martedì 2 aprile 2019

Dall'Assemblea regionale dell'EmIlia Romagna la protesta contro il governo per il taglio graduale del fondo per il pluralismo e l'innovazione dell'informazione ( dal blog di Franco Abruzzo)

EDITORIA. BOLOGNA. Con una votazione a maggioranza, l'assemblea legislativa dell'Emilia Romagna ha chiesto alla Giunta di intervenire sul governo affinché riveda la scelta di procedere al graduale taglio del Fondo per il pluralismo e l'innovazione dell'informazione a partire dal 1° gennaio 2020. Una scelta che colpisce in particolare le testate editoriali locali e le cooperative di giornalisti, mettendo a rischio migliaia di posti di lavoro. L'INTERVENTO DI LIA MONTALTI (Pd). LA RISPOSTA DI ANDREA BERTANI DEI CINQUE STELLE. GLI INTERVENTI DEI CONSIGLIERI REGIONALI Giancarlo Tagliaferri di Fratelli d'Italia, Silvia Prodi (Misto), Nadia Rossi(Pd), Gianni Bessi (Pd), Luca Sassi (Misto) e Igor Taruffi (Si). Interessati 54 testate generaliste, per lo più locali, 121 settimanali, in gran parte radicati sul territorio, 87 periodici per gli italiani all'estero, 33 testate per non vedenti e 10 giornali di associazioni di consumatori. Nelle 305 testate presenti 10mila occupati (a vario titolo).

Bologna, 1 aprile 2019 - Con una votazione a maggioranza, l'assemblea legislativa dell'Emilia Romagna ha chiesto alla Giunta di intervenire sul governo affinche' riveda la scelta di procedere al graduale taglio del Fondo per il pluralismo e l'innovazione dell'informazione a partire dal 1° gennaio 2020. Una scelta che colpisce in particolare le testate editoriali locali e le cooperative di giornalisti, mettendo a rischio migliaia di posti di lavoro, e compromette il pluralismo e la qualita' dell'informazione, fondamentale presidio di democrazia e liberta'. Prima firmataria della richiesta Lia Montalti del PD e a quella dei dem e' stata abbinata anche una risoluzione di Andrea Bertani (M5s), della quale e' stato approvato il solo impegno, richiesto all'esecutivo regionale, di 'sollecitare Confindustria, editore del Sole 24 ore, a scongiurare la chiusura del centro stampa di Fossatone di Medicina, nel bolognese, che avrebbe riflessi negativi sui lavoratori occupati'.


Lia Montalti (Pd) ha spiegato che il progressivo azzeramento del Fondo per l'editoria rischia di colpire in modo irreversibile le testate editoriali locali e le cooperative di giornalisti, in quanto il Fondo statale 'non e' destinato ai grandi gruppi, ma a 54 testate generaliste, per lo piu' locali, 121 settimanali, in gran parte radicati sul territorio, 87 periodici per gli italiani all'estero, 33 testate per non vedenti e 10 giornali di associazioni di consumatori'. 'Quando in gioco c'e' la liberta' di informazione, c'e' in gioco un pezzo fondamentale della nostra democrazia. La decisione scellerata del Governo di ridurre in maniera drastica il fondo editoria, scelta confermata dalla Legge di Bilancio 2019 - afferma Montalti - andra' a colpire non le grandi testate nazionali, bensi' 305 testate, perlopiu' locali, che rappresentano un patrimonio per tutta la comunita' sia dal punto di vista dell'occupazione - parliamo di 10.000 posti di lavoro - sia per quel che riguarda la pluralita' delle voci. Le testate locali garantiscono infatti una capillare informazione di prossimita', vicina ai territori e ai cittadini, raccontando e documentando la vita quotidiana della comunita''.


Lunedi' 25 marzo a Roma si sono tenuti gli Stati generali dell'editoria voluti dal sottosegretario Crimi. 'Come Regione Emilia-Romagna - sottolinea Montalti - abbiamo fatto una scelta diversa. Infatti, con la Legge regionale sull'editoria locale approvata nel 2017 abbiamo cercato di fare la nostra parte proprio per sostenere lo sviluppo e la crescita del sistema diffuso dell'informazione, in particolare mettendo in campo interventi a sostegno dell'occupazione di qualita' e di contrasto alla precarizzazione del lavoro giornalistico. La liberta' di informazione - conclude Montalti - e' un valore fondamentale della democrazia che viene tutelato anche dalla nostra Costituzione all'articolo 21. E' necessario rendere sempre piu' forte questa battaglia di liberta' in ogni sede. In gioco c'e' la liberta' di informazione che e' fatta di tanti professionisti, tante realta' locali che liberamente cercano, giorno dopo giorno, di raccontare la nostra realta' riflettendo e facendo, attraverso l'informazione di qualita', un servizio per la collettivita''.


Pronta la replica di Andrea Bertani (M5s): 'Negli ultimi 15 anni lo Stato ha riconosciuto all'editoria contributi pubblici per oltre 4 miliardi di euro. Nonostante cio' si sono moltiplicate le aziende in crisi, lettori in fuga, giornalisti sottopagati e senza tutele, fake news anche sui media tradizionali, difficolta' ad adeguarsi alla comunicazione che cambia, edicole che chiudono al ritmo di 3 al giorno. Per questo limitarsi a difendere i contributi pubblici ai giornali, così come fa il Pd in Emilia-Romagna, e' certamente sbagliato perche' non contribuisce a risolvere i problemi che ormai da piu' di un decennio stanno attraversando il mondo dell'informazione, anche nella nostra regione. Per questo la risoluzione approvata in Assemblea e' totalmente inutile e la dimostrazione sta proprio nel fatto che anche i fondi messi a disposizione da PD e Regione per giornali, radio e TV resteranno in gran parte inutilizzati. Segnale che evidentemente il sistema dell'informazione,soprattutto quello locale, ha bisogno di ben altro per sopravvivere e rinnovarsi. In ogni caso i tagli di cui parla il PD non toccheranno i piccoli giornali, che per tre anni non vedranno ridursi di un centesimo il loro contributo, ma soltanto coloro che percepivano ogni anno milioni di euro dallo Stato, creando così un'evidente concorrenza sleale all'interno di un mondo con tante e troppe difficolta''.


'Forse in passato c'e' stato un ricorso esagerato dei contributi pubblici all'editoria, ma il rischio ora e' magari l'esagerazione in senso opposto. Azzerare il fondo pubblico per l'editoria significa lasciare l'informazione totalmente in mano alla finanza, quindi a chi detiene il potere economico, dunque probabilmente legare la stampa esclusivamente alle logiche di mercato, togliendo forse anche quel diritto sancito dalla nostra Costituzione all'art.21. In fondo e' una questione simile all'annoso problema degli stipendi ai parlamentari, o dei costi dei partiti in un sistema di democrazia partitica, ridimensionarli e' doveroso ma annullarli significherebbe permettere di fare politica solo ai ricchi, con un passo indietro di circa 200 anni. Oggi quando si parla di date soldi a qualcuno e' facile diventare impopolari agli occhi dei cittadini, ma occorrerebbe comprendere anche che risparmiare sulla democrazia non e' spesso un buon affare per nessuno. Non bisogna cedere al tentativo di tenere in vita cadaveri eccellenti, o sostenere vecchi clientelismi ideologici, ma serve anche garantire all'informazione espressioni in qualche modo anche libere dalle logiche di mercato. Forse piu' opportuno sarebbe trovare il giusto compromesso tra un sistema democratico che ha dei costi necessari e un assistenzialismo fuori luogo, soprattutto in tempi di crisi'.


Per Silvia Prodi (Misto) "nella discussione riguardante la risoluzione a prima firma Montalti sostanzialmente a favore del sostegno pubblico all'editoria, sono intervenuta per rimarcare che all'apertura degli stati generali dell'editoria il sottosegretario Crimi in realta' ha da subito detto di voler cancellare esperienze come quella del 'il manifesto', quindi scagliandosi contro chi invece ha dipendenti professionisti, assunti a contratto indeterminato. Ho detto che e' la qualita' contrattuale e professionale dei giornalisti che bisogna avere a cuore, perche' per fare informazione di qualita' occorrono professionisti con una situazione occupazionale stabile, non precari che si arrabattano per 5 euro al pezzo (testuale). Gian Luca Sassi (Misto) durante il suo intervento ha detto che bisogna guardare 'la qualita' dell'operato' dei giornalisti, io gli ho replicato che assolutamente no, la stampa e' libera, esistono altre sedi per far valere i propri diritti, non 'vendicarsi' contro le testate. ho anche difeso radio radicale'. Nadia Rossi (Pd), nel ricordare come la Regione abbia approvato una legge per sostenere l'editoria locale, al contrario del governo che la penalizza, ha assicurato l'impegno della maggioranza di centrosinistra a favore dei lavoratori del centro stampa del Sole 24 ore. 'L'azzeramento del contributo pubblico- ha rimarcato la consigliera- non sara' indolore, dato che comportera' la chiusura di una testa radiofonica storica e che fa servizio pubblico come Radio Radicale'. Le fa eco Gianni Bessi (Pd), che paventa la chiusura di numerose testate giornalistiche locali, con conseguente dispersione di un patrimonio di professionalita' che in molti casi, oltre a raccontare la vita delle comunita', 'hanno contribuito con inchieste complesse a incidere sulla realta' del paese'. Sassi, nel ribadire la propria posizione a favore dell'abolizione del Fondo per l'editoria e dell'Ordine dei giornalisti, ha invocato una riforma del lavoro giornalistico che coniughi la massima liberta' nell'accesso alla professione con la piu' elevata tutela del lavoro. 'La professionalita' dei giornalisti- ha concluso- non sempre e' indice di informazione di qualita', per questo e' necessario affrontare il tema di come tutelare l'opinione pubbliche dai giornalisti che fanno disinformazione'. Infine Igor Taruffi (Si) torna sul tema del lavoro giornalistico: 'il tema delle tipologie contrattuali e' cruciale, perche' incide sulla qualita' dell'informazione'. (ITALPRESS)

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