venerdì 16 ottobre 2020

Il Sovrintendente della Scala è seriamente preoccupato per il futuro del teatro. La preoccupazione è generale

 Dominique Meyer è pronto a far partire la nuova stagione della Scala, ma è preoccupato che, con l’andamento dei contagi in Italia, si possano applicare nuove restrizioni, come un taglio dei posti a sedere per il pubblico all’interno del teatro. Secondo il sovrintendente infatti, se si dovesse passare dagli attuali 700 posti a 200 significherebbe dover necessariamente chiudere il Teatro alla Scala.

Taglio dei posti alla Scala: c’è preoccupazione

Mentre il Ministro della Cultura Franceschini non si pronuncia in merito, anzi rimanda il tutto al Comitato Tecnico Scientifico, a La Scala il Sovrintendente Dominique Meyer si dice preoccupato per il futuro de La Scala, qualora si dovesse nuovamente abbassare la capienza massima concessa ai teatri italiani per limitare il contagio. Così a La Scala si gioca di anticipo e, pochi giorni fa, si è deciso di inviare alla Regione Lombardia la richiesta per aumentare la capienza massima dei posti da 700 a 1200, un numero utile a sostenere i costi del teatro che viceversa andrebbe in rosso.

 E mentre si pensa ad un probabile calo dei posti in sala, sul palco anche il personale diminuisce. Il direttore d’orchestra Riccardo Chailly infatti è a lavoro per l’opera “Lucia di Lammermoor” che sarà eseguita da un’orchestra con un numero ridotto di musicisti mentre il coro sarà presente solo in alcune scene. Lo stesso sarà per la messa in scena del Rigoletto di Verdi firmato da Zeffirelli, dove in scena verranno coinvolte meno comparse.

Previsto per mercoledì un incontro anche con i Sindacati che invece vogliono proporre, in extremis, la realizzazione degli spettacoli in streaming, per assicurare la realizzazione degli spettacoli anche qualora dovessero essere chiusi i teatri.

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Alla Scala non era mai successo dal 1920. Da quando Arturo Toscanini istituì l'ente autonomo che liberava il teatro dal "palchettisti", fino ad allora proprietari dei 155 palchi del Piermarini. Salvo dopo i bombardamenti del '43 e fino al '46 per colpa della guerra. Per la prima volta, a causa del Covid 19, il teatro lirico più famoso del mondo quest'anno cancellerà la campagna abbonamenti. Una boccata d'ossigeno che l'anno scorso a quest'epoca aveva fruttato alle casse scaligere circa 15 milioni di euro. La stagione che il sovrintendente Dominique Meyer presenterà alla stampa, salvo sorprese, venerdì prossimo sarà annunciata trimestralmente: finché il governo non chiarirà nel prossimo Dpcm se la già ridotta capienza del teatro subirà o meno una ulteriore sforbiciata non è possibile fare le piante per la vendita dei biglietti. Impossibile quindi immaginare di poter vendere a rate gli abbonamenti. Senza contare che agli abbonati della passata stagione, che è stata in gran parte cancellata, sono stati offerti dei voucher come risarcimento.

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