domenica 11 dicembre 2022

Le porte girevoli che consentono ad ex politici di occuparsi di affari vanno fermate

 La consulenza che l'ex cancelliere Schroeder presta ad aziende russe, con lauti guadagni per lui, ma con gravissimi danni anche d'immagine per il suo paese; e l'inchiesta di questi giorni che ha portato agli arresti   di una vice presidente del Parlamento Europeo che aveva in casa sacchi pieni di banconote forse elargitele dal Quatar che, in cambio, le chiedeva di ammorbidire la posizione dell'EU nei confronti di quel Paese,  per i molti punti oscuri  che hanno accompagnato la preparazione dei Mondiali; ed anche di un italiano, ex Parlamentare dei socialisti, che svolge attraverso una ONG attività di lobby, foraggiato per la medesima ragione; e di altri; mentre sembra che possa aprirsi un secondo filone di indagine, per identica attività, che vedrebbe invece il Marocco come paese corruttore, pone all' attenzione del legislatore la necessità di fermare le cosiddette 'porte girevoli' che consentono a molti ex politici, pratici dei meccanismi della pubblica amministrazione,  di lavorare per conto di soggetti privati che hanno bisogno, talvolta, che i suddetti meccanismi vengano oliati a loro favore. Gli ex politici sanno evidentemente come fare.

Di questo ne ha parlato oggi, a Rai 3, Lucia Annunziata che ha interpellato un'altra vice presidente del Parlamento Europeo, l'italiana Picierno, che parla come un libro scritto, insopportabile!, specie nella condanna 'a posteriori'  di tale schifoso operato.

 La quale, però, ha posto il problema molto serio delle cosiddette 'porte girevoli' che riguardano anche molti altri settori. Quello cioè di vietare, per legge, agli ex politici di lavorare nel mondo degli affari, attraverso azioni di lobby, specie quelle non proprio specchiate. Il caso di Schroeder è drammaticamente emblematico. Ma del problema si è discusso anche per i magistrati che dopo aver svolto attività politica non dovrebbero rientrare nella magistratura per evidente incompatibilità.

 In questi giorni in Italia, è emerso un possibile 'caso D'alema'. Il quale sta lavorando per un gruppo di investitori intenzionati a comprare la grande raffineria siciliana di proprietà russa. 

 Ma, per restare in Italia, ci vengono in mente almeno due casi di ex politici riciclatisi nel mondo degli affari, profittando - altrimenti perchè li pagherebbero - delle competenze e dei legami creati durante l'attività pubblica. Come nel caso di Alfano, ex parlamentare, ex ministro,  che è presidente di uno dei più importanti gruppi della sanità privata, e quello di Urso che nei periodi in cui era fuori del Parlamento dove ora è rientrato ed è anche ministro, faceva da mediatore con l'Iran per scambi commerciali. Senza parlare di come è finita male, per identica attività, l'ex presidente del Parlamento Irene Pivetti.

 Perchè é evidente a chiunque che una azienda privata che assolda un ex politico vuole che lui, a conoscenza di come funziona la macchina pubblica e di come oliarne di ingranaggi stridenti, la aiuti a superare  le difficoltà che potrebbero sorgere nei rapporti fra pubblico e privato.

Naturalmente esiste anche una attività di lobby corretta e perfino utile alle istituzioni in procinto di assumere decisioni, ma a questi lobbisti ufficiali non arrivano sacchi pieni di banconote, trattandosi di corruzione e non di lobby.

 La Picierno una cosa non ci ha detto, nè la Annunziata glielo ha chiesto. E cioè se il Parlamento europeo ha gli strumenti al suo interno per  evitare e  comunque smascherare simili porcherie. Perchè nel caso attualmente in discussione ad accorgersi della corruzione è stata la polizia e non il Palrmamento che naturalmente è subito intervenuto per con dannare ed espellere la vice presidente greca.

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