giovedì 7 marzo 2024

Alessio Bidoli, violino, con Canino e Meunier, registra la musica da camera di Freitas Branco, portoghese. Recensione CD Sony Music

 

Alessio Bidoli alla scoperta della musica per violino di Freitas Branco


Nei primi anni Ottanta, del secolo scorso era viva la convinzione che il musicista che si dedicava alla musica 'contemporanea' - da intendersi: scritta da musicisti viventi o da poco scomparsi, dove però il termine 'contemporaneo' alla connotazione temporale, ne aggiungeva spesso una seconda 'stilistica' e più precisamente 'd'avanguardia' - allora più eseguita di oggi', lo faceva perchè non era (non riteneva se stesso o non era ritenuto) all'altezza della musica del grande repertorio, eseguendo la quale si era convinto di non poter conseguire lo stesso riscontro. E, per questo il ripiego 'contemporaneo', necessario.

Quella scelta poggiava sulla certezza che il pubblico, senza un metro di paragone, per la mancanza di una vera 'tradizione esecutiva', e perchè la vita esecutiva di quel repertorio si esauriva quasi sempre nelle sole 'prime' esecuzioni' che quindi restavano 'uniche', sarebbe stato con lui clemente.

Oggi, che la musica 'contemporanea' - che non è precisamente nè quella di Ludovico Einaudi né di Giovanni Allevi e forse neanche di Nicola Piovani, tanto per essere chiari - viene eseguita più raramente, ma forse meglio di un tempo, si va controbattendo che la scarsa attrattiva di quella presso il pubblico è proprio conseguenza della sua scarsa diffusione. E che per questo, i musicisti che raramente si dedicano ad essa, lo fanno solo quando vi ravvisino qualche elemento di particolare novità ed interesse, salvo i casi, da loro non dipendenti, di dediche ed occasioni di 'commissioni' celebrative.

Anche noi, che allora dirigevamo il mensile Piano Time, ne eravamo convinti, e limitatamente al repertorio pianistico che era poi fra i più diffusi presso i musicisti di quella generazione, per fondata conoscenza.

Ma c'era anche una seconda convinzione - non erano ovviamente le uniche, ma quelle che fanno al nostro caso - e riguardava la scoperta o riscoperta di certi autori e di certe loro musiche.

Si pensava che se certi autori e certe musiche erano usciti dal repertorio, era semplicemente perchè non avevano i numeri per restarci, ed erano finiti nel dimenticatoio dopo un periodo di presenza nel repertorio. Tanto valeva farceli restare.

C'è, infine, il caso della scoperta di certi autori, sconosciuti, che l' iniziativa di musicologi e musicisti, o di musicisti/musicologi allo stesso tempo, porta, per la prima volta, anche dopo secoli, all'attenzione generale.


Queste riflessioni ci venivano spontanee nello stesso momento in cui ci siamo mostrati interessati ad ascoltare questo recente CD Sony, inciso dal violinista Alessio Bidoli, in compagnia di due monumenti del concertismo mondiale, ma appartenenti alla generazione nostra più che a quella di Bidoli, e cioè Bruno Canino e Alain Meunier, e dedicato ad un musicista portoghese, di cui non conoscevamo neanche il nome - e come noi quasi tutti: Freitas Branco ( 1890-1955).

Chi era Freitas Branco? Un musicista, musicologo, didatta, teorico e giornalista che, pur essendo personalità eminente nel mondo della musica e cultura del suo paese, nella sua non lunghissima vita, dovette subire la censura di Salazar, la cui dittatura, è stata in Europa, nel Novecento, la più lunga: dal 1932 al 1968.

Per essere conosciuto, e scoperto, Branco ha dovuto attendere la morte del dittatore.

Solo nel 1975, a vent' anni dalla morte di Freitas Branco, viene per la prima volta pubblicato il catalogo completo, non ricchissimo, della sua opera, elaborata in tre fasi. La prima, la più ricca, durata tutta la gioventù, fino agli anni Venti - vi appartengono opere cameristiche per lo più; la seconda, abbastanza povera, negli anni della dittatura di Salazar, che tuttavia vedono la scrittura di tre delle quattro sinfonie; - (ma la sua opera comprende anche musica vocale e corale, oltre che per pianoforte); e la terza, con sporadiche opere, dalla fine degli anni Trenta, agli anni Cinquanta, comprendendovi anche la Sinfonia n.4 (1952).

Nel 2005, poi, a cinquant'anni dalla morte, la prima registrazione discografica dell'opera completa, seguita da altre a stretto giro, come nel caso del repertorio sinfonico, affidato nel 2010, all' Orchestra Sinfonica Nazionale Irlandese, e alla direzione del portoghese Alvaro Cassuto, che ha praticato moltissimo il repertorio di musicisti suoi connazionali. Di uguale importanza per la sua scoperta, un festival a lui dedicato e alcuni fondamentali studi musicologici.


Quando e come Bidoli sia venuto a conoscenza della musica di Branco e perchè abbia poi deciso di registrarla, lo racconta lui medesimo. Tutto cominciò con la scoperta delle sinfonie, attraverso un disco pescato in un vecchio negozio; seguì l'impegno nello studio del repertorio violinistico del musicista portoghese, il suo apprezzamento e la decisione di registrarlo.

Scorrendo la sua già ricca produzione discografica, ma anche il lungo e dettagliato elenco dei programmi proposto alle istituzioni musicali, ci rendiamo conto che il repertorio di Bidoli non è circoscritto a determinate età e stili. E come non abbia paura di avventurarsi in repertori non molto praticati accanto ad altri classici (abbiamo ascoltato nel recente passato, il suo CD dedicato a Nino Rota, con grande soddisfazione), come suggerisce anche questo dedicato ad un musicista di un paese musicalmente non ricco e per giunta lontano e sconosciuto come il Portogallo. Per tutte queste ragioni, quelle nostre riflessioni dell'inizio, non si applicano in nessun caso a Bidoli, raro esempio di musicista e studioso.

Il quale, di Freitas Branco ha messo in fila le sue uniche due Sonate per violino, lontane una dall'altra vent'anni (ne aveva solo diciotto quando scrisse la prima, ancora studente di composizione; trentotto con la seconda); il coevo della Sonata n.1, Trio per violino violoncello e pianoforte (1908) una sorta di fantasia, in forma di suite, multicolore e multiritmica, ma senza interruzione, ricca di ben 14 brani, 'fogli d'albun' messi in fila l'uno dopo l'altro con carattere ed andamento diversissimi fra loro e che, di conseguenza, del Trio conserva solo il nome; e l'occasionale Preludio per violino e pianoforte (1910).

Infine, la Sonata per violino n.2(1928), scritta vent'anni dopo la prima e che, come la precedente vede il musicista alle prese con una forma usata ed abusata, non più frequentatissima nel tempo e, nei pochi casi del repertorio recente, già rivisitata dai diversi musicisti, ad alcuni dei quali Branco 'si rivolge': Frank, Ravel

Nel caso di registrazioni come questa gli interpreti sono tenuti, anzi costretti ad inventarsi uno stile esecutivo, per il quale non possono rifarsi a precedenti, che non esistono di fatto. E questo ne aumenta l' interesse.

Bidoli, strumentista di gran classe e maturità, - impreziosisce, poi, la registrazione, facendosi affiancare ancora una volta dal sempre affidabile Bruno Canino; e, relativamente al Trio, da Alain Meunier, violoncello, che tanta parte ha avuto in anni più lontani, nella diffusione ed interpretazione della musica contemporanea (ci sovviene una sua esecuzione del Le Ruisseau sur l'escalier di Franco Donatoni alla Rai di Roma).

Doppiamente preziosa, infine, la registrazione, per il piacere della scoperta di un musicista, Freitas Branco, del quale anche il nome ci era sconosciuto (Pietro Acquafredda)

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Freitas Branco. Complete Violin Sonatas and Piano Trio , Alessio Bidoli, Alain Meunier, Bruno Canino ( CD, Sony Music)


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