Incentivi per chi resta al lavoro, una spinta alla previdenza integrativa e più soldi sui trattamenti minimi. Accantonata per ragioni di bilancio l'idea di favorire gli esodi anticipati, il capitolo previdenziale della manovra ruota adesso su meccanismi che possano spingere i lavoratori a restare in ufficio e in fabbrica oltre i termini della legge Fornero rendendo più conveniente rinviare la pensione. Il cosiddetto Bonus Maroni che consente a chi ha i requisiti per la pensione anticipata di chiedere di avere in busta paga i contributi a carico del lavoratore (il 9,19% della retribuzione) rinunciando all'accredito sul proprio montante contributivo, non ha funzionato perché non conveniente dal punto di vista fiscale. Nel 2024 è stata usata da poche centinaia di persone. Così il governo ragiona quindi sull'esenzione fiscale per questo bonus o su una riduzione della tassazione sulla base di quanto avviene per gli aumenti salariali previsti dalla contrattazione di secondo livello. Ma non è escluso che possa essere introdotto un accredito figurativo per l'importo previsto dal bonus e che questo sia esteso anche per chi ha i requisiti per la pensione anticipata indipendente dall'età, ovvero ha maturato 42 anni e 10 mesi di contributi. Una possibilità che, però, necessita di risorse.
Tfr e previdenza integrativa
Sempre sul fronte previdenziale si studia l'adozione di un nuovo semestre di silenzio assenso per il conferimento del Tfr alla previdenza integrativa. Ciò varrà non solo per i nuovi assunti ma anche per coloro che sono già occupati che qualora non avessero già conferito il Tfr maturando ai fondi e non volessero farlo dovranno dirlo esplicitamente. Si lavora inoltre sulla possibilità per i lavoratori pubblici che hanno compiuto 65 anni e hanno 42 anni e 10 mesi di contributi di restare in servizio su base volontaria.
Opzione donna e Quota 103
Su altri fronti dovrebbero così essere confermate le misure Ape sociale, Opzione donna e Quota 103 ma con le regole restrittive introdotte l'anno scorso. Per Quota 103 dovrebbe essere confermato il ricalcolo contributivo dell'intera pensione per chi decide di accedervi e il tetto massimo all'assegno che si percepisce fino all'arrivo all'età di vecchiaia (2.394 euro al mese quest'anno) oltre all'allungamento delle finestre a sette mesi per il privato e nove per il pubblico. La stretta ha dissuaso la gran parte delle persone che hanno raggiunto i requisiti nell'anno che quindi hanno scelto di continuare a lavorare e aspettare di raggiungere i 42 anni e 10 mesi di contributi che consentono di andare in pensione anticipata senza ricalcolo della pensione interamente con il sistema contributivo.
Assegni minimi
Palazzo Chigi lavora infine anche ad un intervento sulle pensioni minime per tentare di portarle oltre i 621 euro. In pratica le pensioni minime, che dal 2024 sono pari a 614,77 euro, dovrebbero non solo vedere prorogato l'incremento che avrebbe dovuto essere transitorio e scadere alla fine dell'anno e recuperare l'inflazione, al momento intorno all'1%, arrivando così a 621 euro, ma salire oltre questa cifra. L'anno scorso per l'incremento supplementare di questi assegni del 2,7% furono stanziati 379 milioni. I trattamenti che potrebbero essere coinvolti dovrebbero essere poco meno di 1,8 milioni. Una misura non così impegnativa sul fronte economico ma che darebbe comunque il senso di un segnale d'attenzione sul sempre caldissimo fronte delle pensioni, all'esterno e agli alleati di governo.
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