giovedì 6 febbraio 2020

Papa Francesco si atterrà, facendole praticare, alle esortazioni del suo 'amato' predecessore, sulle celebrazioni lituirgiche? ( da MUSIC@)

Nell’esortazione ‘Sacramentum caritatis’, dedicata all’Eucarestia, Benedetto XVI, ha toccato anche il tema della musica liturgica, sul quale negli scritti da cardinale e nei discorsi da pontefice è più volte già intervenuto. A chi ha seguito tale complesso e dibattuto problema è sembrato che il pontefice attuale voglia invertire la rotta tenuta lungo tutto il pontificato dal suo ‘amato’ predecessore – come ama definire Giovanni Paolo II l’attuale successore di Pietro. Invertirla perché fondata su un errato concetto di ‘popolare’. La liturgia, essendo la manifestazione pubblica della fede del popolo cristiano (cattolico), deve esprimersi in un linguaggio comprensibile, ‘popolare’ si potrebbe anche usare tale termine. 

L’equivoco generato da tale termine è nato quando lo si è voluto spiegare con un altro termine: ‘semplice’, e questo a sua volta con il concetto che non importa che tale espressione sia di qualità, come se – ma questo non è stato mai esplicitamente detto – la qualità fosse nemica della semplicità e del popolare, dimenticando la lezione che ci viene, tanto per fare un esempio, dal magnifico repertorio del ‘corale’ luterano. In questo equivoco sembrò cadere Giovanni Paolo II, quando mandò via dalla Sistina Mons. Bartolucci, fece licenziare dal Pontificio Istituto di Musica Sacra, p. Baroffio, concedendo di fatto a tutti la libertà di cantare e suonare ogni cosa in chiesa, durante le celebrazioni liturgiche, dimenticando che se la Chiesa avesse seguito tale principio, nel corso della sua storia, nessuno dei meravigliosi monumenti d’arte, in ogni campo, eretti a gloria di Dio, avremmo potuto avere. 

Resta il fatto che oggi nella liturgia, anche solenne, si ascolta di tutto; certamente tutti capiscono le parole, ma si disconosce che è proprio attraverso la bellezza che la liturgia lascia segni evidenti nel cuore e nella mente dei fedeli; e perciò non mostrare attenzione per la qualità dell’espressione musicale è errore anche pastorale. Dal che l’intervento del Papa che, certamente, in fatto di musica, ha gusti più elevati del suo ‘amato’ predecessore. Ora, ciò detto, il problema è capire se il Pontefice intenda imprimere una svolta, in direzione della qualità, al repertorio musicale liturgico, oppure se una volta lanciato il sasso, non ritirerà la mano, costretto e reso impotente dalla corrente ‘innovatrice’ e populistica della sua stessa Curia, che ha dalla sua anche noti intellettuali laici. 

Insistente nella sua esortazione apostolica il richiamo all’uso del latino e del canto gregoriano (al parag.62, insiste e ripete tali concetti, ingiungendo – ‘chiedo’ è il termine usato dal papa – “ai sacerdoti di prepararli, fin dal seminario, alla conoscenza ed all’uso della lingua latina e del canto gregoriano!” ). Ma prima di questa ed altre esortazioni pratiche espone i fondamenti teorici generali della sua azione pastorale, quando dice: “ Il legame profondo tra la bellezza e la liturgia deve farci considerare con attenzione tutte le espressioni artistiche poste al servizio della celebrazione….E’ necessario che in tutto quello che riguarda l’Eucarestia vi sia gusto per la bellezza (paragr. 41). 

E poi, al paragrafo successivo, l’affondo chiaro, inequivocabile: “ Nell’ars celebrandi un posto di rilievo viene occupato dal canto liturgico… La chiesa, nella sua bimillenaria storia, ha creato e continua a creare, musica e canti che costituiscono un patrimonio di fede e di amore che non deve andare perduto. 
Davvero, in liturgia non possiamo dire che un canto vale l’altro. A tale proposito, occorre evitare la generica improvvisazione o l’introduzione di generi musicali non rispettosi del senso della liturgia. In quanto elemento liturgico, il canto deve integrarsi nella forma propria della celebrazione… Infine, pur tenendo conto dei diversi orientamenti e delle differenti tradizioni assai lodevoli, desidero, come è stato chiesto dai Padri sinodali, che venga adeguatamente valorizzato il canto Gregoriano, in quanto canto proprio della liturgia romana”. 

Ancora prima il pontefice sottolinea che: “ il rapporto tra mistero creduto e celebrato si manifesta in modo peculiare nel valore teologico e liturgico della bellezza. La liturgia, infatti, come del resto la Rivelazione cristiana, ha un intrinseco legame con la bellezza: è 'veritatis splendor'. Tale attributo (della bellezza) cui facciamo riferimento non è mero estetismo ma modalità con cui la verità dell’amore di Dio in Cristo ci raggiunge, ci affascina e rapisce…La bellezza della liturgia è parte di questo mistero; essa è espressione altissima della gloria di Dio e costituisce, in un certo senso, un affacciarsi del Cielo sulla terra….La bellezza, pertanto, non è un fattore decorativo dell’azione liturgica; ne è piuttosto elemento costitutivo, in quanto è attributo di Dio stesso e della sua rivelazione” (paragr. 35).
                                                             
                                                                     Pietro Acquafredda




LETTERA APOSTOLICA
IN FORMA DI «MOTU PROPRIO»
DEL SOMMO PONTEFICE
FRANCESCO
CIRCA LA CAPPELLA MUSICALE PONTIFICIA

Fin dalla sua antica fondazione e lungo i secoli, la Cappella Musicale Pontificia brillò nella storia di Roma e dell’Orbe cattolico come alto luogo di espressione artistica e liturgica a servizio delle solenni celebrazioni dei Pontefici inizialmente entro la splendida cappella da cui prese il nome, quindi nell’ambito della Basilica di San Pietro, o laddove i Pontefici stimassero necessaria la sua opera.
Proprio per il diretto legame con le maggiori celebrazioni dei Papi, essa trovò per vetusta consuetudine il proprio ancoraggio istituzionale dapprima entro il cosiddetto Maggiordomato di Sua Santità, e, successivamente e tuttora, in seno alla Prefettura della Casa Pontificia, godendo tuttavia di autonoma amministrazione, sebbene soggiacendo a vincoli di orientamento concordati coi diversi Responsabili delle funzioni papali.
Ora, avendo presenti i dettami del Concilio relativi alla Sacra Liturgia, in particolare i nn. 28-29 della Sacrosanctum Concilium che, in vista del decoro della celebrazione liturgica assegnano alle scholae cantorum “un vero ministero liturgico” da esercitarsi “con quella sincera pietà e con quel buon ordine, che conviene ad un così grande ministero e che il popolo di Dio esige giustamente da essi”,
Dispongo
che la Cappella Musicale Pontificia venga inserita nell’Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice, quale specifico luogo di servizio alle funzioni liturgiche papali e nel contempo a custodia e promozione della prestigiosa eredità artistico-musicale prodotta nei secoli dalla Cappella stessa per le solenni liturgie dei Pontefici.
Pertanto, considerato quanto ho appena stabilito, nomino
Il Reverendissimo
Maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie
Mons. Guido MariniResponsabile
della Cappella Musicale Pontificia,
affidandogli il compito di guidare tutte le attività e gli ambiti liturgico, pastorale, spirituale, artistico ed educativo della medesima Cappella, rendendo sempre più percepibile in essa e nei singoli componenti il fine primario della Musica sacra, che “è la gloria di Dio e la santificazione dei fedeli” (SC 112).
Il medesimo Maestro delle Celebrazioni e Responsabile della Cappella Musicale Pontificia avrà altresì premura di redigere uno Statuto proprio della Cappella in parola, aggiornando anche il Regolamento della stessa Cappella che fu approvato dal santo pontefice Paolo VI, Ex audientia, l’8 agosto 1969 e le successive disposizioni varate ad experimentum il 20 giugno 1970, le quali norme andranno raccordate col vigente Regolamento dell’Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice.
Avendo, poi, a cuore il proficuo cammino ecclesiale della Cappella stessa,
nomino
l’Ecc.mo e caro Confratello
Mons. Guido Pozzo
Sovrintendente all’economia
della Cappella Musicale Pontificia,
affidandogli soltanto il compito della specifica cura dell’amministrazione economica della Cappella stessa da svolgere sotto la guida del Maestro delle Celebrazioni e Responsabile della Cappella Musicale Pontificia.
Stabilisco che il presente Motu proprio, che si dovrà osservare, nonostante qualsiasi consuetudine o norma contraria, anche se degna di particolare menzione, venga promulgato mediante pubblicazione sul quotidiano L’Osservatore Romano uscente il 19 gennaio 2019, entrando in immediato vigore, e che successivamente sia inserito nel Commentario ufficiale della Santa Sede, Acta Apostolicae Sedis.
Dato a Roma, presso San Pietro, il 17 Gennaio 2019, VI del Nostro Pontificato.
Francesco


P.S.
 Recentemente Papa Francesco ha sostituito il direttore della Cappella Sistina, che si è ascoltata recentemente in alcuni pontificali solenni, presieduti dal pontefice, come rinata.
Anche se  in realtà la sostituzione è avvenuta a seguito di illeciti amministrativi e sospetti di  fatti di ben altra gravità all'interno della Cappella pontificia, è lecito pensare   che essa manifesti anche una diversa considerazione della bellezza in funzione liturgica, della musica e soprattutto del canto? Ancora non è dato  sapere.( P.A.)






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