoledì 2 novembre 2022

Il Governo Meloni intende decidere del futuro di tutti. E già pensa ad un terremoto in Rai

Ci toccasse adesso difendere Carlo Fuortes, senza che ne abbiamo voglia o interesse, da chi  sta già preparando il suo futuro professionale, forse anche a sua insaputa; dal Governo Meloni che sembra avanzare spedito, sicuro come uno schiacciasassi 

 Chi legge questo blog sa bene che Fuortes noi lo abbiamo spesse volte attaccato per certe sue iniziative e per quella sua prosopopea, dettata in alcune casi dalla sua ignoranza, ed in altri dal suo servilismo nei confronti del potere di turno o dei suoi storici protettori che gli  assicurava certezze. 

Frutto di ignoranza totale e solo di quella, la sua idea balzana di 'esternalizzare' orchestra e coro dell'Opera di Roma,  per la quale il mondo intero gli rise dietro,  ed è rimasta storica, e che noi abbiamo rimarcato in tante occasioni. 

 E, poi, tanto per fare il riassunto delle puntate precedenti, a noi non è mai piaciuto quel suo cantar vittoria, anche se di vittorie di Pirro si trattò talvolta, come quando stilava bilanci da 'tutto esaurito' che si rivelavano poi alla conta dei numeri falsi. Ciò non toglie che se si è guadagnata la fama di buon amministratore, questa fama deve essersela guadagnata sul campo. e noi non abbiamo certamente  di che contestargliela.

 Mentre, invece, gli contestiamo ancora una volta quella sua allergia alle critiche, abituato come è stato ad avere attorno solo cantori, spesso interessati, delle sue imprese.

 Adesso però siamo costretti a passare dalla sua parte. Dopo aver letto la costruzione che fa oggi Repubblica, del suo futuro da manager.

 Che sarebbe questa. Meloni, che si crede sottorappresentata in Rai, vuole pareggiare i conti con le attuali forze politiche all'opposizione che hanno fatto il buono e cattivo tempo anche in Rai, negli anni della loro permanenza al potere. 

 Adesso tocca a Meloni, cioè alla destra governare ( diciamo, per ora, COMANDARE), e i rapporti di forze anche in Rai devono essere capovolti.

 A cominciare dal vertice, che va cambiato, Cioè da Carlo Fuortes il cui mandato però scadrebbe nel 2024, troppo in là per un governo che ha fretta. E allora che cosa starebbe architettando Meloni, secondo il quotidiano romano?

 In primavera  il CdI della Scala, sfiducerebbe Meyer (il cui mandato scade nel 2025) e nominerebbe al suo posto Fuortes. Non punta egli alla Scala per chiudere la sua carriera di manager culturale - ragiona Meloni?

 E già qui Meloni fa i conti senza l'oste. Il CdI della Scala è presieduto da Sala, il quale potrebbe non essere d'accordo con Meloni ( la quale però ragiona: può Sala mettersi contro il 'suo' ministro della cultura Sangiuliano?), però, se costretto, procederebbe alla nomina, e Fuortes che non può restare alla Scala e in Rai, sarebbe costretto a volare da Roma a Milano, laciando vuota la poltrona di Viale Mazzini. Decadrebbe il consiglio di amministrazione e Meloni può insediare i suoi da cima a fondo.

  Tanto per rinfrescare la memoria, Fuortes, si era  già autocandidato alla Scala, prima del secondo mandato a Roma, sotto il governo di Virginia Raggi. Prima che la Scala bocciasse quella sua candidatura, Fuortes s'era affrettato, per salvare la faccia, a dichiarare che lui voleva restare a Roma, e non voleva trasferirsi a Milano, dichiarandosi fedele a Virginia, la quale, apprezzando il gesto, seppure farisaico, lo confermò all'Opera di Roma, salvo poi a lasciare, poco dopo, il teatro quando Draghi lo nominò in Rai.

 Ora se Sala e il CdI scaligero non l'hanno voluto la prima volta, possono volerlo ora? Conterà qualcosa il fatto, non certo irrilevante, che Fuortes, sia passato nel frattempo, da Viale Mazzini?  E Sala con il CdI scaligero accetteranno di mandare a casa Meyer anzitempo, senza giusta causa?

 Temiamo che Meloni & C. stiano facendo i conti senza l'oste, e stiano dimenticando che la fretta produce guai. Un nuovo amministratore delegato della Rai non si trova dall'oggi al domani, perchè non possono fare  errore su errori, speice in Rai, come quello- mutatis mutandis - di mettere una direttrice d'orchestra che non sa fare il suo mestiere, Venezi, a dirigere un festival  storico (Taormina Arte) per il quale lei non può vantare alcuna competenza, ma solo l'appartenenza appassionata alla parte politica di Meloni, dichiarata apertamente già più volte e immediatamente premiata. 

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