sabato 1 aprile 2023

Musei di Spoleto. Lascia MarcoTonelli, arriva Saverio Verini fra le polemiche. Lettera del direttore uscente ( exibart.com). Ed una favoletta antica di Pietro Acquafredda

 Quattro anni di direzione artistica di Palazzo Collicola (2019-2023), 27 mostre per un totale di 36 artisti, 20 nuove opere tra comodati e donazioni, il restauro del wall drawing di Sol LeWitt, lo spostamento e il riallestimento della Galleria d’Arte Moderna, per una irrisoria media di 25.000 euro l’anno di budget comunale per attività, dai cataloghi, ai trasporti, ai lavori di allestimento, alla grafica e immagine coordinata delle mostre, ai curatori etc. A fronte di bandi del Ministero vinti quali un PAC (Loris Cecchini), un Exhibit programm (Paolo Canevari), un Comitato Nazionale del Centenario (Giovanni Carandente), un Italian Council (Anna Scalfi Eghenter). E di 10 mesi di chiusura per pandemia e lockdown.

Tanto con poco e quel tanto è venuto soprattutto grazie a sponsor tecnici, galleristi, artisti, fondazioni culturali, privati cittadini, veri e propri mecenati, colleghi.

A esperienza conclusa nessun rimpianto, di meglio non si poteva personalmente fare, tanto più in un museo che ormai mostra tutte le sue criticità strutturali non risolte dalle amministrazioni passate e da quella presente: il piano mostre ancora con crepe e tubi innocenti del terremoto del 2016 e una vecchia illuminazione a lampade alogene, il museo privo di climatizzazione e impianti di deumidificazione (contro ogni direttiva sugli standard tecnico scientifici museali), mancanza del collaudo, la facciata sempre più mal ridotta e via dicendo.

Auguri al prossimo direttore, che pur alla sua prima esperienza di direzione museale saprà certamente risolvere queste criticità e occuparsi della collezione d’arte antica e moderna di Palazzo Collicola.

Approfitto per ringraziare i tanti amici e professionisti che mi hanno sostenuto fattivamente in questi anni: Carol LeWitt, la Fondazione Marignoli di Montecorona, Chiara Profili, Luigi Fortunati, Maria Teresa Venturini Fendi, la Fondazione Mahler-LeWitt, Umberto de Augustinis, Camillo Antonini, Roberto Farchioni, Enrico Mascelloni, Bruno Toscano, Daniela De Gregorio, Bruno Corà, David Palterer e Thierry Dufrene, Lorenzo Fiorucci, Davide Silvioli, Vincenzo Alessandria, Sandro e Fabio Tulli, Lamberto Gentili, Stefano Bonilli e Mario Brunetti, Sala Pegasus, Opharc, gli Amici di Palazzo Collicola e i tanti altri che spero mi perdonino per non averli citati, ma che sarebbe stato troppo lungo elencare.

Un rammarico: aver partecipato al bando indetto dal Comune nel 2023 per affidamento triennale di direzione artistica dei musei civici, tra cui Palazzo Collicola, salvo scoprire a cose fatte che il vincitore, Saverio Verini, sembrerebbe non avere i requisiti richiesti dal bando, cioè aver svolto “l’incarico di direttore museale nei tre anni precedenti presso una struttura pubblica o privata” né una “provenienza dai settori della ricerca e dello docenza universitaria”.

Per non dire che il vincitore del bando è figlio del senatore PD umbro Walter Verini, dal momento che Presidente della Commissione giudicatrice era Luca Gammaitoni, candidato alle Regionali del 2019 col PD sostenuto da Verini. Coincidenze? Qualcuno forse vorrà vederci più chiaro e chiedere spiegazioni all’Amministrazione?

Sarebbe stato più onesto forse dire: “Caro Tonelli, grazie tante per il lavoro svolto, ma ora vogliamo dare una svolta strettamente curatoriale, performativa, giovanilistica, che non stia a pensare ancora a Giovanni Carandente, alla storia della collezione, ai restauri, ma ad eventi inclusivi, under 35 e più alla moda”. Bene, tanti auguri, liberi di farlo, sarebbe stato più semplice fare una nomina diretta. E invece un bando che tra l’altro, protratto per due mesi, ha lasciato il museo senza direttore e a ridosso sia delle mostre in programma di aprile sia di quelle di giugno del Festival, che non sono state ancora annunciate nel programma ufficiale della rassegna per mancanza di direzione di Palazzo Collicola.

                                                             Marco Tonelli


Favola dei tempi antichi

 C'era una volta una famiglia di poveri contadini. Il padre ogni giorno all'alba, andava in campagna per tornare al tramonto a casa: ogni giorno, 365 giorni l'anno. Mai un giorno di festa, mai un pranzo al ristorante, mai una pizza. Per fortuna in quel paesino di ristoranti non ve ne erano, come anche di pizzerie. Fortuna per chi come  quel padre che  a malapena riusciva ad assicurare  a fatica un pezzo di pane per tutta la famiglia.

 I figli crebbero, le esigenze aumentarono, specie quando uno di loro disse al padre di non avere nessuna intenzione di seguire le sue orme, e di voler studiare. Il padre,  anche se a malincuore, acconsentì perchè lui del mestiere del contadino conosceva la durezza. Non poteva però immaginare quali problemi quella decisione si sarebbe portata con sè. Ogni giorno,  il figlio che intraprese gli studi chiedeva qualcosa, sempre inerente lo studio: libri quaderni ed ogni cosa che per uno studente di  qualunque altra famiglia, quantomeno non contadina, era di normale amministrazione. Non poteva  però ignorare quanto dolore provocavano tutti i suoi no, nel figlio. 

 Un giorno all'ennesima richiesta del figlio non rispose, come sempre, che non poteva, si fece coraggio e papale papale gli disse: potevi nascere nei coglioni del conte (in quel paesino c'era un conte).

 La favola non ci racconta  se il figlio capì la lezione e smise di domandare ogni giorno qualcosa a quel povero padre che non sapeva come accontentarlo.

 Non abbiamo nulla da insegnare a Tonelli, e noi conte non siamo.  Ma forse la favoletta raccontataci dal nostro amico, figlio di contadino, qualcosa può insegnare anche a Tonelli. ( P.A.)

 

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