mercoledì 8 novembre 2023

MURATORE, che genere di MURATORE bergamasco è Gavazzeni, nuovo direttore artistico dello Sferisterio di Macerata? Muratore anche in senso 'Massonico'? ( da Il Resto del Carlino)

 

Sferisterio, Gavazzeni:: "Quattro date per titolo. Ok alla Notte dell’Opera se ci porta più biglietti"
Sferisterio, Gavazzeni:: "Quattro date per titolo. Ok alla Notte dell’Opera se ci porta più biglietti"© Fornito da Il Resto del Carlino

Si definisce "un muratore", perché bergamasco e, quindi, "pratico": largo alle idee artistiche ma allo stesso tempo studio attento dei costi, per una programmazione calata sulle esigenze della città. Così Paolo Gavazzeni si è presentato nel suo primo giorno da direttore artistico dello Sferisterio. Cinquantaquattro anni, diplomato in pianoforte e laureato in Giurisprudenza, è stato direttore artistico dell’Arena di Verona e per 12 anni nella direzione artistica del Teatro della Scala. È ancora tutto da definire, ma gli obiettivi per la stagione del Macerata Opera Festival 2024 sono chiari: 4 rappresentazioni per titolo, lavorare insieme con la città per rendere il Mof quanto più attrattivo possibile da un punto di vista anche turistico, puntare sui giovani, sempre tenendo ben presenti i problemi di Macerata, che elenca: la carenza di alberghi e la difficoltà di portare gente in centro prima e dopo l’opera. Il terzo titolo, assicura senza però svelarlo, rappresenterà la storia dello Sferisterio: si celebrerà sì Puccini nel centesimo anniversario dalla morte (restano la Turandot e La bohème) ma si renderà anche omaggio all’arena nel 60esimo anno del Mof. Cancellata la Fanciulla del West, uno dei titoli della programmazione di Paolo Pinamonti, predecessore di Gavazzeni.

Il metodo.

"Un buon direttore artistico lavora col sovrintendente e lo staff e ascolta le esigenze della città – dice Gavazzeni –. Ho fatto mio il motto di un sovrintendente della Scala, diceva: ‘Bisogna lavorare seriamente senza prendersi troppo sul serio’. Ricordiamoci che il pubblico va a teatro per svagarsi. Io amo l’opera lirica nella sua essenza. Bisogna poi coniugare l’idea artistica con quella che è la realtà delle cose".

Il cambio in cartellone.

"I tre titoli – spiega Gavazzeni – dovranno avere un’attrattiva non solo artistica ma anche turistica, devono essere accessibili al pubblico anzitutto a partire dalle date di messa in scena, su questo c’è un lavoro da fare". Gavazzeni ha studiato le ultime stagioni. "Il calendario va pianificato molto attentamente, in funzione del pubblico, coniugando disponibilità degli artisti ed esigenze dei tecnici con le date della messa in scena; io do privilegio ai tre titoli d’opera, poi però ci saranno tutte quelle serate, che non sono molte, che serviranno a ’infarcire’, a dare un contorno, altrettanto importante, ma che comunque resta un contorno". Riguardo alla programmazione della lirica, Gavazzeni specifica che presenterà tre o quattro piani di prova, in modo da poter esaminare i possibili scenari e lo farà "in riunioni collegiali", all’insegna della condivisione. "Posso avere diverse idee, magari interrompere cinque giorni a Ferragosto e poi riprendere le recite dopo il 20 di agosto, ma è tutto da vedere, se vale la pena o no, c’è da studiare".

Quattro rappresentazioni per titolo.

"Mi piacerebbe fare quattro rappresentazioni per titolo, studieremo bene il tutto con il sovrintendente e lo staff del teatro. Noi dobbiamo vendere un prodotto al pubblico, quindi non si può prescindere dai gusti della gente. Vorrei fare un percorso assieme al sovrintendente e al sindaco. I miei credo artistici non valgono in senso assoluto – tiene a sottolineare –. Ho lavorato alla Scala, all’Arena di Verona, oggi lavorerò allo Sferisterio. Sono tre realtà diverse. I miei credo artistici, la mia sensibilità e i miei gusti si devono plasmare sulla realtà del luogo".

I giovani.

"I giovani sono fondamentali per andare avanti, non solo i giovani artisti ma anche il giovane pubblico. Quest’anno ci sarà un titolo adatto a un cast giovanile. L’attenzione ai giovani deve essere seria e costante, il talento giovanile va sviluppato e fatto crescere".

Le iniziative di "contorno".

"Non sono per mistificare quello che l’opera lirica è. In passato ci sono state delle iniziative, ma io credo nella centricità del palcoscenico, le persone vanno abituate ad andare a teatro. Sul palco di un teatro c’è la magia, che fa parte dello spettacolo. Può essere utile vedere in piazza un atto di Bohème, ma non sarà mai quello che succede poi sul palco. Le persone vanno condotte per mano, ma non raccontandogli una bugia, facendogli cioè vedere che l’opera è un cartone animato e poi invece è un’altra cosa. Io ho una visione aperta nei confronti dei giovani ma ho molto rispetto e stima della loro curiosità, non dobbiamo aver paura che loro si annoino. Questa cosa che tutto deve essere rapportato al quotidiano è quanto di più deprimente possa avvenire sul palcoscenico. Il palcoscenico ti deve emozionare, far sognare, suggestionare, magari non capisci subito quello che hai visto, lo capirai dopo anni. Ma quello che non bisogna ammazzare è l’emozione. Noi a Macerata non abbiamo un sipario ma l’emozione è un sipario che svela la scena. Se manca quel senso di stupore, siamo già partiti col piede sbagliato. Questo non vuol dire che non ci debba essere un contorno per la città, ma questo contorno lo vedo nel Lauro Rossi, dove ci saranno appuntamenti specifici di avvicinamento all’opera, ma la curiosità deve rimanere nel vedere cosa succede allo Sferisterio".

La Notte dell’Opera.

"Se la notte dell’opera si trasforma in biglietti acquistati per lo Sferisterio, ne faccio anche una ogni 10 giorni. Se invece serve per dare colore, inventiamoci qualcos’altro. Pensiamo a ciò che serve al festival. Comunque, non dico di no a prescindere. È una bellissima idea, ma dobbiamo chiederci quanto costa in termini di persone e soldi. E poi, se noi abbiamo 16 serate ma la notte dell’opera è una, che cosa è? A che serve? Perché invece non organizzare ogni settimana qualcosa al Lauro Rossi? Ma, prima, dobbiamo tenere conto dei problemi della città".

I problemi di Macerata.

"Uno, non ci sono alberghi; due, lo Sferisterio è sotto e il centro è sopra; tre, le opere finiscono a mezzanotte o mezzanotte e mezzo – riflette Gavazzeni –. Noi dobbiamo capire, anzi la città deve capire, come portare in centro alle 19 coloro che vanno alle 21 all’opera, a mangiare il gelato, la pizza, e così via, a comprare profumi e regali da portarsi a casa, lì vinciamo. Il prodotto artistico, però, rimane quello che succede allo Sferisterio. Possiamo lavorare insieme alla città".

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