Bufera a Livorno: si dimette assessore cultura. Sindaco: “Parole estremamente gravi”.
Bufera a Livorno. Si è dimesso giovedì 10 ottobre l’assessore alla cultura Simone Lenzi, al centro di forti polemiche prima per il tweet rivolto a ‘Il Fatto Quotidiano’, definito “fogna, laboratorio abiezione morale”. Poi con un altro tweet che ha scatenato l’ira di Arcigay Livorno: “Alla Biennale di Venezia ci tengono a farci sapere che la donna quintessenziale ha la minchia. E no, non è che siamo borghesi scandalizzati. Siamo borghesi annoiati a morte da questo lavaggio del cervello, da questa prevedibilità, da questa predica continua”.
Il sindaco di Livorno Luca Salvetti mantiene le deleghe dell’ormai ex assessore Lenzi. Vale a dire Cultura, Biblioteche e musei, Fondazione Goldoni, Toponomastica, Relazioni internazionali, Tavolo delle religioni e della laicità, Affari legali.
Deleghe che dunque Salvetti tiene per sé “e al momento penso che la situazione si protrarrà nel tempo”.
Simone Lenzi era stato chiamato in giunta dal sindaco Salvetti, rieletto alle amministrative 2024, anche nella precedente legislatura.
Sindaco Luca Salvetti: “L’intera giunta hanno in queste ore dovuto affrontare quello che possiamo definire senza ombra di dubbio il primo vero momento di “disarmonia” della squadra di governo di questa città dal 2019 ad oggi. I post pubblicati da Simone Lenzi, che hanno giustamente provocato le reazioni e le prese di posizione del mondo Lgbtqia+ e di altre componenti cittadine, sono stati per tutti noi un fulmine a ciel sereno che ci ha disorientato e amareggiato. Questa amministrazione non può ritenere ammissibile che si affrontino questi temi con termini che mettano in discussione i valori che da sempre hanno contraddistinto il nostro impegno e le nostre azioni. Conosco l’assessore Lenzi personalmente e ancor più ne conosco l’orientamento politico e il suo pensiero sui grandi temi sociali. E’ per questo che sono rimasto sbalordito per le sue esternazioni sul tema dell’identità di genere. Stupito per il fatto di non avergli mai sentito utilizzare quei termini, né in pubblico né in privato e, ancor di più, perchè l’ho sempre sentito partecipe all’azione dell’amministrazione su questi temi. Mai un distinguo nè politico nè ideale sulle politiche da noi avviate e consolidate”.
Poi Salvetti: “Le parole usate nel suo profilo social sono comunque estremamente gravi e sono difficilmente accettabili giustificazioni. Guardando al lato umano insieme agli assessori ho seguito la conferenza stampa di ieri, le scuse personali e il tentativo di chiarire il significato degli interventi social. Poi stamani ho incontrato nuovamente l’assessore per valutare il quadro complessivo determinatosi dopo la conferenza stampa. Le dimissioni sono apparse per il sottoscritto l’unica strada percorribile. Una decisione che ritengo opportuna anche nel rispetto della politica e degli ideali che la mia giunta ha difeso e sostenuto in questi anni con atti chiari e inequivocabili.
La politica ha regole ben precise e ad ogni azione corrisponde una reazione del tutto prevedibile e inevitabile, almeno per noi che facciamo di certi principi non una occasionale bandiera politica ma un chiaro principio ispiratore dell’azione di governo. La vita e il rapporto umano hanno altre regole che io continuerò a seguire, ma questa è cosa che intendo riservare alla sfera privata che non può e non deve intrecciarsi con quella istituzionale e amministrativa”.
Nella lettera di dimissioni, Simone Lenzi ringrazia il sindaco “per l’opportunità che mi hai dato in questi anni di servire la mia città”.
“Allo stesso tempo, mi scuso con te e con i colleghi della giunta per il fastidio che vi ho arrecato in questi giorni: l’ho già fatto pubblicamente, lo faccio qui di nuovo, dal profondo del cuore.
Poi Lenzi: “Tempo per le spiegazioni infatti non c’è stato, perché non mi è stato dato. Per questo, vengo subito alla sostanza politica delle mie dimissioni: mi dimetto perché alla sinistra, che avevo visto sin qui come la roccaforte di ogni libertà, la libertà più autentica non interessa affatto. Essendo piuttosto il narcisismo etico l’unica molla ormai capace di muoverne i riflessi condizionati, capisco bene che l’unica cosa importante davvero per tutti voi sia adesso posizionarsi, quanto più in fretta possibile, dalla parte dei giusti e dei buoni. Per essere giusti e buoni davvero,magari, avrete altre occasioni in futuro: ve lo auguro di cuore, insieme all’augurio che vi faccio di continuare a ottenere il meglio per la città.
Rigetto però con forza e rispedisco al mittente l’accusa ridicola di omofobia, di transfobia e di qualunque altra fobia, perché, sia chiaro, io non ho paura di nulla. Soprattutto di nessuna sacrosanta libertà umana, a partire da quella di esprimere la propria sessualità come meglio si crede, nel rispetto di tutti. E se non sono bastate tutte le delibere che ho convintamente votato, in questi anni, in favore della comunità LGBTQ+, allora ancora più volentieri firmo le mie dimissioni, perché, alla fine della giostra, la mia libertà di espressione e di pensiero non si inginocchierà mai sull’altare di questa ipocrisia”.
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